La Confraternita di Elvis

Le tre e mezzo del mattino nel freddo artico della notte

di Glasgow. Da qualche parte, oltre le strade parallele,

scorreva il fiume Clyde. Si avvertiva la sensazione di

passeggiare furtivi nel salotto di ospiti sconosciuti. Paolo

si appoggiava a me che mi appoggiavo a un francese,

che forse a sua volta si appoggiava al buon senso di aver

bevuto meno degli altri.

Un gruppo di altri studenti conduceva il rientro

al college intonando una vecchia canzone scozzese

che scaldava gli animi e metteva nostalgia di casa.

Quella nostalgia da cui nasce la poesia per lo più, la

sola distanza concessa per dipingere i sogni. Volevo

imprimere quelle ombre più a lungo, tenerle in un

quadro personale da tirare fuori con gli anni.

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