Una divertente “piece “ tra la commedia e il dramma psicologico al Manzoni di Milano

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Tante belle cose, tante  come la “roba” che si accumula  nella casa di un “hoarder”, una figura,molto nota in America, che  sta prendendo piega anche da noi o forse è sempre esistita.

L’interprete della commedia è una hoarder  che accumula e non riesce a separarsi dalle cose.

Orsina fa l’infermiera a domicilio, non è cosciente del suo disagio, ma mette a disagio i vicini, che mal sopportano la sua mania di accumulare e la ritengono responsabile della sporcizia e degli olezzi della palazzina. Per buttarla fuori, i condomini guidati dalla implacabile Bolasco e dal viscido Eugenio assumono un amministratore pieno di debiti e ricattabile, Aristide. Orsina scambia Aristide per un suo paziente e ingenuamente lo fa entrare in casa. Fra i due c’è una spontanea simpatia, e Aristide invece di lavorare per sfrattarla, si illude di poterla aiutare a sgombrare tutto. Nella sua missione impossibile, è costretto ad entrare nella rutilante, divertente e creativa follia della donna, che è legata ad ogni oggetto, anche il più piccolo, da un ricordo affettivo, da un progetto futuro, da un timore irrazionale di privarsene. In un crescendo comico ed emotivo, i due trovano motivi di scontro e di solidarietà, e arrivano fino alla soglia del sentimento. Poi improvvisamente il gioco si rompe: è il condominio ad averla vinta, e i due si separano, irrimediabilmente sconfitti. Ma la vita riserva molte sorprese e colui che  voleva aiutarla è ora un pover’ uomo che fruga nei cassonetti, cosi come faceva  Orsina, alla ricerca di cibo o di un “tesoro.

 L’incontro tra i due  fa rinascere  il vecchio legame e per  il detto non si butta via niente, Aristide viene  raccattato da Orsina e portato a casa, la nuova casa che sta di nuovo riempiendo  di quello che agli altri non serve più.

Il cast è ben congeniato, spicca tra tutti la Monti, le risate non mancano, come pure gli spunti per riflettere  sullo spreco quotidiano.

Giuliana de Antonellis

 

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