
Palazzo Clerici
Via Clerici 5, Milano
dal 17 al 22 aprile, 11:00 – 22:00
Cosa accadrebbe se l’arredamento diventasse open source?
E se si tornasse a produrre ovunque?
Se i deserti diventassero le fabbriche di domani?
Se le imposte sul reddito fossero sostituite da una tassa sulle materie prime?
Se, anziché prodotti finiti, i designer concepissero sistemi evolutivi aperti?
E se la gastronomia d’avanguardia fosse la nuova frontiera della stampa in 3D?
Il design è in fermento, ovunque intorno a noi, è una forza ineludibile che definisce ogni aspetto dell’esistenza nel Ventunesimo secolo. È nell’aria, e senza fili tesse invisibili trame di oggetti e persone; è per strada, con dispositivi portatili che si fanno ogni giorno più piccoli; è sulla terra, costruisce paesaggi e modella le città del futuro.
Mentre abbraccia le nuove tecnologie dell’era digitale, il design ne viene a sua volta modificato.Open Design Archipelago raccoglie designer, professionisti del settore, enti e piattaforme che, secondo modalità diverse, stanno rispondendo col loro lavoro a questi mutamenti epocali, sovvertendo nel contempo le idee e le convinzioni più comuni riguardo al design di oggi. Alcuni hanno fondato la loro attività sull’ideologia collaborativa del movimento open source; altri esplorano le incalcolabili opportunità aperte dall’elettronica miniaturizzata e a basso costo; altri ancora abbracciano il movimento per il ritorno alla produzione quale forza di trasformazione all’interno delle pratiche più diffuse del design, oppure fanno appello al potere del crowdfunding per tramutare in realtà idee prima irrealizzabili. Tutti, in un modo o nell’altro, rimettono sostanzialmente in discussione le modalità più consolidate e diffuse nella pratica del design, sia ripensando i modelli economici sui quali esso si fonda, sia spingendo le barriere tecnologiche entro le quali opera, sia interrogandosi sulla necessità di rendere più partecipativo il processo di progettazione.
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Autoprogettazione 2.0 – Open Source Furniture
Nel febbraio 2012, Domus, in collaborazione con FabLab di Torino, ha invitato designer, architetti, studenti e professionisti di svariati settori a partecipare a una gara di design open-source: concepire una linea di arredamento da usare e produrre nei FabLab di tutto il mondo. FabLab è una rete globale di laboratori di piccole dimensioni che offrono tecnologie di produzione digitale d’avanguardia a comunità sparse in dozzine di città e nazioni. La competizione si è proposta di iniziare a esplorare i modi in cui queste tecnologie di fabbricazione, combinate con il talento creativo interconnesso della comunità del design, potrebbero aprire nuovi orizzonti nel design e nella produzione di arredamento.
Il titolo del progetto rappresenta un omaggio ad Autoprogettazione, un concetto visionario proposto dal designer milanese Enzo Mari nel 1974. L’ormai leggendario progetto di Mari consisteva in una serie di linee guida per creare mobili “a basso costo, alta qualità, durevoli e facili da assemblare” usando solo assi di legno e chiodi.
Autoprogettazione 2.0 è un invito a considerare il potenziale di una rete di produzione diffusa e localizzata, associata con l’ethos di autocostruzione proposto da Mari per il futuro del design d’arredo. Si tratta di un libero appello all’azione che sollecita insieme l’intelligenza e il talento della comunità del design e reti di produzione collaborative e aperte.
In mostra a Palazzo Clerici una selezione di progetti presentati in risposta all’invito a presentare idee, selezionati da una giuria composta da Paola Antonelli (curatrice del MoMA di New York), Enrico Bassi (FabLab Torino), Massimo Banzi (cofondatore di Arduino), Joseph Grima (direttore di Domus), Clemens Weisshaar (designer) e prodotti da Fablab Torino (associazione dedicata al Fabbing e al Design condiviso) e Vectorealism (servizio online per la digital fabrication). Fablab Torino e Vectorealism saranno presenti a Palazzo Clerici durante la manifestazione promuovendo la maker culture e l'open design con attività divulgative e workshop
Dirk Vander Kooij
Endless Robot
Con l’ausilio di un robot industriale riconvertito che fonde materiale plastico ottenuto da componenti di frigorifero riciclati e lo deposita in strati, Dirk Vander Kooij, giovanissimo designer olandese formatosi alla Design Accademy di Eindhoven , ha sviluppato una nuova tecnica di fabbricazione ispirata alla stampa 3D.
Numerosi anni di sperimentazione hanno portato alla realizzazione delle sedute, tavoli e lampade della serie Endless, i cui esemplari sono stati prodotti nello studio del designer a Eindhoven. Con un movimento lento ma estremamente preciso, il braccio del robot “stampa” progressivamente gli oggetti, strato dopo stato, depositandoli come si trattasse di falde geologiche. Il risultato è che ciascun esemplare è quasi unico per colore e disegno.
Nuotando controcorrente rispetto alla produzione in serie, Vander Kooij ridefinisce l’uso della tecnologia robotica avanzata per creare una struttura di auto-produzione: oggi il suo studio di Eindhoven è una micro-industria capace di produrre 4.000 unità all’anno.
In mostra allo spazio Domus di Palazzo Clerici, in esclusiva, i nuovi componenti della linea di arredo Endless.
Markus Kayser
SolarSinter (2011)
Markus Kaiser, dopo gli studi alla London Metropolitan University e al Royal College of Art, continua la sua ricerca e sperimentazione nel mondo del design tra risorse naturali e nuovi materiali: vecchie procedure e nuove tecnologie per testare scenari produttivi e possibili ibridazioni. In un mondo sempre più ossessionato con la produzione di energia elettrica e la scarsità di materie prime, le ricerche di Markus Kayser esplorano la possibilità di trasferire le industrie nel deserto, dove l’energia e le materie prime sono abbondanti.
Nel progetto sperimentale SolarSinter, la luce del sole e la sabbia diventano fonte d’energia e materia prima per la produzione di oggetti in vetro attraverso la stampa 3D in cui si combina l’energia e i materiali naturali con tecnologie produttive all’avanguardia. SolarSinter mira a farci riflettere sul futuro delle nostre industrie e a farci sognare un mondo in cui ci sia una completa utilizzazione in campo produttivo della fonte energetica più abbondante, il sole. Sebbene non dia delle risposte definitive, questo tentativo è il punto di partenza per l’applicazione di nuove idee anche in campo architettonico.
In mostra allo spazio Domus di Palazzo Clerici il SolarSinter e una serie di oggetti prodotti durante una spedizione nel deserto del Marocco nel periodo marzo-aprile 2012.
Droog
Material Matters: Future Furniture Fair
Droog è uno studio di product design d’avanguardia con sede ad Amsterdam, New York e partner commerciali in tutto il mondo che ha l’obiettivo di diffondere nuove collaborazioni e nuovi modelli di business per il futuro del design. Partendo dall’evidente crescita esponenziale che ha vissuto negli ultimi anni l’industria del riciclo, del riutilizzo dello scarto industriale, così come gli investimenti in ricerca per una produzione industriale più sostenibile, Droog propone nuovi forme di business e di proprietà alternative a i modelli sfruttati fin ora per un riutilizzo creativo dello scarto.
Il nostro sistema economico è in stato di agitazione, e le risorse cominciano a scarseggiare. Nel frattempo, rimaniamo aggrappati ai soliti modelli economici, producendo più prodotti, producendo più rifiuti.
Ma cosa succederebbe se, con un modello economico alternativo, le tasse sul reddito fossero sostituite da imposte sulle materie prime? Cosa comporterebbe per il settore del design? I designer offrirebbero forse modi alternativi di creare materiali, si specializzerebbero nell’upcycling, si concentrerebbero sui servizi, si convertirebbero al digitale o farebbero altro ancora?
Con “Material Matters: a future furniture fair”, Droog presenta allo spazio Domus di Palazzo Clerici venti aziende di design – sia reali sia immaginarie – ispirate a un nuovo modello economico futuristico per il Salone del Mobile.
Kickstarter.com
Crowdfunding
Kickstarter.com è la piattaforma online di crowdfunding di progetti creativi più grande al mondo, che consente a chi è alla ricerca di finanziamenti per la realizzazione della propria idea nell’ambito della musica, del cinema, dell’arte, del design e più in generale nell’ambito della creatività, di trovare uno spazio online per presentarla e persone disposte a finanziarla. Ogni settimana, decine di migliaia di persone offrono milioni di dollari su Kickstarter.com. Dopo tre anni di crescita vertiginosa (il sito è entrato in rete nel 2009), nel 2012 Kickstarter prevede di raccogliere oltre centocinquanta milioni di dollari per i progetti dei suoi utenti, un ammontare che supera di quattro milioni di dollari l’intero bilancio per l’anno fiscale 2012 del National Endowment of the Arts, l’agenzia del governo federale che finanzia i progetti creativi e artistici negli Stati Uniti.
Una delle più significative aree di crescita di Kickstarter è il finanziamento del design industriale: la prima campagna lanciata sul sito a raccogliere offerte di finanziamento per un totale superiore al milione di dollari è stata quella per una base per iPod (conclusasi nel febbraio 2012). Solo un mese più tardi, nel marzo 2012, è stato stabilito un nuovo record: tre milioni di dollari, collezionati dal videogioco Double Fine Adventure.
In mostra allo spazio Domus di Palazzo Clerici 10 oggetti di successo prodotti e finanziati per mezzo di Kickstarter.com
Thomas Lommée – OpenStructures
OS BIKE (2009 – 2012)
Il progetto OS (OpenStructures) ideato da Thomas Lommée è un modello sperimentale che esplora le possibilità di una costruzione modulare in cui tutti progettano per tutti sulla base di una griglia geometrica condivisa. OpenStructures dà inizio a una specie di Meccano collaborativo e funzionale al quale chiunque può contribuire con parti, componenti e strutture. I possibili risultati vanno dalle macchine per caffè a sistemi di arredo, dagli attrezzi alle biciclette. Lo scopo finale è dare avvio a un puzzle universale e collaborativo che consenta alla più vasta gamma di persone – dall’artigiano alla multinazionale – di progettare, costruire e scambiare la più ampia serie di componenti modulari, producendo come risultato un ambiente costruito più flessibile, versatile e scalabile. Il progetto, tuttavia, solleva alcuni interrogativi cruciali riguardo al futuro del design collaborativo: come accreditare quanti hanno collaborato? Come generare denaro? E, non ultimo, come equilibrare apertura e protezione, libertà e limitazione?
In mostra allo spazio Domus di Palazzo Clerici il veicolo OS Bike, un amalgama di motorbloc (disegnato da Thomas Lommée + Jo Van Bostraeten) e CargoBike (di Jo Van Bostraeten) che illustra la natura fondamentalmente evolutiva dei protocolli di design aperto, nei quali gli oggetti si trovano in una continua condizione di sviluppo e adattamento.
The Best of Arduino
Una micro-mostra curata da Massimo Banzi
Arduino è un piccolo microprocessore open source, poco costoso (solo 25$) basato su un hardware e un software flessibili e facili da usare. È progettato per essere veramente versatile nelle sue applicazioni e permettere a tutti, in concreto, di entrare nel mondo dell’elettronica e dei micro computer.
Il progetto Arduino è stato fondato da Massimo Banzi e David Cuartielles nel 2005 a Ivrea, con l’obiettivo di creare un sistema poco costoso per controllare i progetti interattivi degli studenti. Dal 2011 a oggi sono state prodotte e impiegate più di 300.000 unità Arduino in tutto il mondo, rendendolo il progetto di trasformative hardware open source di maggior successo. La gamma di applicazioni in cui le schede Arduino sono state usate è enorme, e comprende un po’ di tutto, dai sensori sismici collegati a Twitter a versioni casalinghe del Segway.
Presso lo spazio Domus di Palazzo Clerici il cofondatore di Arduino, Massimo Banzi, espone una selezione delle applicazioni più interessanti, originali e intelligenti del suo hardware.
GGLAB (Green Geometries Laboratory) + Deniz Manisali
FoodPrinting
Lo studio d’architettura spagnolo GGLAB (Green Geometries Laboratori) fondato da José Ramòn Tramoyeres con Andres Arias Madrid e Sangyup Lee, in collaborazione con IAAC (Institute for Advanced Architecture of catatonia) e lo chef Paco Morales, ha condotto negli ultimi anni esperimenti di gastronomia all’avanguardia con stampanti 3D esplorando le possibilità legate a questa nuova frontiera del design.
La gastronomia tradizionale si basa sulla creazione di una tensione tra il naturale e l’artificiale, tra i singoli ingredienti e la loro trasformazione in esperienze gastronomiche estetiche e sensoriali. Offrendo agli chef e ai designer gastronomici un nuovo e versatile strumento per la manipolazione degli ingredienti, le stampanti 3D aprono nuovi orizzonti e opportunità per rendere questa tensione ancora più intensa. Questa nuova tecnologia promette un controllo maggiore della forma e del sapore. Quando questa viene abbinata ad un sistema di monitoraggio sensoriale può dar vita a dei metodi completamente nuovi e sorprendenti di cucinare.
Allo spazio Domus di Palazzo Clerici José Ramòn Tramoyeres, Deniz Manisali e Paco Morales mostreranno “live” i più recenti sviluppi della loro ricerca.
