LA STRADA al Teatro Manzoni dal 4 al 30 maggio 2010 – Milano

LA CONTEMPORANEA – FMN
in collaborazione con Asti Teatro 30 e Fondazione Fellini

presentano

MASSIMO VENTURIELLO (Zampanò) e TOSCA (Gelsomina)

in
LA STRADA
di Tullio Pinelli e Bernardino Zapponi

dramma con musiche tratto dall’omonimo film di Federico Fellini

musiche di Germano Mazzocchetti
testi delle canzoni di Nicola Fano e Massimo Venturiello
 con Camillo Grassi “Il Matto” e con Franco Silvestri (proprietario del circo Fiore) Barbara Corradini (la madre di Gelsomina/padrona dell’osteria) Daniela Cera (prostituta/suora) Alberta Izzo (cavallerizza/ragazza) Dario Ciotoli (clown/avventore) scene di Alessandro Chiti, costumi di Sabrina Chiocchio coreografie di Fabrizio Angelinidisegno luci di Iuraj Saleri

regia
MASSIMO VENTURIELLO

  Dopo il grande successo riscosso  durante la scorsa stagione nei teatri italiani e dopo aver vinto ben tre premi nell'edizione 2009 del Premio Eti – Olimpici del Teatro, Migliore commedia musicale originale – Migliore autore di musiche (Germano Mazzocchetti) – Migliori costumi (Sabrina Chiocchio), arriva  al Teatro Manzoni di Milano lo spettacolo“La Strada”, dramma con musiche tratto dall’omonimo film di Federico Fellini, con la sceneggiatura originale di Tullio Pinelli e Bernardino Zapponi e la regia di Massimo Venturiello. Nei panni di Zampanò lo stesso Massimo Venturiello mentre in quelli di Gelsomina Tosca. In principio era il capolavoro cinematografico di Federico Fellini, premio Oscar nel 1956, poi Tullio Pinelli (sceneggiatore del film) e Bernardino Zapponi ne fecero un adattamento teatrale che diventa un'opera prima di grande coinvolgimento: così LA STRADA inventa, pur mantenendo la trama e i dialoghi del film, qualcosa di nuovo; un’opera rivoluzionariamente teatrale che ritrova la sua innata e profonda dimensione poetica. Su quella stessa vena si sposta anche Massimo Venturiello che, in qualità di attore e regista (nonché di autore delle canzoni scritte con Nicola Fano, le musiche originali sono di Germano Mazzocchetti), mette in scena insieme a Tosca questa revisione moderna del teatro-canzone. Protagonisti, sia il rapporto tra le due figure di Gelsomina e Zampanò, col loro insormontabile silenzio, sintomo della difficoltà di ascoltarsi; sia il barnum nel quale vivono, luogo di appartenenza e fonte di vita, che qui acquisisce una valenza narrativa diversa dal solito cliché per diventare invece l’avventura quotidiana di un’umanità forse non troppo lontana.  NOTE DI REGIA In una rivista di tanti anni fa, che mi è capitata sotto mano, ho letto che negli anni 40 Fellini, in giro per l’Italia, al seguito di una compagnia di varietà per la quale lavorava, una notte, vedendo una coppia di zingari, che nel più assoluto silenzio, se ne andava in una strada di campagna col proprio carretto (l’uomo tirandolo con una fune e la donna spingendolo da dietro) cominciò a seguirli, a distanza, senza nemmeno sapere perchè.
Di li a poco si fermarono e Fellini si appostò a spiare.
Il silenzio tra i due regnava sovrano. Accesero un fuoco, la donna cucinò qualcosa, poi mangiarono e subito dopo ripartirono, il tutto senza proferire una sola parola …
Fu proprio quel silenzio che diede l’input al regista per la realizzazione di quel grande capolavoro che è “La Strada”.
Fellini rubò il silenzio di quei due zingari e se lo portò nel suo film facendolo diventare il protagonista assoluto e ancora oggi, a distanza di un cinquantina d’anni, quel silenzio, ci costringe a un ascolto al quale non siamo più abituati e ci racconta tanto.
Tra Zampanò e Gelsomina non c’è dialogo, ma solo una serie infinita di domande e risposte mancate. Il filo conduttore della loro storia umana, del loro breve tragico viaggio è proprio il ‘non detto’. Ecco quindi che attraverso quanto non riescono a dirsi, scopriamo tutta la disperazione della loro condizione.
La diffidenza, il cinismo, l’incomunicabilità, sono la colonna sonora della loro esistenza ‘bassa’, ai margini della società e della civiltà, ma sono anche il suono della vita di tanti come loro, che ancora oggi troviamo nelle fogne delle nostre metropoli, vicinissimi a noi eppure così lontani, da non essere visti, o meglio da essere ignorati, rifiutati, maltrattati e allontanati.
‘La strada’  di cui parla Fellini è dietro l’angolo di casa nostra, magari sotto un ponte o dietro una stazione, ecco perché questo film ci colpisce ancora, ecco perché ci emoziona ancora la povera Gelsomina, quando viene abbandonata, o il terribile Zampanò, quando piange ubriaco, sulla sabbia, guardando le stelle.
Ho voluto mettere in scena questa vicenda, quanto mai attuale, con umiltà e rispetto assoluto nei confronti del grande film, confortato dal fatto che la drammaturgia di Pinelli e Zapponi, pur conservando in parte i dialoghi originari, contiene una propria peculiarità, una propria poetica squisitamente teatrale e confortato anche dall’intervento del maestro Germano Mazzocchetti, che con una dozzina di inediti brani cantati e una partitura musicale creata per l’occasione ci porta  necessariamente altrove, spostando l’intera operazione verso un genere diverso, di difficile definizione.
Il viaggio dei due protagonisti viene  raccontato e cantato da un gruppo di circensi che interagisce con l’azione scenica per ‘mostrare’ brechtianamente (non a caso la citazione: ‘Mostra i denti Zampanò’) il tragico accadimento, in modo da stimolarne una riflessione.
Intorno a me e a Tosca, rispettivamente Zampanò e Gelsomina, ruota un’umanità altrettanto degradata e marginale, cinica, diffidente e povera. Dalla madre di Gelsomina che incontriamo all’inizio, alla ragazza che per ultima parlerà con Zampanò, tutti, compreso i componenti dello scalcinato circo diretto dallo zingaro Fiore, compreso il funambolo (il Matto), sono personaggi motivati soprattutto dalla fame.
Un miserabile microcosmo che si muove in un’atmosfera irreale, sottolineata dalla scena astratta e materica di Alessandro Chiti e dai costumi ‘visionari’ di Sabrina Chiocchio, come in una favola dolorosa che con leggerezza si propone di scuotere  pesantemente la nostra attenzione.
Dedichiamo questo spettacolo ai ‘randagi’ che abitano la strada.
 
                                                                                                                        
  Al Teatro Manzoni dal 4 al 30 maggio 2010

Orari: feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30

Biglietto:

Poltronissima € 30,00

                Poltrona € 20,00

Il Teatro Manzoni
Via Manzoni 42 – 20121 Milano
Tel. 02 – 7636901 – Fax 02 76005471
Internet www.teatromanzoni.it
E-mail info@teatromanzoni.it

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