Antonio Marras Collezione Primavera Estate 2018

 

Antonio Marras Collezione Primavera Estate 2018

A “Giulietta degli spiriti”

“Giulietta mi è parsa subito una misteriosa persona che richiamava una mia nostalgia di innocenza. Vi è una parte di incantesimi, magie, visioni, trasparenze la cui chiave è Giulietta. Proprio così. Mi prende per mano e mi porta in zone dove da solo non sarei mai arrivato”

ha detto Federico Fellini della sua compagna di tutta la vita, Giulietta Masina.

Ed è Giulietta degli spiriti, è Cabiria, è Gelsomina, è la donna che risiede nel nostro sub-incoscio più profondo che incontriamo mentre vaga tra i meandri di uno spazio surreale. Un teatro fa da palcoscenico alla storia di Giulietta.

Un teatro, un grandissimo teatro, il teatro Lirico è stato, e un teatro ritornerà ad essere dopo venti anni di sipario chiuso.

Ma ora, solo per questo ORA appare come una cattedrale post industriale in un medioevo-futuro, un’ enorme scatola vuota abitata da tubi innocenti, travi, putrelle e ponteggi che fanno da sfondo a personaggi conosciuti e familiari o solo immaginati in un altro universo parallelo.

Li incontriamo mentre danzano, mentre passano leggeri su impalcature e strutture transitorie per risvegliare il desiderio di mitologia che è sempre presente in noi, spiriti avventurosi.

Sotto i nostri occhi sfila una fantasmagorica galleria di ritratti che ognuno conserva nel proprio immaginario. Vigila il valore della me- moria, dell’incanto, del trucco.

Sembra un viaggio nel paese delle meraviglie con un’Alice un po’ fiamminga un po’ “luci del varietà”, tra copricapi e pizzi trasparenti e sguardi sperduti oppure ammiccanti e capricciosi.

Un mondo di fantasmi e spiriti, di riferimenti e affetti. Miti familiari, religiosi, sessuali, le forze del bene e le forze del male, il candore fem- minile e la passione erotica. Un’Amarcord personale, “ognuno col suo viaggio, ognuno diverso, ognuno in fondo perso dentro fatti suoi.”

Un gioco con un tempo del sogno, il tempo con cui pensare relazioni e storie e personaggi. E i personaggi sono tanti, sono modelle, amici, ballerine, artisti e tutti interpreti come musicisti in una prova orchestra dove, dopo il caos iniziale di suoni gracchianti, scricchiolii, e stridori stonati all’improvviso, come per magia, tutti gli strumenti suonano all’unisono in un’armonia impensabile anche solo poco prima, come per un ordine superiore prestabilito.

Ci sono i colori sorbetto dei macarons che sarebbero piaciuti a Sandra Milo e quelli saturi e polverosi per Valentina Cortese.

Rosa cipria, mauve, celeste polvere, cacao, geranio, ottanio, zafferano, giallo ocra, curry, off white, bianco ottico, avorio, crema, ecrù, verde militare, grigio asfalto, piombo e nero inchiostro.

E stampe a rose come giardini elisabettiani dipinti però con l’evidenziatore. Stampe a fiori come una prateria dei macchiaioli ma ancora poco convinti quindi con i contorni ben definiti e bouquet acquarellati e sfuggenti su sfondo nero che paiono uscire dal museo Stederlijk.

Righe, tantissime righe. Regimental, da camiceria e da tappezzeria. Quadri, finestrati, pied de poule e optical geometrici. Poi pizzi, pail- lettes, tulli e velluti devorati. Ricami, intarsi e decori su cotoni, damaschi e voile. Strati, sovrapposizioni, trasparenze, volant, plissèe e rouches. Sbiechi e asimmetrie, volumi over e linee avvolgenti.

Abiti smisurati per Caterina Boratto e super avvitati per Anita Ekberg e anche piccoli piccoli per Giulietta Masina. Tailleur sartoriali ideali per Anouk Aimèe e maglie piroteniche per Silva Koshina. E per gli uomini un mito fra tutti: Marcelloooo.

E’ una Giulietta pura ed essenziale, barocca, onirica e spirituale, tenera e sentimentale, poetica e patetica, infantile e magica, dalla per- sonalità multipla.

Per capire Giulietta non devi avere pregiudizi, sovrastrutture e stretti contatti con la realtà ma solo assecondare la possibilità che tutto può essere e lasciarti dondolare come su un‘altalena dove in un attimo cambia la percezione della terra e del cielo del prima e del poi, dello spazio e del tempo.

 

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