
Davvero lodevole l’iniziativa intrapresa dalla Fondazione Corrente, di approfondimento della dorsale poetica di quel grandissimo artista che è stato Ennio Morlotti (Lecco, 1910 – Milano, 1992), che la conferma, come uno dei rari e autentici centri di promozione culturale a Milano.

Morlotti, come gran parte dei pittori della sua generazione, subì, ancora durante il ventennio fascista, l’irresistibile fascino del Picasso di Guernica, come insuperabile esempio di impegno etico e civile, come si diceva allora, dell’artista, e ne rimase a tal punto suggestionato nella sua visione da arrivare, paradossalmente per coerenza di pensiero, all’orlo del suicidio.
“Il picassismo è stata una maledizione, perché non riuscivo a strapparmelo di dosso. Ne sentivo i lati deboli, ma non riuscivo a vedere nient’altro…” affermò.
Lo salvò da questo vicolo cieco il rapporto con la natura, il riscoprirsi in rapporto alla natura.

Morlotti si ritrovò coinvolto in particolar modo a Imbersago, per lui vero e proprio luogo d’elezione, nei colli della valle dell’Adda, dove il fiume scorre calmo e placido tra boschi di castagno, sotto i maestosi profili del Resegone e delle Grigne all’orizzonte.
La sua sublime poetica nasce innanzitutto da un coinvolgimento emotivo e affettivo alla donna amata e per riflesso alla natura, vissuta e partecipata con il suo dramma.
La terra con il suo ciclo di rinascita feconda lo colpisce profondamente: è una nuova vita che si affaccia.
Come riflesso il suo disegnare, prima ancora del suo dipingere, rivive dello stesso struggimento, dell’identico intimo travaglio, germogliando da una sua profonda esigenza, come per gemmazione segreta.
Morlotti è probabilmente l’artista che in Europa abbia colto con così spiccata acutezza visiva l’intimo rapporto tra natura e l’informale concepito come culla dove la vita germoglia, rinasce.
Nel suo modo di germinare la forma, non vi è nulla che può essere ricondotto solo allo “spirito del tempo”, ma sempre approda a una ragione più profonda.
Nascono così disegni di vegetali che sarebbe bello poter vedere accanto ai de Kooning e ai Pollock, come una visione europea, spiccatamente lombarda, dello stesso tormentato sentire.
Difficile credere che in Morlotti tutto nasca nel disegno, come un’autentica, sintetica presa di coscienza della vita in atto, eppure è così.
Da lì nascono i bagliori lancinanti e teneri dei suoi paesaggi sulle rive dell’Adda, che sono quasi composti a tasselli di colori spalmati, spremuti, quasi mosaici, quasi smalti cloisonné.
Vladek Cwalinski
Ennio Morlotti a Imbersago
Fino al 15 novembre 2013
Fondazione Corrente
Via Carlo Porta 5, Milano
Catalogo in mostra
www.fondazionecorrente.org