14 | 19 ottobre
TRITTICO DELLA GUERRA
PRIMA MILANESE
PROMETEO
SETTE A TEBE
ANTIGONE
Con le attrici e gli attori di PoEM Impresa Sociale
Regia GABRIELE VACIS
Scenofonia e allestimenti Roberto Tarasco
Con Il Trittico della guerra diretto da Gabriele Vacis si apre Teatro Disarmato, il primo atto della nuova stagione del Teatro Menotti: un atto civile e artistico. Un progetto necessario, nato in un tempo segnato da nuovi conflitti e da una crescente disumanità. Non una semplice rassegna, ma una presa di posizione. Il teatro, spazio fragile e potente, sceglie di essere voce disarmata contro ogni guerra. Teatro Disarmato non è una rassegna, ma una scelta. Contro l’assuefazione all’orrore, contro l’indifferenza. Perché il teatro, quando è vero, non consola: risveglia. E sceglie da che parte stare.
Il Trittico della guerra è una trilogia composta dalle tragedie Prometeo, Sette a Tebe e Antigone, firmato da Gabriele Vacis, regista e drammaturgo tra i più apprezzati della scena contemporanea, con gli attori della compagnia PoEM (Potenziali Evocati Multimediali), gli allestimenti e la scenofonia di Roberto Tarasco, i cori a cura di Enrica Rebaudo.
Un viaggio attraverso il mito, riletto e adattato con la lente del tempo presente, per riflettere sui ruoli, le pulsioni e le difficoltà che le giovani generazioni devono affrontare per trovare una collocazione all’interno di un mondo iperconnesso, ma ancora segnato da feroci conflitti politici e sociali.
14 e 15 ottobre
PROMETEO
Dal Prometeo incatenato di Eschilo
Prometeo racconta di un tempo che viene prima del tempo, di uno spazio che non è uno spazio. Il titano ha rubato il fuoco agli dèi per donarlo agli umani, per questo Zeus lo punisce inchiodandolo ad una rupe ai confini del mondo, in Scizia. Lì, sofferente ma non del tutto vinto, riceve alcune visite: le oceanine e il loro padre, Oceano, e poi la vergine Io, per ultimo Hermes, il galoppino di Zeus. C’è chi lo raggiunge per scelta e chi ci capita, ma in entrambi i casi questi incontri sembrano essere più delle visioni che veri e propri dialoghi. Prometeo racconta ciò che è successo, tesse le fila di un racconto lontano, rivendica il suo diritto alla libertà e la giustezza della sua ribellione.
Gabriele Vacis, in scena, introduce alcuni passaggi, ne sottolinea degli altri: guida gli spettatori alla visione, riportando continuamente il tempo del mito alla contemporaneità attraverso le parole di altri autori, come Luigi Meneghello o William Golding. È proprio dentro un’opera di quest’ultimo che il nostro Prometeo trova le sue più profonde ragioni, il suo nucleo pesante. La scena è vuota, si riempie soltanto dei corpi e delle voci degli interpreti. La danza e il canto sono essenziali, costruiscono e costituiscono la struttura del coro. Sono numerose le lingue: dall’albanese all’armeno, suoni di spazi che sono indecifrabili ma che rimandano al mistero di un mondo antico e perduto.
Lo spettacolo ha debuttato al Teatro Olimpico di Vicenza nel settembre del 2022
Produzione PoEM impresa sociale, Artisti Associati centro di produzione Gorizia
in collaborazione con UTIM
16 e 17 ottobre
SETTE A TEBE
QUESTO TERRIBILE AMORE PER LA GUERRA
Da I sette contro Tebe di Eschilo, traduzione di Monica Centanni
Al centro della scena il vissuto corale dei cittadini di Tebe fa da cassa di risonanza a quanto accade al di là dalle mura della città e fa accadere in scena i rumori dell’assedio, i colori e le immagini terrificanti del nemico, dell’estraneo, dell’altro che da fuori spinge, e minaccia l’ordine della città dalle sette porte. Ma l’“altro” – come ci rivela l’inaspettato scontro alla porta settima tra i fratelli nemici Eteocle e Polinice – ha sempre le sembianze del fratello: la guerra è, sempre, guerra civile. Il copione è costruito incastonando nel testo di Eschilo brani di voci attuali, che portano sulla scena dati tecnici sulle armi in uso nel nostro tempo, ma anche considerazioni storico-culturali sull’immanenza della guerra a ogni latitudine, geografica e cronologica, della nostra civiltà.
Sulla trama di un testo così costruito, i giovani attori/autori di PoEM si prendono la responsabilità di rappresentare, di far accedere alla realtà aumentata del teatro, i desideri, i punti di forza e di debolezza della generazione dei ventenni: in scena riflettono l’esperienza della guerra nei pensieri, nei gesti, sui corpi dei giovani loro coetanei. In questo la tragedia di Eschilo si dichiara come “necessaria”, la matrice giusta che genera una presentazione adeguatamente complessa del nostro tempo. In un’altalena che oscilla tra le parole di Eschilo e le domande del presente su cosa sia, allora come oggi, la guerra, si attiva un cortocircuito energetico tra antico e contemporaneo, complici molti autori, di epoca e cultura diversa, chiamati in causa: Henri Laborit, Sun Tzu, Franklin J. Schaffner, Bertolt Brecht e, soprattutto, James Hillman che orienta la prospettiva mai retoricamente buonista sul tremendo impasto di amore e di ferocia che ha il nome divino di Ares, e innesca la concentrazione di uno sguardo e la direzione di un pensiero mai scontato sulla terribile vitalità di ogni guerra.
Lo spettacolo ha aperto il 76° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza
Produzione PoEM impresa sociale, Artisti Associati centro di produzione Gorizia
in collaborazione con UTIM
18 e 19 ottobre
ANTIGONE
Da Fenicie di Euripide e Antigone di Sofocle
Antigone mette in scena uno dei personaggi femminili più importanti della storia del teatro attraverso due tragedie: Fenicie di Euripide e Antigone di Sofocle, perché conoscendo gli antefatti è possibile comprendere meglio le scelte di Antigone. Poi ci sono le risposte degli attori ad alcune domande che il testo ci ha posto: avete qualcosa per cui vale la pena vivere? Avete qualcosa per cui vale la pena morire? Quando avete compiuto azioni eccessive? Quando avete avuto paura per qualcuno? Quando è stato troppo tardi? Antigone nel corso dei secoli, dei millenni, è stata il simbolo della rivoluzione ma anche della conservazione più oscurantista.
Negli ultimi anni, per esempio, era di moda prendere le parti di Creonte: Antigone potrebbe essere la sorella di un capomafia che pretende funerali con fuochi d’artificio per il fratello assassinato e Creonte il giudice che nega l’autorizzazione. All’epoca dei tragici, nel quinto secolo avanti Cristo, in Grecia, stavano inventando la democrazia. E Antigone potrebbe essere l’erede di un’aristocrazia che difende antichi privilegi di fronte al nuovo che avanza. È comprensibile che gli anni appena passati chiedessero legalità dopo decenni di leggi “ad personam”, che facessero il tifo per la ragion di Stato, che è Creonte. Per contro, quando io avevo l’età dei ragazzi che sono in scena nello spettacolo, ribellarsi era giusto! Com’era giusto per i genitori della mia generazione, che andavano in montagna a fare i partigiani quand’erano ancora adolescenti. Sono questo i classici, comprendono la cosa e il suo contrario, contengono i paradossi, sono specchi che riflettono gli sguardi di un’epoca.
Produzione Teatro Stabile di Torino/Teatro Nazionale, PoEM impresa sociale, Artisti Associati centro di produzione Gorizia in collaborazione con UTIM
STAGIONE 2025 | 2026
BIGLIETTERIA
Intero – 18.00 €
Abbonamento TRITTICO DELLE GUERRA €30
ORARI SPETTACOLI SALA GRANDE
Dal martedì al sabato ore 20
Domenica ore 16.30
Lunedì riposo
TEATRO MENOTTI
Via Ciro Menotti 11, Milano – tel. 0282873611 – biglietteria@teatromenotti.org