Teatro Eduardo De Filippo di Arzano
Info 0810140898, 3334587302
Martedì 15 dicembre, ore 20.45
Teatro S. Alfonso Maria de’ Liguori di Pagani
Info 0815158061, 3381890767
Mercoledì 16 dicembre, ore 20.45
Teatro Modernissimo di Telese Terme
Info 0824976106
Inaugurazione stagione teatrale 2015/2016
Giovedì 17 dicembre, ore 20.45
Diana Or.i.s
presenta
Leo Gullotta in
Spirito Allegro
di Noel Coward
con
Betti Pedrazzi,
Rita Abela, Federica Bern, Chiara Cavalieri
Valentina Gristina, Sergio Mascherpa
scene Ezio Antonelli, costumi Sartoria Tirelli
musiche Germano Mazzocchetti
regia Fabio Grossi
L’irresistibile commedia del commediografo inglese Noel Coward debuttò a Londra nel 1941, in piena Seconda Guerra Mondiale, dove rimase in scena per ben 1997 repliche. La versione cinematografica del 1945 con la regia di David Lean si aggiudicò l’Oscar per gli effetti speciali. Recentemente è stata messa in scena a Broadway con Rupert Everett e Angela Lansbury.
Il protagonista Charles Condomine (Considine nella traduzione italiana), famoso scrittore inglese, per documentarsi sul genere spiritico/mistico decide di fare una seduta spiritica in compagnia di Ruth, la sua seconda moglie, e una coppia di amici.
La seduta è gestita dalla maldestra e buffa Madame Arcati. La medium evoca lo spiritello di una dispettosa bambina. Lo spirito evocato ne evoca a sua volta un altro, quello di Elvira, prima moglie dello scrittore. Si innescano così equivoci e battibecchi fra le due “mogli”, e una serie di misteriosi accadimenti, che a 75 anni di distanza catturano ancora lo spettatore per la comicità e l’attualità del testo.
“Spirito Allegro – spiega il regista Fabio Grossi – sarà una commedia dall’aspetto classico, aderente all’epoca in cui fu scritta, ed elegante, per forme e per fogge. La novità sarà rappresentata dall’inventiva adoperata per raccontare il soprannaturale.
Espedienti scenici atti ad un’epoca più contigua all’auditorio che alla penna di Coward, per una messinscena scattante e piena di ritmo: poco spazio all’attesa e più allo stupore”.
Teatro La Provvidenza di Vallo Della Lucania
info 0974717089
Martedì 15 dicembre ore 20.45
Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta
info 0823444051
Da venerdì 18 a domenica 20 e da venerdì 25 a domenica 27 dicembre
(feriali ore 20.45 – festivi ore 18.00)
Consorzio Campano Teatro e Musica
diretto da Nunzio Areni
presenta
Peppe Barra
in
La cantata dei pastori
Libero adattamento dall’opera di Andrea Perrucci
musiche di
Roberto De Simone, Lino Cannavacciuolo
Paolo Del Vecchio e Luca Urciuolo
scene Tonino Di Ronza
costumi Annalisa Giacci
coreografie Erminia Sticchi
regia Peppe Barra
Non c’è Natale senza La Cantata dei Pastori e da quarant’anni a questa parte non c’è Cantata senza Peppe Barra. La Cantata dei Pastori ha un titolo lunghissimo e barocco, ma è universalmente nota con l’abbreviazione d’uso. Fu scritta alla fine del Seicento (1698) da Andrea Perrucci e da allora, da più di tre secoli, è continuamente rappresentata, rimaneggiata, riscritta. Ultimo e più illustre di tutti è Peppe Barra, che aveva già interpretato l’opera a fianco della madre Concetta, nel ruolo di un irresistibile Sarchiapone, dopo essere stata l’Angelo nella versione di Roberto De Simone alla fine degli anni Settanta.
La Cantata dei Pastori è la storia delle traversie di Giuseppe e Maria per giungere al censimento di Betlemme. Nel difficile viaggio vengono accompagnati da due figure popolari napoletane, Razzullo, scrivano napoletano assoldato per il censimento, e Sarchiapone, ‘barbiere pazzo e omicida’, maschera ispirata quasi direttamente dalla tradizione popolare dei Pulcinella e antesignano di Felice Sciosciammocca.
Sarchiapone è la dimostrazione delle varie sovrapposizioni e aggiunte delle tradizioni delle Cantate. Il personaggio di Sarchiapone non esisteva infatti nella versione originale di Perrucci, fu introdotto per rendere meno paludata la rappresentazione, per adattarla al gusto del pubblico e via, via, si è andato ritagliando un ruolo sempre più importante.
Anche nella tradizione iconografica del presepe i personaggi hanno un nome e un ruolo sia perché Andrea Perrucci lo ha scritto e sia perché tre secoli di rappresentazioni lo hanno trascritto e rappresentato. Il presepe popolare napoletano è direttamente influenzato dalla Cantata dei pastori che mescola il suo narrare con quello dei vangeli apocrifi e con altre tradizioni popolari del sud, a metà strada tra il cristiano, il pagano, il magico.
Molti sono gli ostacoli che Giuseppe e Maria dovranno superare prima di trovare rifugio nella grotta della Natività. Ed è naturalmente conseguente il lieto fine, la salvazione dell’umanità dal peccato e il ritorno di Belfegor, sconfitto, nel suo mondo infero di fiamme e zolfo. Fino all’anno prossimo, quando anche lui, vecchio diavolaccio impunito, potrà tornare a raccontarci la storia infinita della lotta millenaria tra bene e male Insomma, un grande archetipo.
Si tratta del maggiore successo degli ultimi decenni della tradizione natalizia partenopea che dalla metà degli anni ‘70 del secolo scorso conquista le platee teatrali di tutto il mondo e di ogni età. Una “macchina” fantastica e fiabesca che attinge al sapere centenario di una cultura della scena tra le più popolari e radicate dell’Occidente quale è quella delle sacre rappresentazioni della tradizione partenopea. Nel libero adattamento di Peppe Barra e Paolo Memoli dall’opera di Andrea Perrucci del 1698, “La Cantata dei Pastori” è il racconto del viaggio di Giuseppe e Maria da Nazareth a Betlemme accompagnati dalla coppia di “napoletani, Razzullo e Sarchiapone. Sono loro i protagonisti dell’intera vicenda, testimoni del cammino dei due poveri viandanti ostacolato dalle potenze del male che vogliono impedire la nascita di Gesù, ma che verranno sconfitte dall’Arcangelo Gabriele. In scena un irresistibile Peppe Barra nel ruolo di Razzullo, lo scrivano napoletano dalla fame atavica inviato in Palestina per il censimento della popolazione, accompagnato da Teresa Del Vecchio nei panni di Sarchiapone, ex barbiere squinternato fuggito da Napoli, omicida per pura distrazione. Questa produzione storica di successo del teatro della musica a Napoli si è aggiudicata nel 2004 il prestigioso premio Eti – gli Olimpici del Teatro come migliore commedia musicale.
Le musiche di Roberto De Simone, Lino Cannavacciuolo, Paolo Del Vecchio e Luca Urciuolo eseguite dal vivo, accolgono e vestono i due protagonisti e il piccolo esercito di saltimbanchi, acrobati, funamboli, diavoli e santi che popolano il racconto, il cui sipario calerà sulla salvifica scena della Natività. Una storia del passato che l’affamato Razzullo e il distratto omicida Sarchiapone affrontano qui con gli espedienti e l’esperienza dei nostri giorni, forse a volerci ricordare che, ieri come oggi, per gli sventurati e i deboli, la giostra della vita gira uguale e immutata.
Teatro Roma di Portici
info 081472662
Mercoledì 16 dicembre, ore 20.45
Teatro Umberto di Nola
info 0818231622
Sabato 19 dicembre, ore 20.45
Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
presenta
Carlo Buccirosso in
Il divorzio dei compromessi sposi
liberamente tratto dal romanzo di Alessandro Manzoni
scritto e diretto da Carlo Buccirosso
con Rosalia Porcaro
e Gino Monteleone e Nunzia Schiano
e Antonio Pennarella, Peppe Miale, Claudiafederica Petrella,
Giordano Bassetti, Giuseppe Ansaldi
ensemble Alessandra Calamassi, Elvira Zingone, Alessia Cutigni, Alessia Di Maio, Sergio Cunto, Mauro De Palma, Matteo Tugnoli, Giancarlo Grosso.
musiche Diego Perris
luci Francesco Adinolfi
coreografie Rita Pivano
scene Gilda Cerullo
costumi Maria Pennacchio
direzione musicale Gabriella De Carlo
aiuto regia Martina Parisi
foto Gilda Valenza
parrucche Anna Maria Sorrentino
Don Rodrigo, usuraio dell’entroterra campano, emigrato sulle rive del lago di Como, con i propri scagnozzi, per tentare di rivitalizzare la propria attività fnanziaria minata ormai dalla crisi crescente e dalla concorrenza di similari organizzazioni locali, si invaghisce di Lucia Mondella, futura sposa di Renzo Tramaglino, giovani di modeste famiglie contadine irrimediabilmente compromesse dai legami di usura intrapresi col suddetto Rodrigo, a tal proposito fermamente deciso a sperimentare, loro malgrado, il primo caso di “separazione prematrimoniale, non consensuale, a tasso di interesse fsso”!
La storia, pur mantenendo per sommi capi lo sviluppo del noto romanzo manzoniano, trova nei caratteri dei singoli personaggi, da Perpetua ad Agnese, da Don Rodrigo a don Abbondio, dai Bravi all’Innominato, l’originale chiave di lettura satiro-farsesca, e nel linguaggio musicale degli stessi, attraverso canoni famose riadattate e riambientate in atmosfere e melodie seicentesche, la classica struttura della tradizionale operetta musicale!
L’uso poi di svariati dialetti, dal toscano al bergamasco, dal calabrese al napoletano, dall’emiliano al siculo, e la vorticosa girandola di numerosi personaggi minori, interpretati dai componenti del corpo di ballo, attraverso canzoni e coreografe, completano la struttura di uno spettacolo che trova i suoi innegabili punti di forza nella tradizione teatrale e nel divertimento della più classica delle satire popolari!
Teatro Minerva di Boscoreale
info 3664512310
Venerdì 18 dicembre, ore 20.45
Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere
Info 0823799612
Sabato 19 dicembre, ore 21.00
Monica Sarnelli
in
Sirene, sciantose, malafemmene…ed altre storie di donne veraci
testo di Federico Vacalebre
regia Elena De Candia
Un recital antimisogino sulla donna nella canzone napoletana, sulle donne della canzone napoletana, che mette al centro una delle moderne protagoniste della canzone napoletana. Testo, canzoni e videoproiezioni raccontano la città al femminile, e le sue donne: Femmene, malafemmene, mamme, puttane, figlie, trans.
Un filo narrativo ironico, in cui, a tratti, spuntano anche i ricordi personali di Monica, tra stralci di letteratura, teatro. Monica Sarnelli veste da sciantosa (ma la giarrettiera è di cuoio e nasconde una pistola alla Lara Croft), da bammenella, da primadonna postmoderna, da brava ragazza in jeans e maglietta: si cambia in scena, dietro un paravento, continuando il suo racconto.
Al suo fianco un musicista elettronico/dj e una band. Poi un’un’attrice e una ballerina, di flamenco. Fondamentale l’uso del mezzo video, tra immagini d’archivio, veri e proprio videoclip e sdoppiamenti d’azione tra il teatro e lo schermo ad alta definizione, unica scenografia in campo.
Canzoni famose, ma anche no, in qualche caso messe alla berlina, per raccontare il maschilismo insito nella canzone napoletana di ieri e di oggi. Arrangiamenti moderni, con un dj e un chitarrista a dettare la linea, che sanno di tradizione, ma anche di electroswing, di rap, di tango digitale, che portano ai giovani il repertorio e le storie di Gilda Mignonette, Ria Rosa, Angela Luce, Gloria Christian, Mirna Doris, Lina Sastri, Teresa De Sio…
Anche di loro la Sarnelli parla e canta tra momenti duri, altri sentimentali, femministi, altri sensuali, ironici: il sorriso, la rabbia, la pancia, il sesso, il ritmo, la melodia saranno chiavi di volta di uno spettacolo che usa le radici per imparare a volare.
Dopo “Passione tour” e “Carosone l’americano di Napoli”, Federico Vacalebre, giornalista, critico musicale, saggista, esperto di canzone napoletana, sceneggiatore, continua a misurarsi con la scrittura teatrale e questa volta lo fa ritagliando su misura di Monica Sarnelli uno spettacolo innovativo, capace di mostrare talenti dell’interprete finora nascosti, esaltando, nello stesso tempo, quanto da lei fatto finora nella sua carriera di interprete sempre verace e in grado di passare dai classici del passato remoto a quelli del passato prossimo.
Uno spettacolo che rinnova del tutto il suo repertorio, ma poi riconsegna ai fans, nei bis, i suoi cavalli di battaglia, da “Un posto al sole” a “Chesta sera”, dopo un viaggio al termine della melodia perduta che ci porta da “Era de maggio” a Pino Daniele, da “Passione” a “Ipocrisia”, da “Preferisco il Novecento” a “Ninì Tirabusciò”, tra amare verita e dolci bugie.
Teatro Carlo Gesualdo di Avellino
info 0825771620
sabato 19, ore 21.00, e domenica 20 dicembre, ore 18.30
Promo Music
Corvino Produzioni sas
presenta
Slurp
Lecchini, cortigiani & penne alla bava
al servizio dei potenti che ci hanno rovinati
di e con Marco Travaglio
e con
Giorgia Salari
regia
Valerio Binasco
Nel suo nuovo recital teatrale, tutto da ridere per non piangere, Marco Travaglio – con l’aiuto dell’attrice Giorgia Salari, per la regìa di Valerio Binasco – racconta come i giornalisti, gli intellettuali e gli opinionisti più servili del mondo hanno beatificato, osannato, magnificato, propagandato e smarchettato la peggior classe dirigente del mondo, issando sul piedistallo politici incapaci di ogni colore, ma(g)nager voraci, (im)prenditori falliti che hanno quasi distrutto l’Italia e stanno completando l’opera.
Cronache da Istituto Luce, commenti da Minculpop, ritratti da vite dei santi, tg e programmi di regime hanno cloroformizzato l’opinione pubblica per portare consensi e voti a un regime castale e molto spesso criminale che in un altro Paese sarebbe stato spazzato via in pochi mesi, e che invece in Italia gode dell’elisir di vita eterna.
Un recital terapeutico, un’arma di autodifesa, un antidoto satirico che ci aiuta a guarire – ridendo – dai virus del conformismo, della piaggeria, della creduloneria, dell’autolesionismo e della sindrome di Stoccolma che porta noi italiani a innamorarci immancabilmente del Nemico. Che ci rovina e ci rapina col sorriso sulle labbra, mentre noi teniamo la testa ben affondata nella sabbia.