ATIR Teatro Ringhiera di Milano “PRESENTE” Stagione 2016/17

Racconti di Zafferano con logo_4

“Presente” ancora, nonostante tutte le difficoltà.

“Presente” sul territorio, un presidio d’arte e cultura.

“Presente” nell’istante, come uno specchio.

“Presente” perché c’è, non ci fa.

“Presente” che non rinuncia, non si arrende.

“Presente” nelle voci che lo raccontano, nella sinfonia di movimenti che lo compongono.

Preludio

Si parte. Alla ricerca del nostro io più vero e profondo. Alla ricerca di uno stato di necessità reale. Per sentirsi liberati, per tornare a respirare. Assomigliare a noi stessi. Provarci. Magari riuscirci.

Adagio

Storie di migrazione. Cosa stiamo diventando? Cosa sta diventando questo nostro mondo “capitalista”? Quale riscatto? Quale speranza? Esiste una via d’uscita? Fuor di retorica, però. Esiste un modo per farcela?

Andante

Imbattersi nell’altro. Usi, lingue, culture diverse. Capire e farsi capire. Certo, il denaro appiana certe differenze (ma ne acuisce altre). Esistono distanze incolmabili? E ribellarsi, ribellarsi è ancora possibile?

Allegro-Finale

Il gioco. La leggerezza di un’identità che non si lascia ingabbiare, di relazioni che si definiscono nell’amore e non nella norma, parole che reinventano il vocabolario, imprese e records che ci ricordano quanta vita scorra ad ogni pulsazione.

“Presente” è drammaturgia contemporanea, è poesia, è ricerca di un senso possibile di “sacro”, è giovane, è laboratori per cittadini, di ogni razza, ceto, genere, orientamento, è fitta rete di collaborazioni con artisti e con istituzioni, è queer, è grandi attori e grandi attrici.

“Presente” è una comunità di artisti e spettatori che saprà fare di questa nuova stagione del Teatro Ringhiera un’esperienza indimenticabile.

Serena Sinigaglia

PRELUDIO

DA GIOVEDì 22 A DOMENICA 25 SETTEMBRE e DA GIOVEDì 29 A DOMENICA 2 OTTOBRE – ore 20

RACCONTI DI ZAFFERANO

ovvero “il rito della sopravvivenza non si celebra da soli”

di e con Maria Pilar Pérez Aspa

durante lo spettacolo l’attrice cucina una paella di carne secondo la ricetta dell’epoca cervantina
Fuori abbonamento: spettacolo e cena 22 €

Mangiamo e parliamo con lo stesso organo. Cibo e parole convivono nella nostra bocca e si nutrono a vicenda. Per questo l’atto di mangiare rappresenta uno degli aspetti più evidentemente culturali nell’uomo.

“Ho raccolto pagine memorabili di Cervantes, Proust, Vicent, Montanari, Scarpellini, Montalbàn, Fernando De Rojas, pagine che parlano di cibo, di fame, di nutrimento, di ritualità… le ho messe assieme a tante ricette e le ho sparpagliate sulla tavola da pranzo. Così è nata questa letteratura ai fornelli, una sorta di fumetto a parole sulla storia dell’alimentazione: due pentole, un tavolo lungo, dei commensali, testi e riflessioni sull’atto di mangiare. Si cucina, si racconta, si mangia. Perché col cibo non si gioca ma ci si può divertire”.  Maria Pilar Pérez Aspa

DA VENERDì 7 A DOMENICA 9 OTTOBRE – DA VENERDì 14 A DOMENICA 16 OTTOBRE – ore 20

reading teatrale

L’ARTE DELLA GIOIA

di Goliarda Sapienza / con Sandra Zoccolan / fisarmonica Giulia Bertasi – Guido Baldoni
Fuori abbonamento: spettacolo, aperitivo e concerto 12 €

“L’arte della gioia” è la storia di Modesta, nata nel 1900 da una famiglia poverissima della Sicilia, e che, attraverso la volontà lucida di essere felice senza soccombere ai pregiudizi, affronta la vita, passando dal convento all’aristocrazia, con un’esplosione di vitalità, erotismo, intelligenza e dolore.

E’ un personaggio amorale, alla ricerca appassionata e sensuale dell’autocoscienza e dell’autodeterminazione. Sfida la cultura patriarcale, fascista, mafiosa e oppressiva in cui vive.

Nella sua vita, che è un romanzo d’avventura, Modesta incontra uomini e donne che seduce, che ama con tutto il corpo e la mente, ai quali trasmette la volontà critica lasciando loro la libertà di scegliere la propria strada.

Un modello di donna anomalo, spiazzante, che ti cattura e ti travolge.

SABATO 15 OTTOBRE – ore 21.30
COMUNQUE VADA, STANCHI
esito del laboratorio permanente per attori e drammaturghi stagione 15/16
a cura di Serena Sinigaglia e Renata Ciaravino
Fuori abbonamento:  5 €

ADAGIO

DA MARTEDì 8 A DOMENICA 20 NOVEMBRE – prima milanese

32”.16
TRENTADUE SECONDI E SEDICI
regia Serena Sinigaglia / drammaturgia Michele Santeramo / con Tindaro Granata, Valentina Picello, Chiara Stoppa / scene e costumi Stefano Zullo / colonna sonora Silvia Laureti / luci Sarah Chiarcos  / video Elvio Longato / assistenti alla regia Enrico Baraldi, Mila Boeri, Giulia Sarah Gibbon, Martina Testa / assistenti scene e costumi Marianna Cavallotti, Arianna Summo, Eleonora Peronetti, Martina Di Mastromatteo / foto di scena Serena Serrani / produzione ATIR Teatro Ringhiera / con la collaborazione di NABA Milano – Nuova accademia di Belle Arti / con il sostegno di NEXT2015
spettacolo inserito in INVITO A TEATRO

“2008. Olimpiadi di Pechino. Samia Yusuf Omar viene ripresa da tutte le telecamere del mondo accanto ai mostri sacri dell’atletica, corre per i 200 metri. Il risultato è scontato: è ultima, quasi dieci secondi di distacco dalla prima. Dieci secondi nei 200 metri sono un tempo infinito. Il tempo di Samia: 32’’.16.

  1. Il Corriere della Sera pubblica una notizia. ’Atleta somala muore su un barcone per raggiungere l’Italia: avrebbe voluto partecipare alle Olimpiadi di Londra’.

Ho conosciuto la storia di Samia grazie al bel libro di Catozzella Non dirmi che hai paura e grazie alla segnalazione di amici che lavorano in Sky. Mi sono appassionata subito. Perché la questione dell’immigrazione, perché la questione dell’accoglienza e perché lo ‘scontro di civiltà’… insomma il nostro presente è questo, ci piaccia o meno. Mi sono appassionata anche perché da bambina ho vissuto (e a lungo) proprio in Somalia, proprio a Mogadiscio, dove Samia è nata e da dove Samia è scappata per intraprendere il ‘viaggio’. Il ‘viaggio’ di Samia è anche il mio viaggio e il viaggio di tutti coloro che guardano con pena e preoccupazione a quanto succede ogni giorno a largo di Lampedusa.”  Serena Sinigaglia

“La storia di Samia Yusuf Omar mi è sembrata subito esemplare.

Ho cominciato a raccontarla ma mi sono accorto che il mio sguardo sarebbe stato parziale.  E poi la storia di Samia è già stata raccontata sia in un romanzo sia in televisione. Non era questo dunque l’obiettivo che il testo doveva porsi. L’obiettivo non doveva essere solo il racconto di quella storia. Era, e l’ho capito durante un percorso faticoso e il più possibile onesto, far diventare quella storia uno specchio, che ci mostrasse cosa facciamo noi mentre il mediterraneo si riempie di morti, cosa sono diventato io nel tempo del suo viaggio, nel tempo di tutti questi viaggi che ormai somigliano a semplici notizie con le quali riempire tempo e pagine.

La domanda è diventata: noi che cataloghiamo le vite di chi muore in statistiche e flussi, noi, cosa siamo diventati?

Questo mi ha raccontato Samia, mentre mi accostavo in punta di piedi alla sua memoria, a lei, al suo tempo: 32 secondi e 16.

Ne è venuto fuori un atto unico in tre capitoli, che con la preziosa e costante collaborazione di Serena, mi ha mostrato aspetti, paure e desideri che prima non conoscevo.” Michele Santeramo

E ancora, istanti di migrazione…

VENERDì 25 NOVEMBRE

ore 19.30 proiezione documentario RITALS – domani me ne vado

       di Sophie e Anna-Lisa Chiarello, ITALIA, 2010, 78′ / montaggio: Aline Hervé
/
cast: Vincenzo Chiarello, Maria Bleve, Carmelo Chiarello, Luigi Chiarello, Biagio Chiarello, Filomena Licchetta, Marie-Claire Basile / produzione Gianluca Arcopinto, La Fabbrichetta / film realizzato con il sostegno dell’Apulia Film Commission

– Ingresso gratuito –

Intenso documentario biografico, sorta di saga familiare che ripercorre la storia di Maria e Vincenzo e dei suoi fratelli che, a metà degli anni Cinquanta, dal basso Salento emigrano a Parigi. Con uno sguardo volutamente e dichiaratamente intimista, al tempo stesso divertito e malinconico, le due registe si inseriscono nella vicenda attraverso una porta privilegiata, quella del racconto di vita, della storia orale e delle immagini in super8, dove, però, l’interesse per il vissuto migratorio non ha lo scopo di confinare nel particolare, ma di aprire spazi di identificazione e di rimandi a vissuti collettivi.

ore 21.00  ME NE VADO
di e con Marcela Serli / Progetto vincitore del Premio “Emergenze 2009”
con il sostegno della Provincia di Massa Carrara e dell’Associazione Arts Village / Primo premio “I racconti dell’isola” Isolacasateatro (Milano) / produzione Atopos

“Andarsene è il pensiero costante di chi si sente straniero nel proprio paese, di chi si sente straniero ovunque. Come se la salvezza fosse muoversi! Chissà qual è la salvezza, chissà dove sta. Questa è la domanda che mi pongo. Me ne vado è un piccolo dolore. Parla delle paure che ho. Parla dell’odio che provo e che credo proviamo.Parla del desiderio di andarsene, anche da se stessi.Me ne vado è un viaggio crudele ma ironico intorno al mondo. Intorno alle storie del mondo. Quelle storie che hanno fatto sì che gli uomini partano, se ne vadano. Se ne vadano alla ricerca di un luogo felice. O almeno vivibile. Chiamo “paesaggio umano” quel paesaggio urbano, misto tra gente e luogo, misto tra abitanti di un luogo e il luogo stesso. Questi uomini e la loro terra non possono essere separati, perché questa terra ha fatto diventare così questi uomini, e questi uomini hanno fatto di questa terra quello che è.Sono legati loro malgrado per sempre. Anche quando se ne vanno. Così è stato per mio nonno.Così è stato per mio padre. Così per me.Le ragioni. Quando le ragioni diventano troppo urgenti, quando le ragioni si fanno così numerose da accavallarsi, da mescolarsi fra di loro, fino a diventare solo una melma illogica di ragioni. A quel punto non c’è famiglia, non c’è amore, non c’è patria che tenga. Il tuo partire diventa urgente, come una bomba, come una guerra, diventa cieco. E le ragioni se ne vanno a puttane. Perché a quel punto l’urgenza è diventata tutto.”  Marcela Serli

SABATO 26 NOVEMBRE ore 19.30
LA STESSA LUNA
con Erica Giovannini e Francesco Campanoni / spettacolo liberamente tratto dal libro di Julie Otsuka Quando l’imperatore era un dio / consulenza di Gyula Molnàr

Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli emigrati giapponesi negli Stati Uniti vennero considerati nemici in patria. Tutti gli uomini di origine giapponese, anche se americani, furono arrestati. Le loro famiglie dovettero abbandonare le proprie case e furono trasferite nel deserto, in campi di internamento, dove rimasero fino alla fine della guerra. Fu così che una mattina una donna, dopo aver letto l’ordine di evacuazione, tornò a casa a preparare le valigie. Quando i suoi bambini tornarono da scuola, lei gli disse che dovevano partire. Non sapeva per dove, né per quanto tempo…

Una storia di ogni tempo, profonda, libera e leggera, che trasforma perfino il terrore. Vengono in mente i bambini tra ingenuità e resilienza, e il gioco continuo della vita.

DA MARTEDì 29 NOVEMBRE A DOMENICA 4 DICEMBRE – prima milanese
IL VANGELO SECONDO ANTONIO
scritto e diretto da Dario De Luca / con Matilde Piana, Dario De Luca, Davide Fasano / produzione Scena Verticale

Don Antonio, un parroco di una piccola comunità, vicario generale del vescovo, si ammala di Alzheimer. Al suo fianco la sorella, devota perpetua dal carattere rude e un giovane e candido diacono. La malattia colpirà la mente brillante di questo sacerdote e nulla sarà più come prima: i congiunti si muoveranno a tentoni in un terreno per loro sconosciuto, con rabbia, insofferenza e shock. Don Antonio, entrato nella nebbia, inizierà a perdere tutti i riferimenti della sua vita ma allaccerà un rapporto nuovo e singolare con Cristo che porterà avanti anche quando, alla fine, si sarà dimenticato della malattia stessa.

Dimenticare di dimenticarsi può essere comunque un punto di arrivo, un ultimo approdo verso la propria interiorità. Perché il racconto della malattia, condito dell’involontaria comicità che si porta dietro, è anche il pretesto per riflettere sulla fede e sul senso religioso che ognuno di noi, volente o nolente, ha dentro di sè.
In Italia il tabù della demenza è ancora un macigno, un qualcosa che si nasconde dietro giri di parole. A più di cento anni dalla scoperta del morbo si fa fatica ad abituarsi all’idea che tanto non c’è cura, che tanto non ci sono vere e proprie terapie. In Italia i malati sono più di un milione. A tutti loro e alle loro famiglie questo spettacolo è dedicato.

VENERDì 16 DICEMBRE ORE 20.45
A COSA SERVE LA POESIA
canti per la vita quotidiana
di e con Gianluigi Gherzi e Giuseppe Semeraro / produzione Principio Attivo Teatro

Uno spettacolo che interroga la nostra vita quotidiana, la nostra forza nell’essere presenti al presente. Poesia e teatro. Il teatro che abbraccia la poesia come ponte verso le emozioni e le visioni del presente. A cosa serve? Arte, poesia, teatro, come antidoti allo svuotamento dell’esperienza, come segno, traccia e cammino, verso un respiro altro e alto. Poesia che diventa monologo teatrale, confessione, diario della vita quotidiana, dialogo col pubblico, invettiva, canzone. Infinito e quotidiano si tengono per mano, tornando a essere canto: delle mattine, dei cibi a tavola, dei tramonti, delle strade della notte. Teatro e poesia che camminano, per le strade del mondo, a cogliere visioni, con l’anima di un andare che non si accontenta dei simulacri del presente.
Un viaggio dentro la nostra storia di questi anni, nei luoghi delle grandi città, i quartieri bianchi, le periferie. Poi, d’improvviso, l’incontro con l’acqua, il mare, la terra, i cieli, che diventano mentori e compagni di quel viaggio.
A cosa serve la poesia? Una domanda popolare, allegra, profonda, lieve, sulla necessità dell’umano. La poesia che incontra il teatro, dando vita a una parola che stringe tutti: poeti, attori, pubblico, teatri e luoghi che ospitano questo spettacolo.

SABATO 17 DICEMBRE – ore 19.30

FRANCESCO POLVERE DI DIO
di e con Riccardo Tordoni / musiche composte ed eseguite da Paolo Ceccarelli

“Per me raccontare la storia di Francesco significa, sostanzialmente, metterla in relazione con la mia vita e, in questo processo, sperare che entri in relazione anche con la vita di altre persone. Il momento del ‘ritiro’ per lo studio continuo delle Fonti Francescane, delle infinite biografie, i frequenti incontri con persone che cercano di conoscere Francesco o di viverlo attraverso la propria esistenza, è così accompagnato dal momento comunitario, ovvero il rituale del teatro. Sicché posso dire che lo spettacolo è in continua costruzione all’interno di questi due poli: il ritiro e la missione.

Entrambi sono fondamentali e imprescindibili per raccontare questa storia. C’è il momento in cui mi raccolgo e ‘vedo’ degli aspetti di Francesco e il momento in cui scopro, immerso in una comunità momentanea qual è quella che si forma durante la rappresentazione, cose che da solo non potrei ‘vedere’”.  Riccardo Tordoni

 “Amerò per sempre lo spettacolo di Tordoni perché segue la logica del capolavoro e trasmette veramente l’evento dell’incarnazione fuori delle metodiche moralistiche e attualizzati del supermercato delle occasioni gestito dalle solite agenzie clericali o ecclesiastiche.”  Alvaro Cacciotti

DOMENICA 18 DICEMBRE – ore 20.45
TOMBOLATA SPACCATACCHI
Nina’s Drag Queens

Fuori abbonamento: 10 €

Al Teatro Ringhiera il Natale si festeggia così, con la TOM TOM TOMBOLA delle Nina’s Drag Queens!

Venite, venite a scambiarvi gli auguri sotto l’albero tra panettoni e boa di piume, lenticchie e lamé. In palio, le stesse Nina’s, che con numeri musicali, baci rubati sotto il vischio, tacchi e pacchi regalo, animeranno una serata frizzante e colorata. Ma non temete, ci saranno anche i premi più tradizionali: dolciumi, cotillons, biglietti per il Teatro Ringhiera e gli ambitissimi Drag Queen Kit©, con tutto il necessario per ricreare a casa vostra una Divina che si rispetti.

DA MARTEDì 20 A GIOVEDì 22 DICEMBRE

MAGNIFICAT
di Alda Merini / con Arianna Scommegna / fisarmonica Giulia Bertasi / regia Paolo Bignamini / scene e aiuto regia Francesca Barattini /foto di scena Federico Buscarino /produzione Teatro de Gli Incamminati /Desidera /in collaborazione con ScenAperta Altomilanese Teatri e ATIR Teatro Ringhiera

Le brucianti parole di Alda Merini raccolte nel libretto Magnificat suscitano una vibrante interpretazione da parte di Arianna Scommegna che sa restituire tutta la carnalità, tutta l’intimità e tutta la sorprendente immedesimazione della poetessa milanese nei panni della Vergine Maria. Nel Magnificat di Alda Merini, l’umanità di Maria fa emergere una potente contraddizione: la vastità del mistero che trova spazio in un corpo, e per giunta il corpo di una ragazzina.
Così, nelle parole di quella che sarà la madre di Dio, incontriamo lo spavento e la speranza, lo sgomento e lo stupore, il dubbio e la certezza.
Questo contrasto, che trova il suo compimento nell’accettazione dell’insondabile, e quindi nella scelta dell’opzione più difficile, quella del baratro dell’incomprensibile, fa deflagrare le nostre coordinate spaziali (il nostro quotidiano) e, soprattutto, quelle temporali.

La poesia di Alda Merini, nelle parole di Maria, riesce infatti a far coesistere lo smarrimento presente, il ricordo dell’innocenza passata e la dolorosa consapevolezza dell’avvenire. Maria è, nel medesimo tempo, se stessa, la ragazzina che era e la madre di Dio che sarà. Un cortocircuito vertiginoso e inafferrabile.
Ed è proprio della grande poesia consentirci di scorgere questo incomprensibile.

ANDANTE

DA GIOVEDì 12 A DOMENICA 15 GENNAIO
reading teatrale
LA PORTA
di Magda Szabò / con Maria Paiato e Maria Pilar Pérez Aspa

spettacolo inserito in INVITO A TEATRO

E se la chiave fosse accettare qualcuno per com’è, evitando completamente la tentazione di cambiarlo?
Se conoscere una persona avesse come rischio poterla amare meglio, saremmo disposti a rischiare?

Due donne, distanti, opposte, lontane per vita, educazione, gusti, strato sociale che il caso mette molto vicino. Una un’isola, l’altra un continente. Una antica come una statua, l’altra moderna e libera. Danzano, si studiano, si rispettano e finiscono per conoscersi. Di quella conoscenza molto vicina all’amore.

DA MARTEDì 17 A DOMENICA 22 GENNAIO
LA MITE
liberamente tratto dal racconto di Fedor Dostoevskij
adattamento e regia di César Brie / con Clelia Cicero e Daniele Cavone Felicioni / bambola realizzata da Tiziano Farlo / musiche originali Pietro Traldi / costumi Elisa Alberghi / scene Roberto Spinacci / disegno luci Sergio Taddo Taddei / produzione Teatro Presente

“Finché lei è qui va ancora tutto bene, posso andare a guardarla ogni istante, ma domani che la porteranno via, come farò a rimanere da solo?”

Questa disperata domanda è l’inizio della vicenda.

La Mite è un racconto che Dostoevskij ha scritto prima di fare I fratelli Karamazov, ispirandosi a un fatto di
cronaca che lo aveva molto colpito: il suicidio di una ragazza definito dai titoli dei giornali un suicidio mite.
L’originale ci presenta un uomo disperato che vuole capire perché sua moglie si è uccisa e fa una specie di lungo soliloquio nel quale ricerca le ragioni di questo atto disperato. Nel nostro spettacolo invece abbiamo fatto parlare entrambi. Il testo è del 1876 e lei, la Mite, disegna un’inquietudine che ha già la complessità della questione di genere, tanto più potentemente insidiosa e attuale in quanto ancora priva di sovrastrutture ideologiche.

“A raccontarci la storia è lui, l’usuraio, l’uomo freddo e severo del banco dei pegni, che poco prima aveva sposato una ragazza buona e mite, e ora cerca una ragione che spieghi il suo suicidio. I due sono in scena senza separarsi mai, in un dialogo di azioni e parole. Lui cerca di capire l’accaduto, torna indietro, ricorda, si confonde, capisce, sale dolorosamente verso la coscienza di ciò che ha scatenato, provocato. Lei lo aiuta a ricostruire, descrive i fatti, aggiunge, conferma, tace. Poiché è morta, non può argomentare, ragionare o giustificare. Lei è la sua memoria, la sua vittima, la sua colpa, il suo amore ferito, il suo silenzio”. César Brie

GIOVEDì 26 GENNAIO – ore 20.45

TUTTI IN SCENA!

lezione aperta/spettacolo del laboratorio per cittadini abili e diversamente abili del Teatro Ringhiera / progetto “Gli spazi del teatro”, in collaborazione con la cooperativa sociale Comunità Progetto / conduzione a cura di Chiara Stoppa

Fuori abbonamento: 8,50 €

Attori abili e diversamente abili giocano recitano ed improvvisano insieme, dando vita ad un incontro tra le diversità divertente e contagioso. Un’esperienza coinvolgente alla quale anche gli studenti sono invitati a partecipare.

DA VENERDì 27 A DOMENICA 29 GENNAIO

DONNA NON RIEDUCABILE

di Stefano Massini / con Ottavia Piccolo / regia Silvano Piccardi / musiche per arpa composte ed eseguite dal vivo da Floraleda Sacchi / produzione Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano /

Scritto da Stefano Massini, è l’adattamento in forma teatrale di brani autobiografici e articoli di Anna Politkovskaja, la giornalista trovata morta il 7 ottobre 2006 nell’androne della sua casa moscovita, uccisa da quattro colpi di arma da fuoco. Un piccolo grande “caso” della scena teatrale italiana, programmato capillarmente sul territorio stagione dopo stagione, in cui Ottavia Piccolo dà voce allo smarrimento, all’orrore, alla dignità e anche all’ironia di questa donna indifesa e tenace, con il rigore e l’intensa partecipazione di un’attrice che in quei valori di libertà si identifica fino in fondo.

“Un semplice tavolino, le scarne azioni sceniche, il variare delle atmosfere sottolineate dai mutamenti spaziali suggeriti dalle luci, era dunque tutto ciò cui ci saremmo affidati, per evocare, dalla ristretta postazione di un palcoscenico, un intero mondo di emozioni. Fino alla tragedia”. Silvano Piccardi

“La mia idea era trasformare drammaturgicamente questi materiali lavorando sullo scatto d’istantanea, ovvero sulla sequenza immediata, sul flash che coglie un dettaglio e dalla somma di dettagli ricava l’insieme. Il mio unico obiettivo era restituire dignità teatrale ad una sensazione che mi aveva colpito nel primo avvicinamento ai testi della Politkovskaja: la loro feroce immediatezza. La loro portata fotografica. Ho tentato così di costruire un album di immagini, una carrellata di esperienze in presa diretta, una galleria di zoom su precise situazioni, atmosfere, solo talvolta stati d’animo. Ne è nato un collage di quasi venti quadri. Ogni volta che il quadro inizia il pubblico non sa niente: viene brutalmente scaraventato dalle parole in un determinato contesto che non conosce e che sta a lui ricostruire dai particolari. E’ come se per venti volte gli occhi si riaprissero e si richiudessero su temi e luoghi diversi, sempre da intuire. Direi che non si tratta di un testo sulla Politkovskaja, bensì un viaggio “negli occhi di Anna Politkovskaja. Visione in soggettiva degli abissi russo-ceceni”. Stefano Massini
DA VENERDì 3 A DOMENICA 5 FEBBRAIO – ore 20.45
MATRIOSKE
giochi di famiglia en travestì
un progetto di Nina’s Drag Queens con le allieve del corso “Madri e figlie, regine e reginette”

Fuori abbonamento: 12 €

Chi ti portò la prima volta all’asilo, con lo zainetto del mio-miny-pony? Chi ti ha vietato il corso di nuoto sincronizzato? A chi hai rubato le prime scarpe col tacco e i primi rossetti?

La risposta è lei, sempre lei, La MAMMA!

Immagine di riferimento intramontabile o ingombrante modello d’altri tempi, ce la portiamo dietro, la imitiamo, la fuggiamo, ci facciamo i conti. In un duello di amore e odio, tra una canzone in playback struggente e una danza liberatoria, andrà in scena una girandola di madri e figlie, regine e reginette, amiche e alleate o perfide rivali.

Ogni travestimento affonda le sue radici nell’infanzia, nella stanza dei giochi dove per la prima volta abbiamo sperimentato la trasformazione in qualcosa di diverso, o abbiamo sognato di farlo…

Le Nina’s tornano ad indagare la radice del personaggio drag con le allieve del corso trimestrale in uno spettacolo-rivista più profondo di una seduta psicanalitica, più catartico di un rito psicomagico, più appassionante di una telenovela sudamericana.

Perché nel nostro cuore c’è una sola, vera drag queen: la nostra mamma.

DA GIOVEDì 9 A DOMENICA 19 FEBBRAIO – prima milanese
TRE ALBERGHI
di Jon Robin Baitz / traduzione Masolino D’Amico / regia Serena Sinigaglia / con Francesco Migliaccio, Maria Grazia Plos / scene Maria Spazzi / costumi Erika Carretta / suono e luci Roberta Faiolo / produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

Ken sogna di cambiare il Terzo Mondo lavorando in una multinazionale che sforna prodotti adatti a quei paesi. Ma una multinazionale fa affari, business, e Ken – interpretato da Francesco Migliaccio – senza quasi accorgersene, cambia pelle: ora è uno di quei tagliatori di teste che la Ditta manda in giro per il mondo a licenziare chi non funziona più… o chi si è reso conto che la baby formula di un latte in polvere per le madri africane forse non fa loro troppo bene!

«L’uomo che ho sposato e l’uomo che vende la baby formula alle madri africane, non sono la stessa persona» confessa Barbara – cui dà vita Maria Grazia Plos – moglie di quel dirigente ormai lontano da lei. Due caratteri complessi, vite in evoluzione, in cui i due attori della Compagnia del Teatro Stabile si addentrano guidati da Serena Sinigaglia che per loro ha creato una partitura di intenzioni, sottotesti, interpretazioni, effetti scenici, che si condensano in uno spettacolo significativo, tagliente, emozionante.

In Tre alberghi c’è dunque il dramma di una coppia in cui marito e moglie crescono in modo diverso. C’è la critica a un mondo ormai tutto declinato – cinicamente – sul consumismo e il capitalismo, sempre meno umano e più reificato… Dalle stanze di tre alberghi – a questo allude il titolo – che la scenografa Maria Spazzi ha ricreato in un’ambientazione affascinante e metaforica, marito e moglie raccontano tre fasi della loro vita, che investono lo spettatore con la violenza del lampo di un flash: il successo di Ken, la denuncia di Barbara, la fuga di lui verso – forse – il ritorno a un’età dell’innocenza.

Tre alberghi rappresenta – attraverso la successione di tre monologhi – il disfacimento del protagonista Kenneth che vede il suo matrimonio crollare e la sua persona mostrificarsi. La scelta di Baitz di calare una profonda critica e analisi politico-economica sull’esistenza di due persone la rende immediatamente percepibile, vita concreta”. Serena Sinigaglia

SABATO 4 MARZO – ore 19.30
ATIR HIGH SCHOOL – addestramento per supereroi quotidiani
spettacolo-esito del secondo anno del laboratorio per cittadini abili e diversamente abili del Teatro Ringhiera / progetto “Gli spazi del Teatro”, in collaborazione con la Cooperativa Sociale Comunità Progetto / drammaturgia e regia Annagaia Marchioro, Virginia Zini
Fuori abbonamento: 8,50 €

Benvenuti all’Accademia di Supereroi più rinomata d’Europa: ATIR – Action Training for Incredible Human Reality. Seguirete le vicissitudini di un college molto particolare; una scuola dove l’ordinario viene messo in discussione e dove la realtà si mescola alla fantasia. Allievi incredibili e docenti soprannaturali vi aspettano per l’apertura del nuovo anno scolastico, un simpatico gruppo di eroi che lotta contro chi crede che la realtà sia quella che si vede. Supereroi non si nasce… si diventa!

DA VENERDì 10 A DOMENICA 19 MARZO
CHINGLISH (CINGLESE)
di David Henry Hwang / traduzione Alice Spisa / con Valentina Cardinali, Angelo Colombo, Enrico Maggi, Annagaia Marchioro, Federico Zanandrea / regia Omar Nedjari / produzione Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano e Compagnia Formelinguaggi

Chinglish è la storia esilarante di Daniel Cavenaugh, un uomo d’affari americano che compie il tentativo disperato di lanciare una nuova impresa in Cina. Solo tre cose sembrano ostacolare il suo cammino: non parla la lingua, non conosce le usanze del paese, e s’innamora dell’unica donna che non può assolutamente avere. Un’opera ricca di equivoci ed intrighi, estremamente attuale quanto lo è oggi il rapporto che abbiamo con la Cina. Una potente opera di satira sulla corruzione che attraversa l’imprenditoria e la politica, cui si unisce un’audace sperimentazione linguistica, evidente nell’uso del bilinguismo e di raffinati giochi di parole. Il testo ha vinto il Josef Jefferson Award ed è stato rappresentato con successo a Broadway.

ALLEGRO FINALE

DA MARTEDì 28 MARZO A DOMENICA 9 APRILE – prima nazionale

UN ALT(R)O EVEREST

di e con Mattia Fabris e Jacopo Bicocchi / scene Maria Spazzi / scelte musicali Sandra Zoccolan / sound designer Silvia Laureti / regia Mattia Fabris e Jacopo Bicocchi / Produzione ATIR Teatro Ringhiera
spettacolo inserito in INVITO A TEATRO

Jim Davidson e Mike Price sono due amici. Sono una cordata. Nel 1992 decidono di scalare… la loro montagna: il Monte Rainier nello stato di Washington, Stati Uniti. Il sogno di una vita, una vetta ambita da ogni scalatore, un passaggio obbligatorio per chi, nato in America, vuole definirsi Alpinista. “The Mountain” come la chiamano a Seattle. Ma le cose non sono mai come ce le aspettiamo e quella scalata non sarà solo la conquista di una vetta. Sarà un punto di non ritorno, un cammino impensato dentro alle profondità del loro legame, un viaggio che durerà ben più dei 4 giorni impiegati per raggiungere la cima.

“La storia di Mike e Jim parla di qualcosa che tutti abbiamo conosciuto e con la quale prima o poi dobbiamo fare i conti: la perdita, il lutto, la mancanza… e assieme quel dialogo, silenzioso e profondo che continuiamo ad avere con le persone che non sono più con noi ma che in qualche modo… continuano ad essere con noi.” Jacopo Bicocchi e Mattia Fabris

DA MARTEDì 25 A SABATO 29 APRILE

NOME DI BATTAGLIA LIA

testo e regia Renato Sarti / con Marta Marangoni, Rossana Mola, Renato Sarti / musiche originali Carlo Boccadoro / video Buzz 2001 / con il patrocinio di Associazione Nazionale Partigiani Italiani, Associazione Nazionale Ex Deportati, Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione Italiano, Federazione Italiana Associazioni Partigiane, Laboratorio Nazionale per la Didattica della Storia / medaglia commemorativa Presidenza della Repubblica / produzione Teatro della Cooperativa

Molte volte, quando si pensa alla Resistenza, l’immagine più usuale a cui si fa riferimento è quella del partigiano combattente e spesso ci si dimentica delle storie apparentemente periferiche. Ci si dimentica che, al di là dei momenti alti e celebrativi, esiste un mondo fatto di episodi che fanno parte di una quotidianità ai più sconosciuta ma dal valore estremamente significativo.

All’interno della grande pagina della Resistenza, il quartiere di Niguarda a Milano, e le donne dei suoi cortili, ebbero un ruolo particolare. Niguarda si liberò il 24 aprile 1945, con un giorno di anticipo su Milano. E fu proprio in quel giorno che si consumò uno degli episodi più tragici della Liberazione della città: colpita al ventre da una raffica di mitra di nazisti sulla via della fuga, moriva – incinta di otto mesi – Gina Galeotti Bianchi, nome di battaglia Lia, una delle figure più importanti del Gruppo di Difesa della Donna. Quest’ultimo vantava a Milano ben quarantamila aderenti, di cui oltre tremila attiviste: assisteva i militari abbandonati da un esercito allo sbando; aiutava economicamente le famiglie in cui il marito, o il padre, era nei lager o in carcere; era parte integrante dei Gruppi Volontari della Libertà e del comitato cittadino del C.L.N.; organizzava manifestazioni e comizi improvvisati nei mercati rionali o in altre zone della città; forniva staffette in operazioni delicate; stampava “Noi Donne”, un foglio clandestino precursore del movimento femminista. Inoltre, sulle spalle delle donne ricadeva gran parte del peso della realtà quotidiana, fatta di bambini e anziani da accudire nel freddo, nella fame e nelle malattie.

Un ritratto tragico e insieme vivace della Niguarda resistente, dedicato alle donne e al loro coraggio.

Un testo basato su testimonianze dirette del nostro recente passato, che, attraverso la riscrittura drammaturgica, si fa tragedia, dolore antico, arcaico. Emblematiche le ultime parole di Lia prima di morire: «Quando nascerà il bambino non ci sarà più il fascismo».

DA MARTEDì 2 A DOMENICA 7 MAGGIO – prima assoluta
MODERN FAMILY 1.0
di Giovanna Donini e Annagaia Marchioro / con Annagaia Marchioro e Virginia Zini / produzione Le Brugole e ATIR Teatro Ringhiera

Alan Bennet scrive: ogni famiglia ha un segreto, ed il segreto è che non è come le altre famiglie. Modern Family 1.0 è uno spettacolo che parla di famiglie. Famiglie di tanti tipi, non sempre felici, ma il più delle volte sì. L’autrice è partita dalla propria famiglia di origine, veneta e quindi: pratica, autonoma e latifondista. Eppure anche surreale, imprevedibile e moderna.

Modern family 1.0 inizia come una serata in famiglia a guardare le diapositive di famiglia con tutta la famiglia presente, ritrovo ormai in disuso quanto l’uso delle diapositive. E quasi senza accorgersene si entra nel vivo, in casa delle due protagoniste. Modern family 1.0 è uno spettacolo comico che racconta la storia di una donna che ama le donne, ma che ama anche l’idea di avere un figlio con la propria compagna. Anzi, con lei non solo vuole un figlio ma vuole proprio una famiglia, che significa anche nonni, zii, cani, gatti, piante, mutui, viaggi, liti, tradimenti, amore e lotta, colloqui con i prof, vaccinazioni, biciclette e rotelle, lezioni di guida, notti insonni e vita quotidiana. Uno spettacolo che vuole raccontare le coppie di oggi e di ieri, per capire quanto l’ideale della famiglia corrisponda al reale, per raccontare della bellezza, della fatica, dell’universale diversità che accompagna la storia di ognuno di noi. E per raccontare di una famiglia composta da donne, entrando nel vivo di temi molto caldi, ma senza surriscaldarsi per niente. Lasciando che sia la realtà, senza finzione, senza retorica, e soprattutto senza giudizio a raccontarsi al pubblico. Abbiamo deciso di aprire le porte di casa. Per voi. E aspettiamo nel frattempo che arrivi il Natale.

DA VENERDì 12 A DOMENICA 14 MAGGIO

FESTIVAL DELLO SPORT

il programma verrà annunciato nel corso della stagione

19, 20, 26, 27 MAGGIO
ORTI INSORTI
“In giardino con Pasolini, Calvino e mio nonno contadino”
di e con Elena Guerrini / musica dal vivo Gianluca Carta / produzione Associazione Culturale Creature Creative

Un viaggio con Elena Guerrini per riappropriarsi della memoria, legata alla civiltà contadina, di cui nonno Pompilio ha fatto parte per tutta la vita.

Foto vecchie, storie, sogni, visioni, ricordi, finzioni, fantasie, memorie, barzellette, canzoni degli anni 70, bestemmie, racconti e personaggi di paese, alcune cose sono successe davvero, altre succederanno…

Si sorride… Si riflette sul mondo contadino. Sulle multinazionali, che tramite il commercio dei semi governano il mondo. Si viaggia all’interno di un mondo contadino profondamente cambiato nel corso degli anni, un mondo che oggi ci presenta nani da giardino, strade bianche e agriturismi dove prima si allevavano gli animali.

Un viaggio affascinante, dalla Maremma a Pasolini, passando per Vandana Shiva, Fukuoka, Libereso Guglielmi, che era il giardiniere di Calvino. Piante e parole. Quando e come è meglio seminare il basilico?
Aveva ragione il nonno, o il manuale “L’orto perfetto in 7 giorni”? O la Ines, che dice che la luna deve essere sempre calante e i semi coperti, o le formiche che dei semi di basilico han fatto il loro cibo? Un piacevole momento per riannodare il legame spezzato con la natura, riflettere su come rispettare l’ambiente, inquinare un po’ meno e coltivare ciò che mangiamo… una moderna riflessione sul concetto di progresso e sviluppo.

DA VENERDì 19 MAGGIO A VENERDì 2 GIUGNO
ESITI DEI LABORATORI PER LA CITTADINANZA 

RINGHIERA OFF

PICCOLO TEATRO STUDIO MELATO – DA MARTEDì 28 FEBBRAIO A DOMENICA 5 MARZO
IVAN
liberamente tratto da I Fratelli Karamazov di Fedor Dostoevskij

riscrittura Letizia Russo / consulenza Fausto Malcovati / regia Serena Sinigaglia / con Fausto Russo Alesi / scene Stefano Zullo / luci Roberta Faiolo / assistente alla regia Giulia Sarah Gibbon / coproduzione ATIR Teatro Ringhiera – Teatro Donizetti di Bergamo

Serena Sinigaglia, di casa al Piccolo Teatro, porta in teatro con Fausto Russo Alesi lo splendido capitolo dei Karamazov in cui Dostoevskij immagina che Cristo torni sulla terra, nella Siviglia dell’Inquisizione, e sia messo in catene dal Grande Inquisitore.

“Amo i classici – spiega Serena Sinigaglia – amo la grande letteratura russa dell’800 perché in essa gli uomini osavano ancora chiedersi il perché delle cose, osavano affrontare i grandi temi dell’esistenza. Chi sei? Cos’è l’uomo? Quale il senso del suo agire nel mondo? Cos’è la libertà? Esiste un ordine nel caos? E la violenza, la violenza di cui è intriso l’uomo, ha un’espiazione possibile? Abbandonarsi alla lettura de I fratelli Karamazov è un viaggio nel tempo attraverso gli uomini, nell’uomo. Ed ecco spiccare un uomo tra gli uomini, o forse è solo un ragazzo troppo maturo per i suoi anni, il secondo dei figli Karamazov, il più tormentato, il più assolutamente umano: Ivan. L’uomo e l’intera umanità visti dagli occhi di Ivan Karamazov, questo il nostro viaggio. I fratelli Karamazov secondo Ivan, se volete”.

TEATRO DELLA COOPERATIVA – DA MERCOLEDì 26 A DOMENICA 30 APRILE
(S)LEGATI
di e con Jacopo Bicocchi e Mattia Fabris / musiche Sandra Zoccolan / produzione ATIR Teatro Ringhiera
spettacolo inserito in INVITO A TEATRO

Jacopo e Mattia sono due amici. Sono due attori. E sono due appassionati di montagna. Meglio: arrampicatori della domenica. Circa tre anni fa si sono imbattuti nell’incredibile storia vera degli alpinisti Joe Simpson e Simon Yates.

È la storia di un sogno ambizioso, il loro: essere i primi al mondo a scalare il Siula Grande, attaccato dalla parete ovest. Ma è anche la storia di un’amicizia, e della corda che, durante quella terribile impresa, lega questi due giovani ragazzi. La corda che mette la vita dell’uno nelle mani dell’altro. Come sempre avviene in montagna.

C’è dunque una cima da raggiungere. C’è la estenuante conquista della vetta. C’è la gioia dell’impresa riuscita. E, infine, quando il peggio è passato e la strada è ormai in discesa, c’è la vita, che fa lo sgambetto e c’è la morte, che strizza l’occhio: un terribile incidente in alta quota. Joe durante una banale manovra si rompe una gamba. Da quel momento in poi, tutto cambia. L’impresa diventa riuscire a tornare vivi: a 5.800 metri, la minima frattura si può trasformare in una condanna a morte, i due ragazzi ne sono consapevoli, ma nonostante le condizioni disperate tentano un’operazione di soccorso. Tutto sembra funzionare finché, proprio quando le difficoltà paiono superate, ecco che c’è un altro imprevisto, questa volta fatale. E c’è allora il gesto, quel gesto che nessun alpinista vorrebbe mai trovarsi obbligato a fare: Simon è costretto a tagliare la corda che lo lega al compagno. Un gesto che separa le loro sorti unite. Che ne (s)lega i destini per sempre.

Quell’atto estremo però, in questo caso miracoloso, salverà la vita a entrambi: tutti e due riusciranno a tornare vivi al campo base. E a ritrovarsi insperatamente lì dopo quattro giorni.

È la storia di un miracolo. Di un’avventura al di là dei limiti umani. Ed è al contempo una metafora: delle relazioni, tutte, e dei legami. La montagna diventa la metafora del momento in cui la relazione è portata al limite estremo, in cui la verità prende forma, ti mette alle strette e ti costringe a “tagliare”, a fare quel gesto che sempre ci appare così violento e terribile, ma che invece, a volte, è l’unico gesto necessario alla vita di entrambi.

– Evento Speciale –
MERCOLEDì 7 DICEMBRE ORE 18.00
Proiezione in diretta della prima del Teatro alla Scala

MADAMA BUTTERFLY
di Giacomo Puccini / direttore Riccardo Chailly / regia Alvis Hermanis
– ingresso gratuito –

BAMBINI E FAMIGLIE

DA OTTOBRE 2016 A MAGGIO 2017
PARAPIGLIA!
seconda edizione della rassegna di teatro per ragazzi

a cura di Ditta Gioco Fiaba
allegato a parte il programma dettagliato

per info: info@dittagiocofiaba.com / www.dittagiocofiaba.com

WEEKEND DI TEATRO
CAMPUS DEI FIORI
a cura di Chiara Stoppa
per bambini tra i 4 e gli 11 anni e per ragazzi dagli 11 ai 13 anni

allegato a parte il programma dettagliato
per info e iscrizioni: sociale@atirteatroringhiera.it

INFORMAZIONI

ATIR TEATRO RINGHIERA

Piazza Fabio Chiesa / Via Pietro Boifava 17 -
20142 Milano

info@atirteatroringhiera.it

Uffici tel. 02.87390039 / Biglietteria tel. 02.84892195

ORARI DEGLI SPETTACOLI (salvo diversa indicazione)

martedì, giovedì e venerdì: ore 20.45

mercoledì e sabato: ore 19.30

domenica: ore 16.00

lunedì: riposo

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NOVITA’:

  • stampa@casa e salta la fila!
Da quest’anno puoi entrare direttamente in sala senza nemmeno passare dalla biglietteria, solo mostrando il codice ricevuto sul tuo smartphone o la stampa della mail di conferma.
  • nessuna maggiorazione di prevendita sul biglietto
  • solo per chi acquista online: promozioni dedicate e attivazione della tessera “PUNTI POLTRONA”

 

BIGLIETTERIA
Aperta dal giovedì al sabato dalle 17.00 alle 19.00, negli altri giorni di spettacolo 1h30 prima dell’orario di inizio.

tel. 02.84892195 – email prenotazioni@atirteatroringhiera.it

COME RAGGIUNGERCI 
MM2 Abbiategrasso / tram 3, 15 / bus 79 – Facilità di parcheggio vicino al teatro

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PREZZI DEI BIGLIETTI (salvo diversa indicazione)

INTERO: 18 €

RIDOTTO CONVENZIONI: 15 €

RIDOTTO UNDER 26: 12 €
SPECIALE PROMO GIOVANI under 26 nelle repliche di mercoledì e giovedì: 8,50 €
RIDOTTO OVER 65: 8,50 €

SPETTACOLI TEATRO RAGAZZI: prezzo unico 6 €

ABBONAMENTI

CARNET LIBERO 10 SPETTACOLI: 90 € / RIDOTTO over 65: 80 €
CARNET LIBERO 4 SPETTACOLI: 48 € / RIDOTTO over 65: 32 €
CARTA REGALO (2 tagliandi): 30€

I carnet possono essere utilizzati da soli o in gruppo anche per lo stesso spettacolo su tutti gli spettacoli di prosa tranne le repliche indicate “fuori abbonamento”.

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