Friuli Venezia Giulia Agosto 2011

 

UNESCO: il Friuli Venezia Giulia raddoppia!
 

 Da giugno 2011 il Friuli Venezia Giulia è presente nel Patrimonio UNESCO con altri due  siti, Cividale per “I Longobardi in Italia, i luoghi del potere (568-774 d.C.)” e Palù di Livenza per i “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”, che si aggiungono ad Aquileia e alle Dolomiti, siti già compresi da alcuni anni nelle liste UNESCO.
La prima delle due nuove serie comprende le località che conservano testimonianze dell’insediamento longobardo in Italia, tra cui c’è anche Cividale del Friuli. Anzi, l’itinerario comincia proprio qui, perché Cividale era, allora come oggi, l’avamposto più orientale dei territori italici e fu perciò la prima città a cedere all’avanzata dei Longobardi che provenivano dalla Pannonia. Conquistato questo territorio nel 568, il re Alboino ne fece un ducato con capitale Cividale e lo affidò a suo nipote Gisulfo, che divenne così il primo duca del Friuli. Da qui, Alboino proseguì la sua invasione, conquistando tutto il nord Italia, poi la Toscana e le zone appenniniche del centro-sud. In Italia, i Longobardi hanno lasciato dei gioielli architettonici che l'UNESCO ha ora riconosciuto identificando una “via Langobardorum”, un itinerario che consentirà di scoprire tesori stupendi, anche se poco noti, a cominciare proprio dal Friuli Venezia Giulia. Cividale conserva significative testimonianze longobarde, prima fra tutte il tempietto, una delle più straordinarie e misteriose architetture alto-medievali occidentali. Altri tesori sono custoditi nei due musei cittadini: l'altare fatto costruire dal duca Ratchis e il battistero del patriarca Callisto sono visibili nel prezioso Museo Cristiano del Duomo, mentre il Museo Archeologico Nazionale espone i corredi delle necropoli longobarde cividalesi.
Il Palù del Livenza, zona paludosa a valle della sorgente del Livenza in provincia di Pordenone, è un sito paleolitico che appartiene a una serie di siti simili dell’arco alpino dalla Francia alla Slovenia, passando per la Svizzera, la Germania, l’Austria e altre località italiane. Il Palù del Livenza è uno dei più antichi dell’Italia settentrionale, dal momento che alcuni reperti sono datati al 5400 avanti Cristo. L’importanza archeologica della zona era già nota alla fine del 1800, ma solo negli anni sessanta dello scorso secolo iniziarono i lavori di drenaggio che portarono alla luce  strutture lignee e una grande quantità di frammenti ceramici e strumenti in pietra appartenenti a un abitato preistorico del Neolitico.
Il primo sito del Friuli Venezia Giulia a essere iscritto nel Patrimonio UNESCO, nel 1998, fu Aquileia, una delle più grandi città dell’impero romano e poi sede patriarcale con un ruolo basilare per l’evangelizzazione dell’Europa orientale. Le motivazioni per l’iscrizione riguardano sia la zona archeologica, che in gran parte giace ancora sepolta, sia la basilica paleocristiana e il suo splendido pavimento musivo.
Infine, l’ultimo sito UNESCO di pertinenza regionale riguarda le Dolomiti, iscritte nella lista del Patrimonio Naturale nel 2009 per la loro unica e spettacolare bellezza. Le Dolomiti ricadono nelle provincie di Udine e Pordenone nella loro parte più orientale.

 

Bird-watching nell’Alto Adriatico
 

 L’autunno e i mesi di novembre e dicembre in particolare rappresentano un momento speciale per il bird-watching nelle coste del Friuli Venezia Giulia. Questa è infatti la zona umida più settentrionale del Mediterraneo ed è quindi una tappa obbligata per gli uccelli acquatici che dalle coste e dalle lagune dell’Europa del nord volano verso sud per l’inverno. Alcuni di questi proseguono il viaggio, altri invece si fermano per svernare e nidificare proprio qui.
La zona è compresa tra le foci del Tagliamento e dell’Isonzo, i due fiumi che racchiudono la lagune di Marano e Grado, e la sua importanza naturalistica è riconosciuta a livello internazionale. Qui ci sono ben tre riserve naturali (Foci dello Stella e Valle Canal Novo, Valle Cavanata, Foce dell’Isonzo), paradiso di germani, cigni, oche, aironi, cormorani, falchi per un totale di quasi 400 specie avifaunistiche sulle 515 censite in tutta l’Italia. La ricchezza della fauna corrisponde naturalmente a una grandissima varietà della vegetazione, a sua volta dovuta alla speciale biodiversità che caratterizza queste coste, dove terra, mare e acqua dolce si confondono e si mescolano in poco spazio.
La riserva delle foci dello Stella si visita via acqua, con imbarcazioni che partono da Marano, esplorano la laguna tra i casoni, le vecchie case dei pescatori, e poi risalgono per un tratto e quindi ridiscendono il fiume. All’approssimarsi della foce, lo Stella scorre lento e  sinuoso tra i canneti, un tempo comuni nelle coste dell’Adriatico ma ora invece rari e preziosi, che pian piano lasciano posto alla vegetazione alofila delle barene, gli isolotti che emergono sopra il livello dell’acqua. Le altre due riserve, oltre al percorso d’acqua, hanno anche un percorso di terra percorribile a piedi o in bicicletta tra i prati e gli alberi dell’antico bosco planiziale, la golena tra l’argine e il fiume Isonzo, la valle da pesca Valle Cavanata, e poi ancora bacini salmastri e paludi dolci, canali, spiagge. Le tre riserve possiedono un centro visite dove si svolgono anche attività didattiche e sono attrezzate con percorsi dotati di passerelle sui canali e osservatori adatti al bird-watching.
Ma la zona è speciale anche dal punto di vista enogastronomico: le specialità ittiche lagunari sono spesso preparate usando anche le erbe e le alghe locali in combinazioni veramente eccellenti.

 

La Grande guerra raccontata da Giuseppe Ungaretti – Decima puntata: autori celebri in Friuli Venezia Giulia
 

 

San Martino del Carso
[Valloncello dell'Albero Isolato il 27 agosto 1916]
 Di queste case / non è rimasto / che qualche / brandello di muro
Di tanti / che mi corrispondevano / non è rimasto / neppure tanto
Ma nel cuore / nessuna croce manca
È  il mio cuore / il paese più straziato

Il “Porto sepolto” è la prima raccolta di poesie di Giuseppe Ungaretti, pubblicata a Udine nel 1916 e qualche anno più tardi confluita nella più ampia “Allegria di naufragi”. “Il porto sepolto è ciò che di segreto rimane in noi indecifrabile”, annota lo stesso Ungaretti. È un diario intimo dell’esperienza di guerra che il poeta stava vivendo sul fronte del Carso. Un diario, perché viene scritto giorno dopo giorno, riportando fedelmente luoghi e date delle composizioni; intimo, perché non si raccontano i fatti bellici, ma l’esperienza interiore, lo strazio, la paura e nel contempo l’attaccamento alla vita e il sentimento di fratellanza che la guerra impone.
Figlio di italiani emigrati in Egitto, Ungaretti arriva in Italia solo nel 1914 e l’anno successivo si arruola volontario in fanteria. Ma la guerra sul Carso non è certo quello che si immaginava: continue, estenuanti e devastanti battaglie tra le trincee sull’Isonzo, intervallate da periodi di riposo nelle retrovie o in campi un po’ più lontani. Nella lettura di “Allegria di naufragi” si incontrano i nomi di queste località: San Martino, San Michele, Cima Quattro, il Valloncello dell’Albero isolato sono i luoghi delle battaglie e delle trincee; Versa, Romans, Mariano le zone della prima retrovia; più lontana, Santa Maria la Longa, campo di riposo che vede la stesura della celebre “Mattina”.
Un itinerario corredato da indicazioni e spiegazioni, un parco dedicato a Ungaretti e un museo all’aperto permettono oggi di ripercorrere quella che era la prima linea dell’esercito italiano tra il 1915 e il 1916 e di incontrare i luoghi citati dal poeta. Partendo da San Martino del Carso ci si imbatte subito in una lapide su cui è riportata la famosa e omonima poesia che esprime lo strazio per gli orrori della guerra. Proseguendo, l’itinerario tocca zone a lungo contese dalle due parti in guerra, passando alternativamente dal sistema difensivo austriaco a quello italiano. La strada che porta al monte San Michele passa dal Valloncello dell'Albero Isolato, un rifugio sicuro per le truppe italiane immediatamente dietro la prima linea e punto di partenza per affrontare la famigerata quota 197, dove il 29 giugno 1916 un attacco con gas asfissianti costò all’esercito italiano 5.000 morti.

 

 

Espressionismo a Villa Manin
 

 La nascita e lo sviluppo del movimento denominato “Die Brücke”, la pietra fondante dell’Espressionismo, saranno raccontati attraverso 100 opere tra dipinti e carte provenienti dal Brücke Museum di Berlino.
La mostra, prima del genere in Italia, sarà ospitata nella prestigiosa sede espositiva di Villa Manin a Passariano (UD) ed è la terza tappa di un progetto pluriennale denominato “Geografie dell’Europa”, volto a studiare alcune delle maggiori evidenze della pittura europea tra la metà del XIX secolo e il primo decennio di quello successivo. Le altre due tappe, nel 2009 e 2010, hanno fatto riferimento al rapporto tra la pittura francese e quella del centro ed est Europa nel secondo Ottocento (“L'eta' di Courbet e Monet”) e la pittura in Norvegia, Svezia, Finlandia e Danimarca (“Munch e lo spirito del Nord. Scandinavia nel secondo Ottocento”).
Con l’“Espressionismo”, invece, l’attenzione è rivolta all’area tedesca che con il  movimento “Die Brücke” fornì un importante contributo all’arte moderna. Il movimento fu fondato nel 1905 a Dresda da Fritz Bleyl, Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel e Karl Schmidt-Rottluff. Oltre ai fondatori, l’esposizione rappresenterà, attraverso le loro opere, anche altri esponenti importanti del movimento, come Nolde, Pechstein, Mueller, arrivando perciò a descrivere in modo molto preciso la fase iniziale dell’Espressionismo prima della Grande Guerra e documentandone tutte le tappe stilistiche principali, anche attraverso documenti tradotti dal tedesco in lingua italiana.
L’intento degli espressionisti non era tanto quello di raffigurare i diversi aspetti della realtà visibile quanto piuttosto di “esprimere” le esperienze soggettive e i sentimenti interiori dell’individuo. Elemento comune nelle opere di questi artisti è la semplificazione formale, evidente nei contorni marcati e nei colori accesi accostati in modo dissonante, con soluzioni che affascinano ancora l’osservatore contemporaneo per la loro vitalità.
Per quanto riguarda la sede espositiva, la splendida Villa Manin fu la residenza dell'ultimo Doge di Venezia: bellezza, storia, perfezione architettonica si saldano in questa villa nobiliare del XVII secolo, impreziosita da un parco con alberi di tutto il mondo. È collocata in una zona di risorgive, ambito naturalistico molto speciale, qui valorizzato da uno specifico Parco delle Risorgive percorribile a piedi o in bicicletta.

 

Antico Borgo Torricella, comfort in una delle perle d’arte del pordenonese
 

 Sauna finlandese, idromassaggio, bagno turco, doccia emozionale aromatizzata, hammam e una piscina coperta: è quanto offre l’hotel Antico Borgo Torricella nel suo innovativo centro benessere. Una’altra piscina all’aperto si trova inoltre nel giardino interno, circondata da piante secolari. L’hotel si trova a pochi chilometri dal centro di San Vito al Tagliamento in provincia di Pordenone e ha sede in un edificio del XVIII secolo ristrutturato di recente e arricchito di ogni comfort. Le 38 camere sono infatti dotate di aria condizionata, riscaldamento a pavimento, tv HD a schermo piatto, mini bar, bagno con doccia o Jacuzzi. L’accesso ad Internet è gratuito e disponibile in tutta la struttura con il sistema wi-fi.
Ogni mattina viene servita una colazione continentale mentre per la cena gli ospiti possono contare sul ristorante “à la carte” che interpreta con creatività la tradizionale cucina di carne e di esce, ma può offrire anche menu internazionali, vegetariani e per celiaci. Non manca naturalmente una fornita enoteca, che dispone di una grande quantità di etichette per tutti i gusti, dai vini locali a quelli internazionali e inoltre una selezione di birre artigianali per intenditori.
Un centro congressi e teatro è inoltre in grado di soddisfare ogni esigenza professionale: la sala conferenze può infatti ospitare 90 persone ed è dotata di sistema di amplificazione e videoproiezione.
Una passeggiata consentirà di scoprire San Vito al Tagliamento, cittadina dinamica e vivace, terra antichissima e ricca pertanto di numerose testimonianze archeologiche e storiche, che vanno dal Paleolitico, alla romanità, alle testimonianze di epoca comunale, come la struttura medievale del centro, i tratti della cinta muraria e del fossato e le due torri.