Ti voglio bene più di Dio
testo e regia
Mimmo Sorrentino
con Giorgio Ganzerli
Angela Malfitano, Adriana Busi
Simone Tiraboschi, Luca Cavaliere
Yuri
Musiche Andrea Taroppi
scenografia e costumi
Rosanna Monti
produzione Teatrincontro
PRIMA NAZIONALE
«Ho scritto Ti voglio bene più di Dio prima della tragedia di Avetrana e prima delle altre tragedie familiari che ci saranno da questa nota alla messa in scena dello spettacolo. In Italia vi è mediamente una Avetrana ogni due giorni. La famiglia è un’emergenza nazionale. “Ti voglio bene più di Dio”, nel raccontare di abusi sessuali su minori commessi nell’ambito familiare, racconta questa emergenza.
Nel dramma “l’abnorme” abuso si trapassa da generazione a generazione, come cromosomi difettosi, provocando l’estinzione di una stirpe. In questo non si discosta dall’Edipo. E, come nell’Edipo, i protagonisti non vedono l’incesto, finché non viene loro rivelato. L’incesto non si vede.
La differenza sostanziale è che in Ti voglio bene più di Dio, a recitare il ruolo di Edipo è lo spettatore. E’ lo spettatore a non vedere l’incesto, e quando glielo si rivela, è costretto, come il figlio di Laio, a prendere coscienza di essere vissuto senza riconoscere ciò che vedeva. Altra differenza è che nel dramma il posto del destino e della maledizione è affidato alla “dummheit”, che in italiano si traduce con “stupidità”, ma una stupidità che non è cattiveria e neppure mancanza di ingegno, piuttosto mancanza di responsabilità, parola che va presa alla lettera dal latino, quale capacità di rispondere.
Affido il ruolo di Edipo al pubblico per portarlo, attraverso questa esperienza teatrale, a far propria la speranza di Bonhoeffer, ossia che ci sia una redenzione al di qua della morte.
Ti voglio bene più di Dio (come Fratello Clandestino, Ave Maria per una gatta morta, Pendolari) è un dramma ascoltato in diversi laboratori condotti nei luoghi del disagio sociale. Il “dramma ascoltato” si compone di ciò che le persone raccontano e di ciò che raccontano senza saperlo. Il teatro diventa il luogo dove queste storie si svelano e diventano altro rispetto alla cronaca. Diventano l’emblema della nostra condizione. Nello specifico Ti voglio bene più di Dio racconta il dramma di una società nella quale le nuove generazioni sono soffocate da quelle che le precedono. Dove non vi è crescita. E lo racconta prendendo come punto di osservazione il mito di Edipo.
Edipo in greco vuol dire piede gonfio. Il nome di suo padre Laio significa l’asimmetrico, il mancino. Labdakos, il nome di suo nonno, vuol dire zoppo. Quindi la caratteristica comune alle tre generazioni della stirpe dei Labdacidi consiste in uno squilibrio dell’andatura, un difetto ad uno dei piedi. L’essere zoppo costituisce di solito un difetto. Allo zoppo manca qualcosa: una delle sue gambe ha meno in lunghezza o in forza. Tuttavia tale differenza poteva per i Greci conferire allo zoppo il privilegio di uno statuto fuori dal comune. Essere
un fatto positivo. Se paragoniamo lo spostamento normale, in cui ogni piede avanza per progredire in costante equilibrio sulla stessa via, allora l’essere zoppo è un difetto. Ma se il movimento oscillatorio dello zoppo è spinto al suo termine ultimo, allora ci si trova in un’altra forma di locomozione circolare. Per i Greci coloro che avanzavano in modo circolare erano categorie di esseri eccezionali. Per costoro non vi era più un dietro e un avanti. Un passato e un futuro. Chi cammina in modo circolare è Efesto, il dio inventore della ruota, cammina in modo circolare. Gli uomini primordiali, quelli che ancora non espulsi dall’Olimpo e che vivevano con gli dei, camminavano in modo circolare. Il camminare circolare pertanto è tipico degli dei. Il procedere in linea retta è proprio degli uomini. E quando gli uomini procedono, come nell’Edipo, in modo circolare producono la morte, l’estinzione dell’uomo.
Tenendo ben presente questo significato del mito, per scrivere Ti voglio bene più di Dio ho elaborato una struttura drammaturgica circolare. Non c’è un avanti e un dietro. Il tempo non scorre in modo lineare. Circolare è anche la scenografia. Circolare è anche la struttura musicale. Il cerchio è lo spazio scenico del dramma familiare. E dove l’omeostasi, prevalendo sul movimento, blocca ogni possibilità di sviluppo, di crescita, di innovazione.
Allora la tragedia familiare che racconta Ti voglio bene più di Dio altro non è che lo specchio di una società dove la mobilità sociale è la più bassa di Europa. Dove per accedere al mondo del lavoro si è costretti a mercificare il proprio corpo o la propria dignità facendosi raccomandare dal padre simbolico di turno. Dove non è il merito, ma l’appartenenza a determinare l’ascesa sociale. Dove i figli per la prima volta nella storia dell’occidente moderno hanno meno diritti, meno ri cchezza e meno possibilità dei padri. E la perversione sessuale, il disfacimento morale che racconta Ti voglio bene più di Dio non è altro che il finale che attende inesorabile e previsto, come ci hanno insegnato gli antichi greci, di chi invece di camminare in linea retta, confondendo la propria umanità con quella della divinità, procede per vie circolari. La sessualità bloccata non è altro che il sintomo di una grave patologia: riappropriarsi delle prerogative attribuite alla divinità. Prerogative attribuite alla divinità ed elaborate attraverso rituali proprio per difendersi dallo scandalo irreversibile della morte, della sua di negazione, del furore distruttivo, così da trattenersi al di qua del delirio».
Mimmo Sorrentino
INCONTRO
Sabato 29 gennaio | ore 18.00 | Foyer del Teatro
Mimmo Sorrentino presenterà il suo nuovo spettacolo Ti voglio bene più di Dio.
Partecipano all'incontro: Sandro Avanzo (Radio Popolare) e Maddalena Giovannelli, (redattrice della rivista Stratagemmi-prospettive teatrali).
INGRESSO LIBERO
Elfo Puccini / sala Fassbinder
corso Buenos Aires 33 – Feriali 21.00, domenica ore 16 – Prezzi 30/15 euro, martedì 19 € – Informazioni e prenotazioni: 02.00660606 – biglietteria@elfo.org – www.elfo.org