Raluca Andreea Hartea   HANGAR 8289 IBIZA

WITHOUT LIGHT THERE IS NO SPACE

di Raluca Andreea Hartea 

 HANGAR 8289

IBIZA

Carrer de Cas Dominguets 17 B-C

Senza luce non c’è spazio, di Raluca Andreea Hartea.
Progetto espositivo per lo spazio HANGAR 8289.
In questa mostra l’artista Raluca Andreea Hartea continua la sua ricerca sul colore che nel
tempo l’ha portata ad approfondire campi come la genetica, l’anatomia, la psicologia, la
neurologia, la fisica e l’astronomia.
Hartea è affascinata dall’idea che la luce percepita da una fonte sia strettamente collegata alla
visione, cioè al fatto che l’essere umano abbia la capacità di “vedere”, e che scomparirebbe se
scomparissimo, ma la luce in quanto fenomeno fisico continuerebbe ad esistere anche se non
ci fossero più gli esseri viventi… perché in fondo ciò che percepiamo come realtà non è che un
prodotto della coscienza e la sensazione del colore esiste (nel nostro mondo interiore) perché
(nel mondo fisico esterno) esiste la luce.
Nel suo immaginario si mischiano regole di fisica quantistica a deduzioni e pensieri intimi.
La forte correlazione che c’è tra noi e l’intero Universo, tra la nostra capacità di interpretare la
realtà e la realtà stessa, tra il risultato estetico, fatto di forme e proporzioni, intrinseco in ogni
cosa, e il “respiro” dell’Universo, la porta a creare un gioco di contrasti tra il visibile e
l’invisibile.
In questa serie di lavori, che nasce dall’interpretazione personale di alcune leggi fisiche di
James Maxwell, Max Plank e Albert Einstein, tratta la materia come fotoni, fasce
d’informazioni, codici a barre dell’identità di alcune galassie che compongono il nostro
Universo e viaggiano fino ad arrivare a prendere forma nei nostri occhi.
Le linee rette lasciano intuire il tempo che queste informazioni trascorrono nello spazio.
Le forme morbide raccontano la complessità delle matrici, meravigliose composizioni,
inimmaginabili senza le più moderne attrezzature.
Le galassie come un’occasione per indagare le infinite analogie che ci sono tra noi e ogni cosa
nell’Universo, un modo per guardare “indietro”, alle origini delle nostre radici per ricordarci
che, per dirla con le parole di Segan: “noi siamo un mezzo per il cosmo di conoscere sé stesso”.

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