Milano TAKASHI MURAKAMI – Il “Ciclo di Arhat” Un viaggio tra passato e presente

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Ultimo weekend per vedere una mostra eccezionale di un artista contemporaneo che non stona affatto nello spazio espositivo della Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale.

Chi è costui? Si tratta di Takashi Murakami (Tokyo, 1962), apprezzato in tutto il mondo per la capacità di far convivere nelle sue opere cultura pop e tradizione giapponese, iconografia manga e buddhista, promuovendo il suo lavoro artistico anche attraverso un’attività commerciale di massa.

Per la prima volta espone in un museo pubblico italiano, dopo la grande retrospettiva realizzata nei fastosi saloni della Reggia di Versailles, quella di Milano è una proposta inedita, che indaga le rinnovate modalità di pittura utilizzate dall’artista negli ultimi due anni e propone tecniche e stili sviluppati a partire da “Ego”, la grande rassegna del 2012 tenutasi all’ Al Riwaq Hall di Doha nel Qatar. Ora, con “Il ciclo di Arhat” Murakami ci parla di un Giappone ancora traumatizzato dal disastro nucleare di Fukushima e dal catastrofico terremoto del 2011, ma che sogna la propria rinascita anche attraverso l’arte. All’ingresso della mostra i visitatori sono accolti dalla scultura “Oval Buddha Silver” (2008), capolavoro di tecnica sia per gli attraenti minuziosi dettagli, sia per l’imponente quanto inquietante presenza. Seguono tre ‘Arhat’ di grande formato, tra i 5 e i 10 metri di lunghezza. Il termine ‘Arhat’ deriva dal sanscrito e significa ‘essere che ha raggiunto l’illuminazione’. La fonte delle immagini rappresentate in questi dipinti è un antico racconto che narra le vicende dei monaci Buddisti che affrontano il declino e la morte, in cui mostri demoniaci e monaci decrepiti in tonache e paramenti tradizionali vagano percorrendo paesaggi psichedelici.

Vediamo poi una selezione di autoritratti, che rappresentano la continua ricerca che Murakami ha condotto sulla propria immagine e sulla percezione perennemente mutevole del proprio posto nell’universo. Infine, una terza serie di dipinti, appositamente realizzati per l’esposizione, ritrae una costellazione di teschi che – quasi come in una cascata – si sovrappongono l’uno con l’altro, fondendosi insieme: colori e forme psichedeliche si pongono così in definitivo contrasto con l’aspetto macabro del soggetto.

Nel suo obbiettivo di coniugare arte e vita, possiamo considerare Murakami un po’ l’ Andy Warhol dell’attualità, simili, infatti, le ‘partenze’: l’americano fonda la “Factory”, il giapponese fonda nel 1995 la Hiropon Factory sua “Hiropon Factory”, per portare a conoscenza i problemi del proprio tempo. Nel 2001 al MOCA di Los Angeles cura una mostra intitolata “Superflat” che farà il giro del mondo in diverse edizioni promuovendo il lavoro di 19 artisti giapponesi. “Superflat” è il manifesto programmatico ed estetico di Murakami e diventa un nuovo movimento d’arte giapponese.

Nel 2008 la rivista “TIME” lo ha definito il più influente rappresentante della cultura giapponese contemporanea.

La mostra milanese, curata da Francesco Bonami, è promossa e prodotta dall’assessorato alla Cultura e Palazzo Reale.

 

Palazzo Reale – Piazza Duomo, Milano; fino al 7 Settembre 2014

Orari: lune 14.30-19.30 mart, mercol, ven e dome 9.30-19.30 giov e sab 9.30-22.30

ultimo ingresso un’ora prima della chiusura; Biglietti: intero €. 5, ridotto €. 3

 

Fabio Giuliani

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