10 anni di Bosco Verticale – un libro edito da Rizzoli celebra un progetto diventato un’icona dell’architettura, dell’edilizia verde e un’icona pop
“BOSCO VERTICALE Morphology of a Vertical Forest”
a cura di Stefano Boeri Architetti
Lo studio Stefano Boeri Architetti (Stefano Boeri, Francesca Cesa Bianchi, Marco Giorgio e Pietro Chiodi) ha curato con Rizzoli il libro, in lingua inglese, “BOSCO VERTICALE Morphology of a Vertical Forest” che ripercorre la storia del progetto, dalla sfida impossibile, alla realizzazione del quartiere di Porta Nuova analizzando tutti gli aspetti che lo caratterizzano attraverso i contributi di Beatriz Colomina, Emanuele Coccia, Paul Hawken, Vittorio Lingiardi, Manuel Orazi, Matilda van den Bosch, James Wines, con un inedito portfolio fotografico di Iwan Baan realizzato ad hoc per il libro e gli scattati di Paolo Rosselli, Giovanni Nardi, Dimitar Harizanov, Elisa Galluzzo, Laura Cionci e le straordinarie rappresentazioni grafiche del fumettista Enrico Pinto.
Il libro segue un percorso narrativo particolare che evoca la crescita di un albero a partire dalle sue radici, fino al tronco e ai rami. Le RADICI rappresentano l’intuizione di un’idea innovativa, generata a partire da ispirazioni creative e artistiche. Al TRONCO corrispondono la genesi del progetto, le sfide affrontate in termini strutturali, tecnologici e ambientali, il cantiere, l’impatto del Bosco Verticale sulla trasformazione dell’area e sul paesaggio urbano. I RAMI, infine, tratteggiano la vita del Bosco Verticale: da un lato il posizionamento nel contesto dell’architettura internazionale, che segna un cambio di traiettoria verso l’integrazione della natura vivente nell’ambiente urbano, e dall’altro il percorso autonomo come simbolo e catalizzatore di biodiversità, anche nell’immaginario popolare collettivo.
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Bosco Verticale un’icona pop pluripremiata
Le ultime pagine del libro a cura di Alberto Berruto, Maria Lucrezia De Marco e Guoying Jiang, sono interamente dedicate al Bosco verticale come icona nell’immaginario popolare.
A solo un anno dalla sua costruzione, nel 2015, il Bosco Verticale è stato scelto tra 800 grattacieli internazionali, vincendo sia l’International Highrise Award, promosso dal Deutsches Architekturmuseum (DAM) e dalla Città di Francoforte, sia il titolo di Best Tall Building Worldwide del Council on Tall Buildings and Urban Habitat (CTBUH), celebrato all’Illinois Institute of Technology di Chicago. Da quel momento in poi, l’immagine del Bosco Verticale ha intrapreso un duplice percorso, sia nell’immaginario collettivo sia nel riconoscimento istituzionale. Apparso nella rinomata serie della BBC Planet Earth II, narrata da Sir David Attenborough, come esempio di soluzioni abitative innovative che affrontano le sfide climatiche urbane; apparso nelle pubblicità dell’auto elettrica Fiat 500, sullo sfondo di una città del futuro alle spalle di Leonardo Di Caprio; o protagonista dell’episodio dedicato ai grattacieli sostenibili e ai futuri modi di vivere nella serie Netflix The Future of, il Bosco Verticale è diventato un importante interprete del progresso architettonico e urbano verso l’integrazione con la sfera naturale. Ma l’immagine, che è stata reinventata in vari modi e tecniche da marchi come Gallo o LEGO, si è trasformata in un’icona culturale popolare, guadagnandosi un posto in programmi televisivi come Chi vuol essere milionario? o L’Eredità, dischi e canzoni come Bosco Verticale del rapper Nasty K e media di intrattenimento come La Settimana Enigmistica o giochi come Taboo. Parallelamente, l’immagine del Bosco Verticale ha vissuto un virtuoso percorso parallelo all’interno di istituzioni nazionali e internazionali come modello di architettura verde e di nuovo modo di concepire l’architettura in relazione alla natura vivente.
Il World Cities Report 2022 di UN Habitat lo include nel capitolo “Nature-based Solutions and environmental features”; il Nature-based Solutions Handbook, sviluppato nell’ambito del progetto ThinkNature finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea, lo ha messo in copertina; mentre l’ONU, nei suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile—creati con l’obiettivo di promuovere la pace e la prosperità per le persone e il pianeta, contrastando il cambiamento climatico e lavorando per preservare oceani e foreste—ha scelto il Bosco Verticale come immagine frontale dell’undicesimo obiettivo: “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili”.
Dopo i primi due importanti riconoscimenti, il Bosco Verticale è stato selezionato tra i venti vincitori del prestigioso Royal Institute of British Architects (RIBA) 2018 International Award for Excellence, oltre a ricevere nel 2024 l’Award of Excellence dal Council on Tall Buildings and Urban Habitat (CTBUH) come finalista nella categoria 10 Year Award, ribadendo la sua importanza nel panorama architettonico a distanza di un decennio.
“Il Bosco Verticale non ha un copyright proprio affinché un numero crescente di edifici verdi possa diventare parte del paesaggio urbano e perché le città possano trasformare le superfici da minerali a verdi, sia orizzontalmente che verticalmente. Il Bosco Verticale è solo un modo per rimboschire le nostre città. Sostituire i parcheggi a livello con file di alberi, creare prati sui tetti piani, circondare le città con foreste orbitali e attraversarle con corridoi verdi sono sfide che devono essere affrontate collettivamente e non rimandate. La selvicoltura urbana non è un’opzione, ma la scelta più efficace, conveniente e inclusiva per contrastare gli effetti e le cause profonde del cambiamento climatico” si legge nelle ultime righe del libro.