Museo del Novecento e Fondazione Furla presentano
SIMONE FORTI
To Play the Flute
21, 22 e 23 settembre 2017
Sala Fontana, Museo del Novecento, Milano
Primo appuntamento di FURLA SERIES #01
Time after Time, Space after Space
A cura di Bruna Roccasalva e Vincenzo de Bellis
Museo del Novecento e Fondazione Furla presentano Simone Forti. To Play the Flute, una selezione di performance dell’artista, coreografa e performer italoamericana che per tre giorni animerà la Sala Fontana del Museo del Novecento.
Simone Forti. To Play the Flute è il primo appuntamento di Furla Series #01 – Time after Time, Space after Space, un programma dedicato alla performance che, attraverso cinque focus su altrettanti artisti di generazioni e provenienze differenti, presenterà una pluralità di approcci a questa forma espressiva.
Simone Forti è da oltre cinquant’anni una delle figure di riferimento della danza postmoderna. Dai movimenti minimali e prosaici dei suoi primi lavori, alle improvvisazioni che coniugano parola e movimento, la sua ricerca ha profondamente influenzato la danza e le pratiche performative contemporanee.
To Play the Flute consiste nel reenactment di quattro performance storiche che rappresentano tappe fondamentali nel percorso artistico di Simone Forti: da Huddle e Censor (entrambe del 1961) fino a Cloths (1967) e Sleepwalkers (1968), la selezione restituisce alcuni degli elementi chiave che contraddistinguono il suo approccio alla performance, come la combinazione di azioni e oggetti e il ruolo fondamentale del suono.
È in particolare con le celebri Dance Constructions – oggi parte della collezione permanente del Museum of Modern Art di New York – che Simone Forti si afferma sulla scena artistica degli anni Sessanta come innovatrice e sperimentatrice del linguaggio del corpo. Presentate per la prima volta nel 1961 come parte delle Five Dance Constructions and Some Other Things durante una serie di eventi organizzati da La Monte Young nello studio di Yoko Ono a New York, queste performance ripensano la relazione tra corpo e oggetto, movimento e scultura, rispetto delle regole e improvvisazione. Si tratta di azioni costituite da movimenti semplici o dall’interazione con oggetti, in cui l’espressione personale e l’improvvisazione vengono sempre precluse dagli sforzi richiesti per svolgere determinati movimenti o seguire delle regole.
Lavoro tra i più noti di questa serie, Huddle consiste nel gesto collettivo di un gruppo di persone che, strette le une alle altre, creano una sola entità strutturale. Un insieme disuniforme di braccia, gambe, busti e teste prende forma sotto gli occhi degli spettatori, diventando una scultura fatta di corpi che ad uno ad uno scalano questa massa per poi rientrare a farne parte.
Presentato nel 1961 all’interno dello stesso contesto, Censor è invece uno scontro tra suoni: una pentola piena di chiodi viene scossa vigorosamente mentre una canzone è intonata ad alta voce, un’estenuante competizione acustica che all’interno di To Play the Flute viene ripetuta più volte fungendo da intermezzo tra una performance e l’altra.
In Cloths, realizzata per la prima volta nel 1967 alla School of Visual Arts di New York, tre tele nere occupano lo spazio celando altrettanti performer che rovesciano su di esse una serie di drappi a formare una stratificazione di superfici colorate, mentre cantano sovrapponendo le loro voci a brani preregistrati di altre canzoni. Il corpo scompare per lasciare completamente la scena a due elementi fondamentali nella ricerca dell’artista: il movimento – in questo caso quello dei tessuti – e la musica.
Infine Sleepwalkers, a Milano interpretato dalla performer e danzatrice Claire Filmon, è uno dei lavori più noti di Simone Forti ed è legato alla sua esperienza in Italia negli anni Sessanta. La performance fu infatti eseguita per la prima volta alla Galleria L’Attico di Roma nel 1968, dopo che l’artista trascorse giorni a osservare e disegnare la fauna dello zoo della città. Il risultato è un lavoro meditativo, basato sui comportamenti abituali che gli animali sviluppano in risposta all’ambiente confinato in cui si trovano, restituiti nell’azione performativa tramite movimenti minimi che indagano il complicato equilibrio tra restrizione e libertà.
Performer: Claire Filmon con Barbara Boiocchi, Rossana Bossini, Martina Brembati, Camilla De Siati, Diego Giannettoni, Leonardo Maietto, Carolina Mancini, Jacopo Martinotti, Luna Paese, Marco Resta, Floida Skraqi.
La programmazione di Time after Time, Space after Space include altri quattro appuntamenti con artisti internazionali che si alterneranno a cadenza bimestrale: Alexandra Bachzetsis (novembre 2017), Adelita Husni-Bey (gennaio 2018), Paulina Olowska (marzo 2018) e Christian Marclay (aprile 2018).
Il progetto prevede inoltre, a partire dal mese di settembre, un ricco calendario di workshop, laboratori, conferenze e visite guidate.
Simone Forti. To Play the Flute
21-22-23 settembre 2017
Sala Fontana, Museo del Novecento
Orari: primo ingresso ore 18.30, con inizio performance ore 19.00; secondo ingresso ore 20.00 con inizio performance ore 20.30
Ingresso libero fino a esaurimento posti
Per informazioni:
C.Museo900@comune.milano.it
info@fondazionefurla.org
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www.fondazionefurla.org | Facebook: fondazionefurla |Instagram: fondazionefurla
Museo del Novecento and Fondazione Furla
present
SIMONE FORTI
To Play the Flute
September 21, 22, and 23, 2017
Sala Fontana, Museo del Novecento, Milan
In the framework of FURLA SERIES #01
Time after Time, Space after Space
Curated by Bruna Roccasalva and Vincenzo de Bellis
Museo del Novecento and Fondazione Furla present Simone Forti: To Play the Flute, a selection of performances by this Italian-born American artist, choreographer and dancer that will fill the Museo del Novecento’s Sala Fontana with sound and movement for three days.
Simone Forti: To Play the Flute is the first event in Furla Series #01 – Time after Time, Space after Space, a performance-centered program that will feature five events by five artists of different generations and backgrounds, to show a range of approaches to this form of expression.
For over fifty years, Simone Forti has been a leading figure in postmodern dance. From the simple, minimalist movements of her early pieces, to improvisations joining words to movement, her work has profoundly influenced contemporary dance and performance practices.
To Play the Flute is a reenactment of four historic performances that mark fundamental points in Forti’s career: Huddle and Censor (both from 1961), Cloths (1967) and Sleepwalkers (1968). This selection highlights her approach to the interplay of actions and objects, and the key role assigned to sound.
It was with her famous Dance Constructions—now in the permanent collection of the Museum of Modern Art in New York—that Simone Forti built a reputation in the 1960s art world for innovative experimentation with the language of movement. Presented for the first time in 1961 as part of Five Dance Constructions and Some Other Things, in a series of events that La Monte Young organized at Yoko Ono’s New York studio, the performances completely rethink the relationship between body and object, movement and sculpture, rules and improvisation. Based on everyday movements or interactions with objects, these are pieces in which personal expression and improvisation are always hampered by the effort required to carry out a given physical task or follow certain rules.
In one of the best-known works from this series, Huddle, a group of people performs the title gesture. Together, they form a single structural entity, an uneven cluster of arms, legs, torsos and heads that takes shape before the viewers’ eyes, like a sculpture made of bodies taking turns at climbing over and rejoining the mass.
First presented in 1961 as part of the same event, Censor is instead a clash between sounds: a pan full of nails is energetically rattled as a song is sung. In To Play the Flute, this unnerving acoustic composition is repeated more than once, serving as an intermezzo between performances.
In Cloths, performed for the first time in 1967 at the School of Visual Arts in New York, the human body disappears, giving the stage completely over to those fundamental elements of Forti’s practice: movement—in this case, the movement of cloth being thrown—and music. Three black canvases attached to frames occupy the space, concealing performers who progressively toss pieces of fabric over the frames to form colored layers, while singing over pre-recorded tracks of other songs.
Lastly, Sleepwalkers, here performed by dancer Claire Filmon, is one of Forti’s best-known works, and stems from the artist’s time in Italy in the 1960s. The piece was performed for the first time in 1968 at Galleria L’Attico in Rome, as the culmination of days spent watching and sketching the fauna in the city zoo. The result is a meditative work based on the habits that animals develop in response to confinement, conveyed in the performance through pared-down movements that explore the complicated balance between restriction and freedom.
Performers: Claire Filmon with Barbara Boiocchi, Rossana Bossini, Martina Brembati, Camilla De Siati, Diego Giannettoni, Leonardo Maietto, Carolina Mancini, Jacopo Martinotti, Luna Paese, Marco Resta, Floida Skraqi.
The program for Time after Time, Space after Space will include four more events featuring artists from around the world, at bimonthly intervals: Alexandra Bachzetsis (November 2017), Adelita Husni-Bey (January 2018), Paulina Olowska (March 2018), and Christian Marclay (April 2018).
Starting from September, the project will also include a rich calendar of parallel activities, such as workshops, talks and guided tours.
Simone Forti: To Play the Flute
September 21-22-23, 2017
Sala Fontana, Museo del Novecento, Milan
Times: first group admitted at 6:30 PM with performance starting at 7; second group admitted at 8 PM with performance beginning at 8:30.
Admission free, but room capacity is limited
For more information, please contact:
C.Museo900@comune.milano.it
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