Museo della Permanente Arriva a Milano LOVE, la mostra rivelazione dell’anno!

Arriva a Milano LOVE, la mostra rivelazione dell’anno!
Una sfida complessa quella di conciliare l’arte contemporanea con i grandi numeri.
La mostra LOVE è riuscita in questo: un tema universale, l’Amore; i grandi nomi dell’arte
contemporanea internazionale; la scelta rigorosa e sapiente del curatore, che ha privilegiato su
tutto la qualità delle opere. Il mix di questi elementi ha creato un entusiasmo di massa, che si è
concretizzato nelle lunghe code davanti al Chiostro del Bramante di Roma, dove la mostra è stata
presentata in anteprima.
Milano, per il suo carattere contemporaneo e fashion, non poteva che essere la sede naturale per
il prosieguo del progetto e le sale espositive del Museo della Permanente sono state ritenute le
più adatte ad accogliere, dal 17 marzo, le 39 opere che compongono questo straordinario
racconto sull’amore.
Yayoi Kusama, Tom Wesselmann, Andy Warhol, Robert Indiana, Gilbert & George,
Francesco Vezzoli, Tracey Emin, Marc Quinn, Francesco Clemente, Joana Vasconcelos e
molti altri sono gli artisti chiamati a raccolta da Danilo Eccher per raccontarci l’amore dal loro
punto di vista, tracciando un percorso artistico fortemente emotivo.
La mostra, patrocinata dal Comune di Milano e promossa dal Museo della Permanente, nasce
da un progetto di DART – Chiostro del Bramante, è curata da Danilo Eccher e prodotta e
organizzata dal Gruppo Arthemisia.
L’esposizione vede come sponsor Generali Italia, che attraverso Valore Cultura offre al pubblico
il servizio di audioguida. Valore Cultura è il programma con cui Generali Italia sostiene le migliori
iniziative artistiche e culturali per renderle accessibili a un pubblico sempre più vasto e per
promuovere lo sviluppo e la valorizzazione del nostro territorio.
Special partner Ricola, sponsor tecnico Trenitalia e media partner Radio Monte Carlo. L’evento
è consigliato da Sky Arte HD.
Il catalogo è edito da Skira.
“Ogni gesto artistico, in definitiva, è un atto d’amore per l’umanità intera prima ancora che alla
singola persona – commenta Emanuele Fiano, Presidente del Museo della Permanente di Milano -,
e questa selezione di opere dedicate espressamente all’amore è l’occasione più propizia per far
tornare all’arte quanto ci ha dato. Si tratta, infatti, di una mostra di caratura internazionale che
annovera artisti capaci, ciascuno secondo la propria progettualità creativa, di segnare il nostro
tempo. Dopo l’ampio successo riscosso a Roma, questa rassegna offre anche alla cittadinanza
milanese un’esplosione di forme e di colori scaturiti da un sentimento totale, unico, come l’amore,
la risorsa più disponibile per cambiare il mondo.”
Tra le opere iconiche, Love di Robert Indiana – un quadrato di lettere che dagli Anni ‘60 risiede
nell’immaginario collettivo di tutti; Smoker #3 (3-D) di Tom Wesselmann, l’intramontabile One
Multicoloured Marilyn (Reversal Series) di Andy Warhol e il pulsante Coração Independente
Vermelho #3 (PA) di Joana Vasconcelos.
Un’opera nell’opera: i visitatori saranno invitati a lasciare la propria testimonianza all’interno del
percorso espositivo, creando un’opera d’arte nuova, che crescerà giorno dopo giorno insieme alla
mostra.
GLI ARTISTI E LE OPERE
La mostra è una rassegna unica che esibisce le svariate sfaccettature dell’Amore, il cui percorso
inizia proprio con l’opera Love (1966-1999), un quadrato di lettere che Robert Indiana ha tracciato
agli inizi degli Anni ‘60 e che da allora continua a rappresentare l’icona più forte e suggestiva di
un’immagine che si fa parola, che invade lo spazio, che espone l’essenza dell’arte stessa.
Yayoi Kusama, arriva a Milano, con sei opere, mai esposte in Italia: Lips Floating in the Waves
[TOWHC], 2005, Morning Waves [TEXHT], 2005, Woman’s After-Image [FAOWE], 2005, Arrival
of Spring [QA.B.Z], 2005, Women Waiting for Spring [TZW], 2005, Signs of Spring [WQZY],
2007 che fanno parte della serie Love Forever. Dopo il grande successo dell’istallazione All the
Eternal Love I Have for the Pumpkins, la famosissima artista giapponese, nominata dal Time nel
2016 come una delle 100 personalità più influenti del mondo, esporrà a Milano sei grandi dipinti. In
queste opere ritroviamo gli elementi caratteristici dell’iconografia e del mondo immaginifico di
Kusama, occhi, volti di profilo e altre forme più indeterminate che richiamano le strutture cellulari,
spesso in combinazioni pulsanti, campeggiano sulle tele evocando paesaggi mentali ricchi di
suggestioni surrealiste e psichedeliche che animano, da sempre, la prolifica e istintiva fantasia
dell’artista.
Essenzialità stilistica e centralità assoluta dell’immagine sono poi protagoniste di Smoker #3 (3-D)
del 2003 di Tom Wesselmann: un’immagine volutamente stereotipata e commerciale, dettata
dalla cultura di massa che impone la propria grammatica, il proprio vocabolario e che va a
scardinare l’ordine sociale delle immagini attraverso un amore pop e coraggioso, che non teme di
sfiorare anche la seduzione e l’erotismo.
Infido e paludoso è il terreno sul quale fluttuano gli acquarelli di Francesco Clemente: i suoi lavori
respirano gli aromi delle spezie orientali e presentano infiniti volti, come Androgyne Selfportrait
III (2005), dove sorriso e dolore convivono, dove la vita e la morte si abbracciano
indissolubilmente. In queste immagini l’amore si riconosce in tutta la sua ambiguità, si riflette su
una piccola barca alla deriva prima di affondare e alzare dal proprio cuore il simbolo della resa,
come nell’opera Surrender (2015).
Allo stesso universo turbolento appartiene l’opera di Marc Quinn con le sue rappresentazioni
vittoriose di una natura felice, colorati mazzi di fiori e quel tripudio abbagliante di luci che allontana
il sospetto del male ma che lascia spiragli al biancore gelido della fine, del tempo scaduto: sono
fiori recisi come in Thor in Nenga del 2009: colori bloccati dalla chimica, natura congelata, è il
meraviglioso sorriso della morte che si affaccia, con arabeschi e pennacchi, in tutto il suo trionfo.
Sono immagini dell’intensa bellezza dell’amore che custodisce la propria tragedia, la gioia di un
sentimento profondo che affoga nelle lacrime di un inganno.
Ma è forse, in assoluto, l’immagine di Marilyn Monroe con One Multicoloured Marilyn (Reversal
Series) del 1979-1986 a rappresentare, con più solida suggestione, il complesso ingorgo emotivo
dell’amore.
Marilyn, la cui immagine è diventata la firma di un artista come Andy Warhol: non solo l’icona più
riprodotta della contemporaneità, ma un sogno visionario, allucinato di bellezza e disperazione, di
eleganza e povertà, di infantile dolcezza e segreta perversione. Un’intera vita contorta e
contraddittoria, congelata nella santità di un volto, il silenzio di uno sguardo in cui convivono tutte
le espressioni, tutti i sentimenti e tutte le immagini possibili.
Video-installazioni raccontano nel percorso espositivo differenti linguaggi sperimentati da Ragnar
Kjartansson, Tracey Moffatt, da Nathalie Djurberg e Hans Berg.
L’amore è raccontato nell’ingannevole impianto teatrale di God (2007) di Ragnar Kjartansson e
nelle romantiche e storiche scene dei baci cinematografici in Love (2003) di Tracey Moffatt; voci
distorte di un mondo oscuro, fiori giganti di cartapesta che alludono a una bellezza inquietante, una
struttura teatrale e filmica sono invece i protagonisti dell’opera The Clearing (White, yellow, blue
and black) del 2015 di Nathalie Djurberg e Hans Berg.
L’arte e la scrittura raccontano indelebili frammenti di vita attraverso l’intima e luminosa grafia di
Tracey Emin con My Forgotten Heart (2015); fragilità e timore si manifestano in tutta la loro
evidenza nei corpi torturati e feriti delle sculture femminili di Mark Manders.
Con Francesco Vezzoli il linguaggio scultoreo e quello filmico si accarezzano in un dialogo
sottilmente seducente: in The Eternal Kiss (2015) il silenzio marmoreo della statuaria romana
imperiale e la cinematografia lussuosa e barocca alla Luchino Visconti si fondono nel gioco di un
amore impossibile ricamato con lacrime, colto in sguardi intensi, profumato da labbra sfiorate.
E ancora un esercizio di equilibrio è quello espresso in Crystal Gaze (2007) da Ursula Mayer e
l’algido involucro che avvolge le sue modelle eteree, bellissime e lontanissime, prive di respiro,
manichini eleganti dai sentimenti impossibili sul vortice del peccato. Lo stesso feticistico rapporto
con la statuaria classica è quello di Vanessa Beecroft che privilegia il corpo reale delle modelle e
la fotografia come in VBSS.003.MP (2006).
Altro azzardo è compiuto da Gilbert & George che in Metalepsy (2008) sfigurano i loro stessi
corpi in un intreccio di immagini e in un gioco in cui è impossibile abdicare al grande sogno
identitario di arte e vita.
Perché l’arte è anche musica: a completare il caleidoscopico quadro di sensazioni Coração
Independente Vermelho #3 (PA) [Red Independent Heart #3 (AP)], il gigantesco cuore fatto di
posate di plastica rosse di Joana Vasconcelos che canta, con la voce di Amalia Rodriguez,
l’incanto del fado. Si contrappone così l’armonia della musica alla cantilena della tristezza,
l’immagine simbolica dell’amore alla quotidianità ripetitiva raccontata dalle posate di plastica con
cui la Vasconcelos rincorre ora gli aspetti più tormentati del simbolo, ora quelli più concettuali della
grammatica compositiva.

SEDE ESPOSITIVA
Museo della Permanente, Milano
ORARI
Tutti i giorni 9.30 – 19.30
(La biglietteria chiude un’ora prima)
BIGLIETTI
Intero € 13,00 audioguida inclusa
Ridotto € 11,00 audioguida inclusa
INFO E PRENOTAZIONI
T. +39 02 89 29 711

(Visited 41 times, 1 visits today)