Il romanticismo onirico di Peter Doig

Peter Doig (Edimburgo, 1959), uno degli artisti più rinomati del panorama internazionale di questi ultimi dieci anni, dipinge soprattutto paesaggi tropicali caratterizzati da un’atmosfera onirica e dai cromatismi insoliti.

 

 

 

 

 

 

 

 

La sua visione estetica, del tutto originale nell’ambito contemporaneo (curiosamente affine a quella che fu all’origine delle avanguardie del XX secolo, soprattutto quel filone, da Paul Gauguin a Henri Matisse, che attribuiva un potere rigenerativo al colore) gli deriva innanzitutto dalla storia della sua famiglia e fa di lui un pittore atipico, seppure nel solco di una tradizione cromatica ben precisa.  

Nato a Edimburgo, all’età di tre anni è portato dai genitori a Port of Spain, capitale dell’isola caraibica di Trinidad e Tobago, dove il padre lavorava.

I Caraibi dove ha trascorso cinque anni della sua infanzia gli sono sempre rimasti nel cuore, tanto che, dopo una giovinezza trascorsa in Canada e la formazione artistica avvenuta a Londra (dove possiede ancora uno studio) nel 2002, quando la sua notorietà aveva ormai abbondantemente superato i confini nazionali del Regno Unito decide di ritornare a vivere a Port of Spain con sua moglie e i suoi figli.

 

 

 

 

 

 

 

 

Molti dei paesaggi che compaiono nelle sue tele infatti traggono ispirazione dalle foreste tropicali, dalle spiagge e dal mare incontaminato di Trinidad, il che lo pone in una situazione di vita assai simile a quella in cui si trovò a dipingere Paul Gauguin, quando si trasferì nelle isole Marchesi e a Tahiti più d’un secolo fa.

“Non so per quanto tempo ci starò ancora, ma sento che è il posto giusto dove stare”, racconta “il mio studio è una vecchia fabbrica di Rum, dove erano soliti immagazzinare i barili”.

 

 

Le sue immagini che spesso traggono ispirazione dalle fotografie, in realtà sono ricordi di esperienze personali, poi trasformate in situazioni oniriche, tra il figurativo e la ricerca dell’astrazione, attraverso l’uso di larghe campiture acquose di colore fluente che creano ambienti misteriosi dall’atmosfera sospesa.

“Ho sempre cercato di trovare un modo di dipingere meno complicato”, spiega.

“Il colore in questa parte del mondo è molto intenso”, racconta, “frequentemente si possono vedere combinazioni incredibili, con contrasti che acquistano significato attraverso la luce”.

 

 

Il rapporto tra l’uomo contemporaneo e la natura incontaminata sembra essere da sempre uno dei suoi temi preferiti, anche prima delle sue tele ispirate ai Caraibi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Compare in opere ambientate d’inverno probabilmente ispirate dal paesaggio del Canada, dove ha trascorso la sua giovinezza, che mostrano persone a passeggio in radure coperte di neve presso il folto di un bosco, piste da sci affollate, oppure alberi riflessi in un’apertura nel ghiaccio di un laghetto.

Doig risponde con le sue opere a quello che spesso manca nell’arte contemporanea, dove la vita sembra non essere più presa a tema perché non è più ritenuta interessante, così la pittura, quando c’è, diventa preda di sterili intellettualismi.

Questo bisogno è il punto sul quale Peter Doig innesta la propria visione estetica.

“Probabilmente sono un romantico”, dice, “credo quindi che anche i miei dipinti siano romantici; penso che per fare dipinti e per dedicarci molto tempo, come faccio io, in quest’attività, devi essere realmente un romantico, soprattutto per il tipo di quadri che faccio, con i soggetti che dipingo.”

 

Vladek Cwalinski 

 

 

Peter Doig – No Foreign Land

Scottish National Gallery,

The Mound, EH2 2EL, Edimburgo

www.nationalgalleries.org 

Fino al 3 novembre 2013