Le fotografie “Still Live”, sono un manifesto della lentezza, del piacere dell’osservazione, del recupero della riflessione.
Giangiacomo Rocco di Torrepadula prende un oggetto di uso comune del suo ambiente domestico, apparentemente non più utile perchè vecchio, rotto o conservato solo per motivi affettivi. Lo posiziona nello spazio e usa il banco ottico. Prima dello scatto lo studia con calma, intesse con l’oggetto un dialogo intimo fino a trovare una visione che gli restituisca una nuova vita.
Difficile che riesca al primo tentativo. Tutte le varie prove sono misurate, meditate, lente. La velocità non appartiene al banco ottico. Ogni prova è ben studiata, poi sviluppata in camera oscura e scansita con una tecnica particolare per visualizzarla. Ci possono volere diversi giorni per arrivare al risultato giusto. Ma sono giorni che hanno il piacere della lenta riscoperta di un passato di cui in qualche maniera ti riappropri.
Siamo molto lontani qui dalla velocità di esecuzione tipica del digitale e ancor più lontani dalla frenetica fruizione delle immagini sui social. Il risultato è un’immagine che prorompe con la sua ricchezza di dettagli, che esplode specialmente quando vista stampata in grande formato. L’oggetto diventa seducente, spesso si trasforma in qualcos’altro, non è immediatamente intellegibile. La prospettiva, i dettagli, la luce, stimolano l’osservatore a partecipare attivamente a questa nuova visione.
Lungi dall’essere una interpretazione nostalgica, l’opera porta il fruitore a indagare la forma, a soffermarsi, ad osservare particolari, a perdersi nelle sfocature, e così facendo a riappropriarsi del suo tempo in un gesto di osservazione profonda.
In questo mondo frenetico e concitato, nulla smette mai di avere senso e tutto può tornare a vivere in modi molto diversi. Tutto può essere still live, se solo sappiamo fermarci a osservare e a immaginare.