Vincenzo Nucci il poeta della luce

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La poetica in pittura è un certo modo di intendere il mondo, di vedere la realtà, un inesausto lavoro di decodificazione per dialogare ininterrottamente con ciò che si considera come la sua essenza.

è in fondo un continuo tentativo di trascendere il visibile per dialogare con quello che in qualche maniera misteriosa ci passa attraverso e che si considera veramente importante.

L’apparire della poetica nell’opera di un’artista è innanzitutto un’indicazione di una raggiunta maturità, infatti vi si arriva infatti solo dopo un lungo lavoro, innanzitutto del pensiero e mai senza una certa fatica.

Quella di Vincenzo Nucci, nato nel 1941 a Sciacca (Agrigento), città di mare dalla quale non si è mai mosso, dove possiede il suo studio e ancora oggi lavora è innanzitutto caratterizzata dal silenzio ed è interamente dedicata alla contemplazione attiva della natura, in particolare al rapporto tra la luce e l’ombra.

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Nucci è sopratutto un grandissimo artista del pastello.

è nella sua fragile e morbida consistenza, che diventa friabile alla minima pressione delle dita che trova il suo mezzo più adeguato d’espressione.

Anche quando dipinge ad olio, cosa che tra l’altro fa molto bene, è come se usasse sempre i pastelli, infatti i suoi dipinti sembrano sinopie, impronte lasciate su un intonaco fresco.

è la freschezza del pastello che in lui detta il metodo della pittura, non viceversa.

 

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I suoi paesaggi e i suoi scorci, lembi di costa rivolti al mare oppure ampie prospettive delle coltivazioni nei declivi dell’entroterra, dove talvolta accanto alle immancabili palme compaiono anche le masserie e le case padronali, sembrano appunti lasciati su un blocco, eppure ci restituiscono vedute autentiche e indimenticabili di quest’angolo selvaggio di Sicilia, tra Agrigento e il Belice.

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L’arzigogolo della mano nel tracciare le linee in Nucci è molto di più che il fare barocco di una maniera, è qualcosa di più profondo che riguarda direttamente il suo modo di percepire la natura di Sciacca, l’intimo respiro di queste terre e della loro vegetazione tipicamente mediterranea al contatto con la luce.

I suoi segni colorati, strisciati sino allo sgretolarsi dei pigmenti sulla superficie della carta esprimono il drammatico rapporto tra la luce del sole e le ombre colorate, sono il vero motivo del suo sentire più profondo la specificità di questi luoghi.

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è così che talvolta il suo sguardo paziente e appassionato s’imbatte anche nella millenaria storia del territorio vagando tra la valle dei templi d’Agrigento, l’antica colonia che i greci chiamavano Akragas, alla ricerca del rapporto tra le singole colonne doriche e la caratteristica vegetazione di questo sito.

Quello di Nucci infatti è un continuo tentativo di osservare le ombre, dal verde malva, all’azzurro turchese, al blu lapislazzulo, al viola ametista, di sentirle respirare.

Le sue ombre colorate e le sue temperature equatoriali infatti vantano un’importante tradizione pittorica anche sulle sponde africane del Mediterraneo, della quale mi piace soprattutto ricordare il gigantesco Matisse del trittico Marocchino, col Paesaggio a Tangeri da una finestra, Sulla terrazza e La porta della Casbah, riferimenti che per Nucci mi paiono quasi obbligati.

Sciacca, fondata come avamposto militare di Selinunte, tanto che i romani la chiamavano Termae Selununtinae, infatti ebbe anche una dominazione araba, dal cui termine As Saqah, che significa ‘fenditura’ e si riferisce alla presenza delle sue sorgenti termali, deriva il suo nome attuale, ed ha ancora un bel quartiere tipicamente arabo con una fenomenale vista sul mare.

Per questo considero tra le sue cose più straordinarie, le sue impressioni, memorie tracciate, sbriciolate come su un blocchetto d’appunti, dove la stessa stoffa del mondo apre la sua trama sgretolandosi al sole.

Una menzione a parte meritano soprattutto i suoi indimenticabili notturni, ci rivelano una visione della natura malinconica e struggente e dove le ombre sono i riflessi argentei lasciati dalla luna.

Quelle strisce luminose allora assomigliano davvero alle scie lasciate dai fuochi d’artificio quando si lasciano abbracciare dal cielo durante le feste patronali della Vergine Maria del Soccorso, la patrona di Sciacca e dei suoi pescatori.

 

Vladek Cwalinski

Vincenzo Nucci con i suoi dipinti e alcuni pastelli nel suo studio, Sciacca, Novembre 2013, ©Vladek Cwalinski