Campagna SFIDO LA FAME a Expo Milano 2015 “Songs for the Earth”

 “Songs for the Earth” per la campagna SFIDO LA FAME

a Expo Milano 2015

Ensemble Vocale Ambrosiano e Oxfam Italia, Civil Society Partecipant di Expo Milano 2015, insieme per il terzo ed ultimo evento musicale e solidale il 15 Ottobre a sostegno della campagna SFIDO LA FAME, in una esibizione di vocal street art ispirato alle work songs afroamericane.

VIDEO

 DOVE

– ore 19.15, Piazzetta Stand Belgio presso il Decumano.

 Musica dal mondo con l’Ensemble Vocale Ambrosiano onlus, diretta da Mauro Penacca: un’accurata selezione delle migliori work songs afroamericane, nate nel Sud degli Stati Uniti a cavallo fra ‘800 e ‘900, per riflettere su una delle pagine più buie delle nostra storia e riascoltare così parole, note e atmosfere divenute ormai inni della lotta per i diritti civili.

 

L’Ensemble Vocale Ambrosiano. Nata nel 1996 per iniziativa del direttore artistico Mauro Penacca, è un’organizzazione la cui finalità è l’organizzazione di concerti ed eventi culturali, atti a promuovere raccolte di fondi a favore di cause umanitarie in un’ottica di rete e di condivisione.

Con la partecipazione a Expo Milano 2015, Ensemble Vocale Ambrosiano sostiene l’azione di Oxfam Italia.

L’Ensemble Vocale Ambrosiano, svolge un’intensa attività concertistica: 350 circa i concerti organizzati dal 1997 ad oggi, nelle più importanti chiese, sale da concerto e teatri di Milano, ma anche in altre città italiane e contesti internazionali.

Attualmente l’organico del coro è composto da una cinquantina di soci e coristi articolati in quattro sezioni (Soprani, Contralti, Tenori, Bassi) con profili eterogenei per età (dai 5 ai 70 anni), provenienza e formazione e che sono operatori umanitari volontari.

Gli assunti di partenza da cui si sviluppa il lavoro e l’opera dell’Ensemble Vocale Ambrosiano Onlus, sia come formazione corale, che come associazione, sono che la musica contiene in sé un’energia capace di oltrepassare i suoi stessi confini: in essa non vi è solo un valore estetico, ma anche un profondo valore etico e sociale. www.ensemblevocale.org

 

Oxfam Italia è un’associazione umanitaria parte di una grande coalizione internazionale, formata da 17 organizzazioni che lavorano in oltre 90 paesi per trovare soluzioni durature all’ingiustizia della povertà nel mondo. Da oltre 30 anni è impegnata in molte regioni del mondo, per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni locali, dando loro il potere e le risorse per esercitare i propri diritti e costruire un futuro migliore, e contribuire a garantire loro cibo, acqua, reddito, accesso alla salute e all’istruzione. Oxfam Italia lavora attraverso programmi di sviluppo, interventi di emergenza, campagne di opinione e attività educative per coltivare un futuro migliore, in cui tutti, ovunque, abbiano cibo a sufficienza, sempre. Proprio per poter contribuire a raggiungere questo importante obiettivo, Oxfam è Civil Society Partecipant di EXPO Milano 2015: in questa veste promuoverà un ricco programma di eventi (tra incontri, workshop, performance, cooking experience ecc…). Gli eventi promossi da Oxfam ad EXPO 2015 si inseriscono all’interno della campagna “Sfido la fame”. Una campagna nata non solo per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle ingiustizie del sistema alimentare globale, ma anche per portare un aiuto concreto a 40.000 donne nel mondo attraverso progetti di cooperazione finalizzati a migliorare la produzione di cibo, l’accesso alle risorse e al credito, rafforzandone la capacità di creare e commercializzare prodotti agricoli e artigianali. Oxfam infatti stima che le donne nel mondo avessero gli stessi diritti e stesse opportunità degli uomini, si potrebbero sfamare 150 milioni di persone in più e ridurre la fame del 19%. www.oxfamitalia.org.

SCHEDA

 

Le origini delle work songs

 

L’espressione work songs (canti di lavoro) si riferisce genericamente a tutta la musica nata al tempo della schiavitù nera, ossia quei canti che gli schiavi deportati dall’Africa intonavano durante il lavoro che svolgevano nel sud degli USA, in quel territorio sterminato che era diventato, loro malgrado, una sorta di nuova patria.  Le canzoni di lavoro erano canti semplici, senza accompagnamento musicale, usati per cadenzare il lavoro ed eseguiti generalmente seguendo lo schema del call and response, cioè l’alternarsi di un solista e del coro. Le work songs si cantavano nei campi, dove era impiegata la maggior parte della mano d’opera nera, durante i lavori per stendere le linee ferroviarie (railroad songs) e nelle prigioni. Il canto di lavoro aveva anche la finalità di cadenzare il ritmo quando due o più persone svolgevano un lavoro insieme, come nel caso dei rematori o dei minatori.

Nell’Africa occidentale i testi dei worksongs erano sovente costruiti su una tematica religiosa. Nel Nord America di frequente si basavano sugli spirituals, ma in concreto la maggior parte aveva attinenza diretta e specifica con la condizione di lavoro, con le cose che erano assenti (le donne, la famiglia, la libertà) e con quelle che al contrario erano presenti (le guardie, il filo spinato, i campi di lavoro senza fine).

La rima è poco frequente, in quanto in genere ad ogni verso del leader corrisponde una medesima risposta, sempre uguale, del gruppo.

Esistevano work songs per accompagnare i diversi lavori e ad ogni lavoro corrisponde un modo diverso di interpretare il canto. Per quanto riguarda i testi dei work songs, essi consistono spesso nel racconto di storie di personaggi leggendari o di eventi memorabili, ma sono frequenti anche testi che si limitano ad esprimere dolore per la situazione presente o che descrivono il lavoro così come si svolge. Frammenti di testo possono facilmente scivolare da un canto all’altro o modificarsi per motivi contingenti, cosicché è difficile che la stessa canzone sia cantata allo stesso modo in una regione e in un’altra. Fra i work songs grande importanza hanno assunto le “railroad songs” cioè le canzoni dei lavoratori che stendevano i binari della ferrovia. La grande diffusione di questi canti è dovuta anche al fatto che gli operai ferroviari si spostavano per grandi tratte lungo tutto il paese portando con sé i propri canti ed imparandone di nuovi ( o diverse versioni di quelli conosciuti) via via che si spostavano.

I brani in programma: storia e contaminazioni

 

This old hammer

Sono diverse le versioni di questa canzone proposte nel tempo, ma quel che è sicuro è ‎che un possente nero chiamato Henry, uno schiavo oppure un detenuto membro di una “chain gang” ‎‎(le squadre di prigionieri alla catena utilizzati come manodopera a costo zero nei lavori più faticosi), ‎lavorò nella seconda metà dell’800 alla costruzione di un tunnel ferroviario, probabilmente in ‎Virginia. La leggenda vuole che Henry, con la sua pesantissima mazza con cui produceva nella ‎roccia i fori per le cariche di dinamite, abbia surclassato una nuovissima e potente perforatrice ‎meccanica, salvo poi morire per lo sforzo sostenuto ma salvando al contempo il posto di lavoro dei ‎propri compagni che sarebbero stati cacciati, soppiantati dalle macchine.‎ Insomma, una figura allegorica dello sfruttamento degli afroamericani, della loro forza e del loro ‎contributo di sudore e sangue alla costruzione del Paese, nonché della lotta dell’uomo contro la ‎macchina e della tragedia della modernizzazione. I lavoratori addetti a spaccare pietre o a fissare traversine lavoravano ad ‎un ritmo preciso scandito dal canto, un ritmo abbastanza lento da poter arrivare vivi alla fine della ‎giornata, guai a chi sgarrava. La figura titanica di John Henry divenne in seguito un simbolo per i movimenti dei lavoratori e dei ‎diritti civili, simbolo di abnegazione, dello sfruttamento, della dignità dell’essere umano contro la ‎degradazione dell’era delle macchine, di orgoglio razziale e di solidarietà. Divenne pure uno degli ‎strumenti della propaganda governativa per propugnare la tolleranza razziale.‎

 

Woyaya – Benvenuti 

Canzone ugandese di speranza e consapevolezza di un futuro migliore raggiunto passando attraverso una “strada difficile, ruvida e fangosa“.

 

Pick a Bale of Cotton 

E’ una worksong cantata dagli antichi schiavi del sud degli Stati Uniti che lavoravano nelle piantagioni di cotone.

 

Song from a cotton field 

Una combinazione di jazz e blues che racconta una storia di schiavi neri costretti a lavorare in campi di cotone. Il brano risale agli anni ‘20.

 

Rosie

Il brano veniva cantato durante il lavoro nei boschi per abbattere gli alberi a colpi d’ascia. Nella versione proposta troviamo il formato a chiamata e risposta, col capo cantante che presenta la frase principale, mentre il resto del gruppo completa ogni frase ripetendola. Il lavoro era pericoloso e il canto aiutava a coordinare il tempo. Inoltre cantando i lavoratori si sentivano una squadra e regolavano la velocità del loro lavoro.

Oh freedom

Canzone divenuta un inno di libertà degli afroamericani, scritta dopo la guerra di secessione americana del 1861.

 

Sixteen tons

Un brano che racconta la vita inumana dei minatori di carbone, costretti a lavorare dall’alba al tramonto senza nemmeno “potersi concedere il lusso di morire perché pieni di debiti”.  Infatti, nonostante le decine di grandi e sanguinosi scioperi organizzati dalla United Mine Workers of America specie nei primi due decenni del 20° secolo, in molte miniere le compagnie non pagavano i lavoratori in denaro corrente ma in assegni o buoni illegali che essi erano costretti a spendere, spesso indebitandosi, negli spacci gestiti dalle stesse compagnie, che così da datrici di lavoro diventavano creditrici e quindi “proprietarie” della forza lavoro alle loro dipendenze. Questo cosiddetto “debt bondage” o “truck system”, nei paesi di lingua spagnola viene chiamato con un sostantivo che rende ancor meglio l’idea: “enganche”.

Day-O (The Banana Boat Song)

E’ un tradizionale canto giamaicano popolare. La versione più nota è stata cantata per la prima volta dal cantante giamaicano-americano Harry Belafonte nel 1956 e più tardi divenne una delle sue canzoni più note. Si tratta di un canto di lavoro, riletto dal punto di vista dei lavoratori portuali che lavoravano di notte caricando banane sulle navi.  Lo scopo della canzone è rinchiuso nella frase “Come, mister tallyman, tally me banana./ Daylight come and we wanna go home.” (Vieni signor contabile, fai il conteggio delle mie banane. /La luce del giorno arriva e noi vogliamo andare a casa).

We shall overcome

La canzone deriva forse da un brano gospel. Nel 1946, i dipendenti dell’American Tobacco Company in sciopero, per lo più donne afro-americane, stavano cantando degli inni durante un cordone per un picchetto. Una donna di nome Lucille Simmons cantò una versione della canzone cambiando il testo in “We’ll Overcome”. Zilphia Horton, una donna bianca e moglie del cofondatore della Highlander Folk School (successivamente chiamato Highlander Research and Education Center) la imparò da lei. L’anno dopo la insegnò a Pete Seeger. Seeger (o qualcun altro, lui stesso ha dichiarato che potrebbe essere stata Septima Clark) sostituì “We will overcome” con “We shall overcome”. Seeger aggiunse alcuni versi (“We’ll walk hand in hand”, “The whole wide world around”) e lo insegnò al cantante californiano Frank Hamilton, che a sua volta la insegnò a Guy Carawan, che la reintrodusse all’Highlander nel 1959. Da lì fu diffusa oralmente e divenne un inno dei sindacati afro-americani nel sud degli Stati Uniti e dell’attivismo per i diritti civili. Dal 1963, la canzone fu legata a Joan Baez che la registrò e la cantò in numerose marce per i diritti civili. I lavoratori agricoli negli Stati Uniti cantarono la canzone in spagnolo durante gli scioperi e i boicottaggi della vendemmia alla fine degli anni ’60. La versione galiziana “Venceremos nós” è stata l’inno del movimento studentesco contro la dittatura all’Università di Santiago di Compostella negli anni 1967-68. La canzone fu poi utilizzata anche in Sudafrica durante gli ultimi anni del movimento anti-apartheid. In India, la traduzione letterale in hindi “Hum Honge Kaamyab / Ek Din” divenne una canzone patriottica negli anni ’80 ed è cantata ancora oggi.

 

 

 

 

 

 

 

 

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