Around the World: Slovenia Auditorium di Milano

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Around the World: Slovenia

laVerdi esegue le musiche dei Paesi di Expo 2015:

2° appuntamento lunedì 22 giugno all’Auditorium

Lunedì 22 giugno (ore 20.30), all’Auditorium di Milano in largo Mahler, secondo  appuntamento con Around the World, la rassegna musicale pensata e realizzata per l’Esposizione universale milanese. L’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, diretta da Francesco Maria Colombo, prosegue il viaggio musicale attorno al mondo, con il concerto dedicato alla Slovenia, giovane Paese confinante con l’Italia, ricco di cultura e di tradizione musicale. E proprio sotto il profilo musicale, non saranno poche le sorprese  che attendono il pubblico dell’Auditorium, a cominciare dall’esecuzione di un brano di un compositore “sloveno” a posteriori, come Giuseppe Tartini da Pirano, uno dei massimi esponenti del barocco, nato nel 1692 appunto nella splendida cittadina istriana, allora appartenente a Venezia e oggi in territorio sloveno.  L’evento è patrocinato dal Consolato della Repubblica di Slovenia a Milano.

Questo il programma: Tartini (Sinfonia per archi in Re maggiore), Lipovšek (Seconda Suite per archi), Škerjanc (Concerto per arpa e orchestra) – con la solista Elena Piva, prima arpa de laVerdi -, Arnič (Uvertura h komični operi op. 11 – Ouverture a un’opera comica).

(Biglietti euro 15,00/9,00; info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler, orari apertura: mar – dom ore 14.30 – 19.00, tel. 02.83389401/2/3; biglietteria via Clerici 3 (Cordusio), orari apertura: lun – ven ore 10.00 – 19.00, sab ore 14.00 – 19.00, tel. 02.83389.334; on line www.laverdi.org o www.vivaticket.it ).

 

 

Introduzione al programma, brano per brano, di Enzo Beacco

La Slovenia nasce come stato sovrano e indipendente soltanto nel 1991. È il primo territorio che si stacca dalla Repubblica di Jugoslavia. Non è un atto indolore. C’è guerra vera, anche se dura soltanto dieci giorni. Lo scontro è con l’esercito comandato dal presidente federale, il serbo Slobodan Miloševiċ.  Nello stesso anno segue la secessione della Croazia. Subito esplodono le tragiche pulizie etniche che sconvolgeranno Bosnia e Erzegovina a metà anni Novanta e che tuttora sono stampate nella nostra memoria.

Prima del 1991, l’attuale Slovenia ha sempre avuto confini variabili ed è sempre stata parte di altre entità territoriali. Gli antichi romani l’avevano inclusa in tre provincie distinte: Italia, Norico e Pannonia. Nei secoli V e seguenti passa Attila con i suoi Unni, arrivano Longobardi e Bizantini, si fermano gli Avari poi scacciati da altre tribù slave.  Piombano i Franchi di Carlomagno, continuano le incursioni degli Ungari, c’è l’annessione al regno di Boemia. La stabilità giunge nel 1335 quando l’intera regione diventa parte dell’impero asburgico. Non mancano però le invasioni dei Turchi ottomani mentre l’accesso al mare è controllato dalla Serenissima Repubblica di Venezia. Napoleone disegna nuove frontiere. Gli Asburgo rioccupano nel 1815. Il Regno d’Italia vince la Grande guerra e si prende l’occidente sloveno, riconquistato nel 1945 dai comunisti jugoslavi di Tito. E siamo ai nostri giorni, con i confini della piccola Slovenia che a Nord hanno alemanni, a est magiari, a sud croati, a est italiani.

 

Tanto movimento politico e sociale ha ovvia influenza sulla cultura tutta della Slovenia e sulla musica in particolare. Il programma di stasera illustra bene il carattere multietnico degli autori presentati. Conta, ovviamente, lo jus solis, sia pure con efficacia retroattiva. Infatti, Giuseppe Tartini avrebbe difficoltà a considerarsi sloveno. Nasce a Pirano d’Istria, città sull’Adriatico e veneziana come poche. Passa l’intera sua vita girovagando per l’Italia con base stabile a Padova. È figura europea, anche grazie a una puntata triennale a Praga e ai tanti contatti con la Parigi degli enciclopedisti e con la Prussia del re flautista Federico II. Per il violino, del quale è virtuoso sublime, compone centinaia di concerti e sonate, fra le quali è celeberrima quella detta Trillo del Diavolo. Troviamo nel suo catalogo anche alcune sinfonie per archi e basso continuo. La datazione è difficile. Lo stile ricorda l’antico Corelli e il predecessore Vivaldi. Qualche altro segno suggerisce la metà del Settecento, nel tempo in cui il genere si sta formando alla scuola milanese di Sammartini, a quella boema di Stamitz (nella città tedesca di Mannheim), a quella austriaca di Haydn. In un vero crogiolo multietnico e senza frontiere.

 

Unico fra gli autori in programma ad aver visto realizzarsi la nazione slovena, Marijan Lipovšek nasce e compie i primi studi nella futura capitale Lubiana. Però dal 1932 si perfeziona al conservatorio della boema Praga con due maestri molto diversi fra loro. Uno è Josef Suk, famoso violinista e autore molto legato alla tradizione romantica di Dvořák e Brahms. L’altro è Alois Hába, lo sperimentatore di musica microtonale basata su scale per quarti e sesti di tono. Nel 1939 studia anche a Roma con Alfredo Casella. Impara dunque a destreggiarsi fra accademia e modernismo, fra Ottocento e Novecento. Sceglie tuttavia un linguaggio neoclassico senza rotture armoniche, con qualche punta di espressionismo negli ultimi anni e un sempre presente vigore ritmico. La seconda suite per archi che ascolteremo è datata 1951 e ben rappresenta il suo stile piacevole ed eclettico.  Come è la sua vasta produzione, fatta di altre due suite, una sinfonia, poemi sinfonici, concerti e pezzi vari per orchestra; oltre a musica vocale, strumentale da camera. Varia è anche la sua vita. Stabile a Lubiana come docente al conservatorio, è pure concertista di pianoforte, saggista, alpinista, fotografo.

 

Figura centrale nella musica slovena di metà Novecento, ha vera formazione internazionale anche Lucijan Marija Škerjanc. Nato a Graz (cioè nella Stiria settentrionale, ora austriaca), inizia gli studi musicali a Lubiana e li completa a Praga, poi a Vienna, infine a Parigi e Basilea. Non sorprendono i suoi legami con l’Ottocento romantico, con l’espressionismo viennese, l’impressionismo francese, la dodecafonia schönberghiana. Cerca tuttavia, fin dai precoci esordi, di trovare radici slovene, tanto che a vent’anni già pubblica una collezione di canti popolari. Nella vasta produzione successiva si mantiene entro i confini di una cauta modernità, coltivando i generi di sempre: sette sinfonie, poemi sinfonici, suite, ouverture per orchestre di vario organico; concerti per violino, pianoforte, flauto, clarinetto, arpa; tanta musica da camera, per pianoforte, per voce.  Assieme al ciclo orchestrale Gazele, il Concerto per arpa e orchestra che ascolteremo stasera è un suo pezzo tuttora in repertorio (almeno in Slovenia). Škerbianc si rivela abilissimo nel valorizzare i timbri dell’arpa, lasciandola libera di cantare e volteggiare accanto a un’orchestra delicata e mai opprimente, di rado sovrapposta, che mai alza la voce, semmai lascia emergere soffici melodie di flauto. La data di composizione è 1951.

 

Perfetto coetaneo di Škerjanc, Blaž Arnič è il quarto autore in programma. Nasce in un piccolo paese della Stiria meridionale (ora slovena). Anche lui studia a Lubiana e si perfeziona all’estero, a Vienna, Varsavia, Parigi. Diventa insegnante, prima in periferia poi nella capitale. Vive in modo drammatico la tragedia della guerra. Da partigiano comunista è deportato dai nazisti a Dachau. Da cittadino militante è espulso dai compagni nel tempo della guerra fredda. Ne esce distrutto nel fisico eppure convinto del valore, anche educativo, della sua musica. Adotta un linguaggio moderno, legato però ai valori tardo-romantici e lontano dalle dissonanze espressioniste, attento ai richiami del canto popolare slavo e sempre ordinato nella forma. Il suo catalogo è molto ampio, imperniato su ben nove sinfonie, con accanto poemi sinfonici, cantate e pezzi vocali di varia natura, tanta musica da camera e per pianoforte. C’è pure musica da film. Però mancano lavori teatrali. Troviamo soltanto la bella Ouverture per un’opera comica op. 31: composizione giovanile, scritta nel 1931 in vista (forse) di un progetto che non si è realizzato.

 

La rassegna, di Francesco Maria Colombo

Expo 2015 fa di Milano il crocevia di tutte le culture mondiali: ciascuna con la sua individualità e con il desiderio di trovare una lingua comune che renda possibile l’incontro e lo scambio. Questo linguaggio universale è la musica: la musica in una precisa fase della sua evoluzione, dall’inizio dell’Ottocento a oggi, in cui il lessico usato in tutto il mondo ha rappresentato una base d’intesa.

Le musiche composte in Messico e in Francia nel 1920, per fare un esempio, sono molto diverse fra di loro: ma sono scritte usando lo stesso vocabolario.

La rassegna Around the World – in  programma all’Auditorium di Milano dal 13 giugno al 24 ottobre 2015, progettata appositamente per l’esposizione universale – ha questo fine: mostrare come la musica delle culture più lontane abbia una base comune, che renda tutti gli autori presentati “comprensibili” e capaci di coinvolgere la nostra intelligenza e il nostro cuore. E al tempo stesso abbia un’infinita capacità di metamorfosi, un’infinita gamma di colori associata al tema delle Nazioni.

Si danza in Brasile e in Ungheria: ma si danza su musiche diverse, con movenze diverse, con ritmi diversi, con significati diversi. Perché una determinata danza è brasiliana e un’altra è ungherese? Attraverso questo ciclo lo scopriremo.

Quattordici Nazioni, più di cinquanta partiture per altrettanti compositori, un repertorio che include brani famosissimi come l’Ouverture del Guglielmo Tell di Rossini e sconosciutissimi come l’Inno a Venere di Magnard. La musica si alterna alla narrazione, all’analisi live con l’orchestra, agli esempi tratti dalle altre arti, ai confronti, alle similitudini e alle differenze. Il denominatore comune è la qualità artistica delle opere presentate: ma i mondi che esploreremo sono tanti, multiformi, avventurosi. Tanti mondi quanto è grande il mondo.

 

Biografie

Francesco Maria Colombo, direttore. È attivo nel repertorio lirico e sinfonico in Italia, Germania, Spagna, Portogallo, Grecia, Ungheria, Repubblica Ceca, Bulgaria, Ucraina, Albania, Corea del Sud, Giappone, Stati Uniti, Messico, Argentina e Brasile. Recentemente ha diritto La fille du Régiment di Donizetti a Rio de Janeiro, e il suo prossimo impegno operistico è Nabucco di Verdi all’Opéra de Montréal (settembre 2014), dove torna dopo aver diretto negli anni scorsi due acclamate produzioni di Roberto Devereux di Donizetti e del Trovatore di Verdi. Nello scorso luglio ha diretto a Kiev il Gala Italia con la Filarmonica Nazionale dell’Ucraina, nell’occasione della presidenza italiana del Consiglio d’Europa.

Gian Carlo Menotti è stato uno dei grandi mentori di FMC: nel 2001 lo ha invitato a dirigere il concerto in piazza di Spoleto Festival, trasmesso in diretta dalla Rai, e nel 2002 lo ha richiamato per debuttare nell’opera, con The Telephone e the Medium, per la regia del compositore stesso. L’altro mentore è stata Renata Scotto, con la quale FMC ha debuttato in concerto, come pianista e come direttore, dopo aver completato i suoi studi in direzione d’orchestra con Mario Gusella e Donato Renzetti, partecipando anche a masterclass tenute da Franco Ferrara e Carlo Maria Giulini.

Come direttore d’opera, FMC ha stabilito rapporti continuativi, fra l’altro, con la Minnesota Opera per un ciclo dedicato al Belcanto (Maria Padilla di Donizetti, Orazi e Curiazi di Mercadante, Roberto Devereux di Donizetti), e con la Opera Company of North Carolina per un ciclo pucciniano (Tosca, La Bohème, Italian Gala). In Italia ha ultimamente diretto una produzione di Don Pasquale di Donizetti nei teatri del circuito lombardo, per i quali aveva diretto in passato Les Contes d’Hoffmann di Offenbach e Il Trovatore di Verdi.

Un’altra orchestra con la quale FMC collabora regolarmente dal 2002 è laVerdi di Milano, che ha condotto ogni anno in un repertorio sinfonico e operistico, oltreché nei cicli estivi dedicati al musical e in un concerto celebrativo del Natale nel Duomo di Milano.

Nella stagione 2009-2010  ha presentato il suo ciclo di 20 concerti con laVerdi dedicati al Novecento. E’ stata un’iniziativa senza precedenti in Italia, perché ciascun programma ha compreso un’introduzione storico-estetica, l’analisi dei brani con esempi live dell’orchestra, quindi l’esecuzione completa. I 20 concerti sono stati trasmessi in televisione da Sky Tv, sul canale Classica, e replicati per anni. In occasione del concerto dedicato a Il canto sospeso di Nono, il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano ha onorato l’Orchestra, il Coro, i solisti e il direttore con la sua presenza. Sempre con laVerdi, FMC ha inciso un cd con la prima registrazione mondiale di Mille e una notte di Victor De Sabata, pubblicato dalla Universal. Appena pubblicato, il cd ha vinto il premio della critica musicale italiana indetto dalla rivista Classic Voice per la sezione “Miglior debutto 2009”.

Fra i successi di FMC, si segnalano il debutto al Teatro Lirico di Tenerife in Spagna, con una doppia produzione di Pagliacci di Leoncavallo e de La voix humaine di Poulenc, l’apertura delle celebrazioni del bicentenario di Haydn a capo dell’Orchestra Haydn di Trento e Bolzano e del Coro Filarmonico di Praga, il Concerto per orchestra di Bartok al Colón di Buenos Aires, una lunga tournée in Corea del Sud con il soprano Sumi Jo.

È particolarmente attivo nel repertorio sinfonico, avendo diretto fra l’altro numerose partiture di Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert, Mendelssohn, Schumann, Dvořák, Grieg, Tchaikovsky, Rachmaninov, Mahler, Schoenberg, Berg, Webern, Richard Strauss, Weill, Stravinsky, Bartok, Enescu, Janacek, Sibelius, Prokofiev, Shostakovich, Barber, Gershwin, Porter, Kern, Copland, Nielsen, Britten, Vaughan Williams, Respighi, Berio, Maderna, Nono, Messiaen, Ligeti and Takemitsu.

 

Elena Piva, arpa. nata Rovigo, inizia gli studi nel Conservatorio della sua città ma si  diploma in arpa al Conservatorio “L. Cherubini” di Firenze nel 1992. Diversi i premi vinti sin dai primi anni di carriera, in concorsi Nazionali e internazionali,  come solista e in formazioni cameristiche. Dal  1994 al 1997 è prima arpa dell’Orchestra Giovanile Italiana. Dal 2000 è prima arpa dell’Orchestra sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, con la quale è stata diretta, tra gli altri, da R. Chailly, R. Barshai, G. Pretre, R. Muti, Zhang Xian, J. Axelrod, V. Gergiev, G. Noseda, Y. Sado, V. Jurowsky, L. Berio, G. Grazioli.

Numerosissime le tournée: Francia, Spagna, USA, Isole Canarie, Giappone, Cina, Corea, Italia, Svizzera, Israele, Oman, Russia, Germania,  con diverse orchestre tra le quali laVerdi e la Scala di Milano. L’intransigenza verso se stessa nella ricerca della qualità e la costanza nello studio e nell’impegno l’hanno resa presto un punto di riferimento per molte orchestre italiane e straniere. Sempre più numerose sono infatti le collaborazioni con enti fra i quali: Orchestra del Teatro alla Scala (con la quale ha suonato molte opere di Wagner dirette da Daniel Barenboim), Orchestra Filarmonica della Scala (con la quale ha partecipato alla tournée negli Stati Uniti con Riccardo Chailly e a quella in Asia con il Maestro Chung), Orchestra del Teatro Comunale di Bologna,  Orchestra della Svizzera Italiana, Orchestra del Teatro Regio di Parma, Orchestra Filarmonica Veneta “G.F. Malipiero”, Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, Orchestra delle Settimane musicali di Stresa, Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma.

Il suo repertorio vanta una vasta gamma di concerti solistici per arpa e tutti i brani scritti nel corso dei secoli dagli autori più rappresentativi nella musica per arpa. Ha eseguito come solista, in diverse occasioni, il Concerto di Mozart per arpa, flauto e orchestra con formazioni quali “I Solisti Veneti”,  l’Orchestra di Stato della Romania e l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, con la ha eseguito  i concerti di Gliere, Haydn, Boieldieu e Rodrigo e in diverse occasioni la Ceremony of Carols di Britten con il Coro delle Voci Bianche.  Con laVerdi ha anche eseguito e inciso per Decca il concerto di Nino Rota per arpa e orchestra.

Eterna innamorata del proprio strumento, ha esplorato il repertorio in ogni formazione possibile, eseguendo anche brani in prima esecuzione assoluta. Appassionata della scuola di arpa francese, rinomata in tutto il mondo per l’attenzione che presta alla ricerca della qualità del suono, negli ultimi anni si è dedicata a un perfezionamento ad hoc curato personalmente da una celebrità in questo settore, Elizabeth Fontan Binoche, ultima allieva vivente di M. Tournier.

www.laverdi.org

 

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