Il “Soave” un vino antico e moderno dell’est veronese.

Si sa i gusti  col tempo cambiano e in questi ultimi anni vi è la riscoperta del “vino bianco” e il Soave è uno di essi sia per la sua freschezza, sia per quel suo amabil “scendere” in gola.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nei giorni 1-2-3 settembre  2012  nel Palazzo del Capitano di Soave si è tenuto Versus che ha permesso ad un pubblico  attento la possibilità dsi sapere qualcosa in più sul vino prodotto in quelle terre e di degustare circa cento vini, prodotti dalle aziende che vi gravitano intorno.

Tutti questi  vini hanno come denominatore comune un vitigno: il Garganega

Questo vitigno  è antico, pare che i greci lo abbiano  piantato nel territorio veronese e i romani in seguito ne favorirono la diffusione. Numerose sono le testimonianze da Plinio  Il Vecchio a Cassiodoro, a Pier de Crescenzi.che  parla nel suo trattato di “garganica”.

Il Consorzio  che ha organizzato l’evento ha  dato  la voce all’enologo Giovanni  Ponchia  per far meglio conoscere il territorio e il vitigno principale, in quanto  in zona sono presenti anche il Trebbiano e lo Chardonnay.

 

 

 

La garganega è la varietà che domina le colline della DOC Soave, è un vitigno vigoroso, con germogliamento tardivo tanto da giungere a maturazione in ottobre.

 

 

 

 

L’acino ha una buccia dura e particolarmente gialla (quasi rossa) quando è matura., il grappolo assume  un insieme di colori che vanno dal giallo paglierino al rossiccio a seconda del terreno sul quale cresce il vitigno ciè se alta o bassa collina, il che è evidenziato da un costone che delimita le due zone.Quando l’uva è a maturazione raggiunge un equilibrio  di estratti e zuccheri che permetteranno  la nascita di un vino bianco piacevole con note di mandorla, sambuco,acacia e sali minerali che salgono dal suolo. Se esso è vulcanico il vino è fresco e vivace e di un bel giallo paglierino che lo contraddistingue sul mercato.

 

 

 

 

 

 

 

Per avere questi risultati è necessario un adeguato allevamento e la “pergola veronese” è il più adatto per il Soave, in particolare quest’anno  ha dato all’uva la possibilità di sopperire alla siccità e pertanto si prevede un buon raccolto, difficilmente avrebbe potuto essere se l’allevamento fosse stato a spalliera o a Guyot. Di certo il clima è un fattore importante  per la qualità del prodotto finale e negli ultimi anni gli sbalzi climatici hanno influito non sempre in modo positivo. In parole povere oltre che il suolo e  l’allevamento, il clima influenza l’aromaticità del vino e ciò lo si può evidenziare da specifiche analisi dei composti chimici che caratterizzano le uve.

Uve che si prestano all’appassimento per la produzione di recioti e passiti.

 

 

 

 

 

 

 

Per celebrare il Soave e per farlo conoscere  meglio il Consorzio ha tenuto  un convegno dedicato alle strategie di mercato, con particolare riferimento al mercato estero che oggi è il veicolo più importante per una migliore espansione, pur tenendo ferma la dimensione dei vigneti, la produzione in bottiglie e ovviamente la qualità, che è l’arma vincente.

 

 

La degustazione dei bianchi di Soave è stata accompagnata da specialità locali che ben si sposavano  coi vini.

  

 

 

 

 

 

 

Numerose le AZIENDE PARTECIPANTI   e per ognuna di esse vi sarebbe da dire, mi limito a citarne solo una, quella del più giovane, Fornaro Damiano, la cui particolarità è di avere un pezzetto di vigna nel posto più alto delle colline soavesi.

 

 Per info:

http://www.soaveversus.com /
http://www.stradadelvinosoave.com/ 
http://www.ilsoave.com/

 

Giuliana de Antonellis

Foto di Giulio Ziletti