La ripetizione del modulo in un andamento verticale di identiche unità prende ispirazione dalla celebre Colonna Infinita realizzata nel 1938 da Costantin Brancusi, collocata nel parco pubblico della città romena di Târgu Jiu, a breve distanza dal paese nativo Hobiţa. La scultura -una costruzione in ghisa laminata alta oltre 30 metri simbolo dell’opera d’arte come totem inaccessibile, astorico e atemporale -si caratterizza per non avere né un centro né un inizio né una fine, riprendendo le antiche forme lignee dei pilastri che sorreggono le tradizionali case rumene, a simboleggiare un ideale diagramma dell’infinito.
Una seconda fonte di influenza dichiarata da Dejanoff per il concepimento dell’opera è inoltre la Chinati Foundation istituita negli anni Settanta da Donald Judd a Marfa in Texas, uno dei più spettacolari esempi al mondi di collezione di arte ambientale, dove l’artista americano stabilisce l’insediamento di una colonia di artisti per favorire la creazione di opere non compatibili con le normali strutture espositive e museali.
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Una sfida avventurosa analoga sembra voler intraprendere Plamen Dejanoff con la decisione di fondare un sorprendente e inaspettato microcosmo culturale in una città periferica come Veliko Tarnovo che, nonostante la rilevante importanza storica attestata dalla dichiarazione di Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dell’Unesco, gode di scarsa capacità attrattiva e appare urbanisticamente immutata rispetto alla rappresentazione che Le Corbusier ne fece in alcuni disegni. Dejanoff sceglie di sperimentare qui, in un luogo periferico ragionevolmente privo di senso ai fini della costruzione di un consenso che legittimi la sua esistenza nel sistema dell’arte e della cultura contemporanee, una sofisticata azione di branding, non priva di ironia, che renda la città una meta turistica tra le più desiderabili in Bulgaria all’insegna dello slogan “Se il futuro incontra il passato”.
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Il processo concettuale che porta l’artista a progettare un modello di economia politica dell’arte speculare alla società e alle convenzioni dell’arte odierne si risolve nella creazione di opera d’arte totale altamente suggestiva, che apre la riflessione su alcune questioni come i meccanismi e le finalità con cui le istituzioni museali occupano spazi ideologici, e le implicazioni che derivano quando è un artista a ospitare un museo e non viceversa.
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Solo la compiuta e funzionale conclusione di questo progetto rivoluzionario potrà decretare se la scommessa di Plamen Dejanoff sulla possibilità di determinare un procedimento di creazione di un valore riconosciuto nell’attuale sistema dell’arte mondiale avrà il successo come esito finale.
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Completano il percorso espositivo della mostra modelli e prototipi architettonici, plastici, schizzi, disegni e collages che approfondiscono le diverse fasi di studio per la realizzazione dell’opera, oltre ad alcune opere installative che si muovono tra arte concettuale e immaginario iperpop: giocattoli, cani, aspirapolvere, fiori, ruote, arredi contrassegnati dal marchio identitario “Dejanoff” secondo un dispositivo più tipico di un display commerciale che di un’esposizione di opere d’arte in un contesto museale.
In occasione della mostra viene pubblicato per le Edizioni MAMbo un Instant Book in versione trilingue (italiano / inglese / tedesco), contenente un testo di Gianfranco Maraniello con interventi di Plamen Dejanoff, corredato da un ampio apparato iconografico.
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Durante l’intero periodo di apertura della mostra il Dipartimento educativo MAMbo propone visite guidate e attività dedicate. Per info e prenotazioni: tel. +39 051 6496652 (dal lunedì al venerdì, h 10.00–13.00); tel. +39 051 6496611 (dal sabato alla domenica h 10.00-17.00).
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La mostra dedicata a Plamen Dejanoff afferisce al filone di ricerca denominato Criticism che il MAMbo porta avanti fin dal 2006, ovvero un percorso di riflessione e di indagine sulle pratiche artistiche e sulla funzione del museo contemporaneo, che ha coinvolto artisti quali Ryan Gander, Paolo Chiasera, Markus Schinwald, Giovanni Anselmo, Christopher Williams, Bojan Sarcevic, Adam Chodzko, Eva Marisaldi, Diego Perrone, Ding Yi, DeRijke\De Rooij, Guyton\Walker, Natasha Sadr Haghighian, Trisha Donnelly, Sarah Morris, Seth Price, Matthew Day Jackson e Marcel Broodthaers.
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