La storia che Bobo ci racconta nelle sale della GAM si svolge in un unico anno, il 1981, quando l’autore si reca a Berlino per raccontare la città con i suoi disegni, su invito di Detlef Heikamp, uno storico dell’arte berlinese rimasto piacevolmente colpito da una vignetta pubblicata in Germania. E Bobo, spesso armato di macchina fotografica al collo, si ritrova a esplorare una città dalle mille contraddizioni e dal grande fascino. Una metropoli in forte espansione architettonica e soprattutto culturale, inserita però nel cuore del comunismo europeo. Come racconta lo stesso Staino “Ogni angolo era una scoperta, una sorpresa, una suggestione: Berlino in quegli anni là era una città veramente unica per la quantità di contraddizioni politiche e sociali che faceva coesistere in se stessa (…)” Per questo nei disegni vediamo spesso il protagonista che si aggira tra i caffè alla moda come un qualsiasi turista curioso, osserva quasi sperduto le costruzioni commerciali con le insegne al neon e i negozi del KaDeWestrapieni di merci, e si ritrova a tu per tu con i turisti alla ricerca di Christiane F intorno alla Banhof Zoo. Incontra gli stessi berlinesi, anch’essi spaesati di fronte alla distruzione e ricostruzione del tessuto urbano, e alcuni altri immersi in una nuova realtà: sono gli Hausbesetzer, giovani occupanti di case sfitte, organizzati in vere e proprie “comuni” dove anche Bobo sogna una vita sociale solidale e libertaria.
Ma tutto questo “nuovo che avanza” si contrappone con un’altra Berlino: alcuni disegni non hanno Bobo protagonista, che diventa invece un attento osservatore esterno. E queste vignette si presentano con un tratto più graffiante e cupo, sono popolate da personaggi inquieti, vedove inconsolabili, spesso vengono raffigurati i luoghi vicino o oltre il muro, con polizia e squadre antisommossa, manifestazioni o semplici paesaggi urbani di desolanti periferie. E le vetrine in Kurfürstendam, non più sfavillanti ma distrutte dagli scontri. Dice Staino: “Avvicinandosi al confine con la Repubblica Democratica, e soprattutto al muro, l’atmosfera della città si faceva più scura e deprimente e la contraddizione tra la vitalità lussuosa dell’Ovest e la tristezza poliziesca dell’est si facevano evidenti. (…) Non è un caso che i disegni su Berlino si chiudano proprio su questi aspetti di lotte, di violenze, di irruzioni, di erba da fumo, di cene frugali e vegetariane ma anche, ovviamente, di sogni, di amore e di tanta poesia”
via Magenta 31, Torino
orario: martedì – domenica 10.00-18.00
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