RAPPRESENTAZIONI TEATRALI DEL TEATRO PUBBLICO CAMPANO

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Teatro La Provvidenza di Vallo Della Lucania

info 0974717089

Martedì 19 gennaio ore 20.45

Teatro Eduardo De Filippo di Agropoli

Info 0974282362, 3383096807

Mercoledì 20 gennaio, ore 20.45

 

Teatro Eduardo De Filippo di Arzano

Info 0810140898, 3334587302

Giovedì 21 gennaio, ore 20.45

Teatro Di Costanzo-Mattiello di Pompei

info 0818577725 – 3337361628

da venerdì 22 a domenica 24 gennaio

(feriali ore 20.30 – festivi ore 18.15)

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro

presenta

Carlo Buccirosso in

Il divorzio dei compromessi sposi

liberamente tratto dal romanzo di Alessandro Manzoni

scritto e diretto da Carlo Buccirossi

con Rosalia Porcaro

e Gino Monteleone e Nunzia Schiano
e Antonio Pennarella, Peppe Miale, Claudiafederica Petrella,

Giordano Bassetti, Giuseppe Ansaldi
ensemble  Alessandra Calamassi, Elvira Zingone, Alessia Cutigni, Alessia Di Maio, Sergio Cunto, Mauro De Palma, Matteo Tugnoli, Giancarlo Grosso.

musiche Diego Perri, luci Francesco Adinolfi
coreografie Rita Pivano, scene Gilda Cerullo
costumi Maria Pennacchio, direzione musicale Gabriella De Carlo
aiuto regia Martina Parisi, foto Gilda Valenza, parrucche Anna Maria Sorrentino

Don Rodrigo, usuraio dell’entroterra campano, emigrato sulle rive del lago di Como, con i propri scagnozzi, per tentare di rivitalizzare la propria attività fnanziaria minata ormai dalla crisi crescente e dalla concorrenza di similari organizzazioni locali, si invaghisce di Lucia Mondella, futura sposa di Renzo Tramaglino, giovani di modeste famiglie contadine irrimediabilmente compromesse dai legami di usura intrapresi col suddetto Rodrigo, a tal proposito fermamente deciso a sperimentare, loro malgrado, il primo caso di “separazione prematrimoniale, non consensuale, a tasso di interesse fsso”!

La storia, pur mantenendo per sommi capi lo sviluppo del noto romanzo manzoniano, trova nei caratteri dei singoli personaggi, da Perpetua ad Agnese, da Don Rodrigo a don Abbondio, dai Bravi all’Innominato, l’originale chiave di lettura satiro-farsesca, e nel linguaggio musicale degli stessi, attraverso canoni famose riadattate e riambientate in atmosfere e melodie seicentesche, la classica struttura della tradizionale operetta musicale!

L’uso poi di svariati dialetti, dal toscano al bergamasco, dal calabrese al napoletano, dall’emiliano al siculo, e la vorticosa girandola di numerosi personaggi minori, interpretati dai componenti del corpo di ballo, attraverso canzoni e coreografe, completano la struttura di uno spettacolo che trova i suoi innegabili punti di forza nella tradizione teatrale e nel divertimento della più classica delle satire popolari.

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Teatro S. Alfonso Maria de’ Liguori di Pagani

Info 0815158061, 3381890767

Venerdì 22 gennaio, ore 20.45

Teatro Italia di Acerra

Info 0818857258, 3333155417

Sabato 23 gennaio, ore 20.30

Bibi’ Produzioni

presenta

Biagio Izzo in

L’amico del cuore

una commedia di Vincenzo Salemme

con Mario Porfito, Francesco Procopio

e con Antonella Cioli

regia di Vincenzo Salemme

L’amico del cuore è una commedia del 1991. Quando l’ho rappresentata la prima volta, nella stesso anno, era un atto unico e si intitolava “L’ultimo desiderio”. Negli anni successivi sentivo che la commedia aveva una potenzialità maggiore e decisi quindi di scrivere “L’amico del cuore”, ampliandola e separandola in due atti.

La prima volta che la rappresentai in questa forma era il 1995. Fu subito accolta con molto calore. Adesso mi si presenta la possibilità di metterla in scena come regista. Dalle prime letture mi sono reso conto che la commedia, dentro la trama comica, ha una vena di profonda cattiveria.

In questa edizione mi piacerebbe portare in superficie la crudeltà dei rapporti umani.

In questa edizione mi piacerebbe che Michelino Seta diventasse vittima di se stesso, di tutto ciò in cui ha finto di credere, di tutto il suo provincialismo culturale, di tutta la sua mentalità aperta ma solo a parole. E quindi mi piacerebbe che Roberto Cordova diventasse un uomo che coglie nella propria malattia (Deve subire un trapianto cardiaco con poche probabilità di sopravvivenza) un occasione di rivalsa nei riguardi dell’amico più fortunato, quell’amico del cuore, Michelino, che ai suoi occhi appare un uomo di successo per di più sposato con una donna bellissima.

I due sono amici dall’infanzia e probabilmente, Roberto, da sempre pensa che l’amico abbia avuto una vita più facile, più fortunata. Quale occasione migliore quindi per vendicarsi di quell’amico che si dice uomo aperto e democratico, quell’uomo che giudica la gelosia un sentimento barbarico, quale occasione migliore per dimostrare che le sue sono soltanto chiacchiere.

Quindi in definitiva mi piacerebbe che questa edizione fosse proprio un duello, in cui l’arma scelta dai contendenti non è la spada ma l’ipocrisia. Il tutto nella tessitura classica della commedia degli equivoci, dove ognuno dei personaggi si veste di un ruolo per nascondere la propria natura più profonda: un prete ambiguo che non ha deciso se essere “uomo o ministro di Dio”; un ragazzo di quattordici anni (malato del morbo di Matusalemme) che ne dimostra quaranta e crede di essere la reincarnazione di un merlo; la mamma di questo ragazzo legata ancora al ricordo del marito defunto, ma che alla prima occasione cede alle lusinghe di un tassista invadente e aggressivo.

E su tutti spicca Frida, IL SOGNO. Frida, la bellissima moglie di Michelino, Frida la bionda svedese, Frida ricordo di una Svezia del progresso, la Svezia della libertà, la Svezia senza tabù e senza peccato, Frida innocente e Frida che adesso…aspetta un bambino. E ad imbrogliare ancora di più la matassa interviene chi quella matassa la dovrebbe sbrogliare: la ginecologa, che dirà.

Infine, come mi capita di fare da qualche anno, mi piacerebbe anche in questo caso, aprire in qualche modo la commedia al pubblico, alla partecipazione del pubblico. Mi farebbe piacere cioè che questa commedia, per il pubblico in sala diventasse quasi un racconto, un aneddoto sul quale ognuno potrebbe essere chiamato ad esprimere la propria opinione. Mi piacerebbe cioè che ognuno degli spettatori maschi si domandasse: ma se il mio amico del cuore, in punto di morte, mi venisse a chiedere, come ultimo desiderio, di andare a letto con mia moglie, cosa farei? E mi farebbe anche piacere sapere cosa ne pensa la moglie.

Vincenzo Salemme

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Teatro Comunale di Lacedonia

info 3346632836 – 3337448095

Venerdì 22 gennaio, ore 20.45

Teatro delle Arti di Salerno

info 089221807

Sabato 23, ore 21.00, e domenica 24 gennaio, ore 18.30

I due della città del sole srl

Presenta

Luigi De Filippo

in

Miseria e nobiltà

commedia in due parti di Eduardo Scarpetta

rielaborazione e regia di Luigi de Filippo

con (in o. a.)

Pupella, Fabiana Russo

Concetta, Stefania Aluzzi

Luisella, Stefania Ventura

Gioacchino, Il Padrone Di Casa, Vincenzo De Luca

Luigino, Giorgio Pinto

Pasquale, Massimo Pagano

Peppeniello, Michael Imperatore

Felice Sciosciammocca, Luigi De Filippo

Eugenio, Marchesino, Carlo Zanotti

Il Cuoco, Giorgio Pinto

Vincenzo, Cameriere, Vincenzo De Luca

Gaetano Semmolone, Paolo Pietrantonio

Biase, Michele Sibilio

Il Marchese Ottavio, Luca Negroni

Gemma, Francesca Ciardiello

Bettina, Cameriera, Claudia Balsamo

La ripresa di questa storica e famosa commedia da parte di Luigi De Filippo che ne è autorevole protagonista e regista, vuole essere un omaggio a Eduardo Scarpetta, riformatore del Teatro napoletano, che proprio in questa “Miseria e nobiltà” aveva compiuto la sua riforma, con l’invenzione e la consacrazione del personaggio di don Felice Sciosciammocca, prototipo del napoletano piccolo borghese, che sostituisce Pulcinella, maschera d’altri tempi.

La fame è  il tema della commedia, e da quando Scarpetta  scrisse questo testo  fino ad oggi, la fame è rimasta immutata: la fame di lavoro, la fame di sopravvivenza, la fame di giustizia, quella fame che, soprattutto nel Mezzogiorno, se non soddisfatta, può provocare grandi sconvolgimenti

E’ celebre il finale del primo atto. Tutti in scena siedono avviliti perché ogni tentativo di procurarsi da mangiare è fallito;  improvvisamente un cuoco e due sguatteri entrano portando ogni ben di Dio, nessuno si chiede da dove provenga quella grazia e tutti scattano come molle avventandosi sui maccheroni fumanti. E’ la scena che rappresenta e riassume in termini di grottesco, non il dramma di due famiglie, ma la secolare tragedia di un popolo.

La vicenda è semplice: Eugenio, un giovane nobile, ama la figlia di un buffo cuoco arricchito. Temendo di non avere dai suoi genitori aristocratici il consenso alle nozze, chiede l’aiuto di Don Felice Sciosciammocca, scrivano pubblico, povero e affamato.

Sciosciammocca e alcuni suoi amici, altrettanto poveri e affamati, dovranno fingersi genitori e parenti nobili del marchesino Eugenio e presentarsi dal cuoco credulone e sciocco: da qui una serie di  equivoci estremamente divertenti che rendono questa commedia tra le piu’ famose del repertorio napoletano.

Luigi De Filippo, degno erede della grande tradizione teatrale napoletana, è l’umanissimo interprete della vicenda, assieme alla sua Compagnia di Teatro composta da undici attori.

Uno spettacolo da non perdere. Un divertimento raro nel panorama del nostro teatro contemporaneo. Commedia estremamente comica ma anche amara, a detta della  critica  “degna della firma di Moliére”.

La tradizione è il nostro passato, ma è un passato che insegna.

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