PRESENTAZIONE CATALOGO GENERALE GUIDO PAJETTA

Presentazione del volume: Milano Fondazione Antonio Mazzotta, Foro Bonaparte 50,
martedì 24 marzo 2009 ore 18.
Intervengono: Enrico Crispolti, Giorgio Pajetta e Luigi Sansone

La casa editrice Mazzotta pubblica il catalogo generale ragionato dei dipinti di Guido Pajetta, importante artista lombardo scomparso da poco più di trent’anni.

Guido Pajetta (1898 – 1987) è un artista singolare e anomalo nel panorama dell’arte italiana del ‘900. Pittore eclettico, consapevolmente disposto ad ogni forma di contaminazione formale si colloca sem­pre trasversalmente rispetto ai modi ed alle mode correnti. La sua è una vita ricchissima di vicende che, dalle radici nella pittura ottocentesca del nonno Paolo e degli zii, Pietro e Mariano, attraversano il ‘900 toccandone i nodi vitali.

Curata da Enrico Crispolti l’opera è divisa in due volumi a sua volta organizzati in dieci grandi capitoli ognuno dei quali relativo a un momento evolutivo della sua lunga avventura creativa durata una settantina d’anni (1914-1987). Ogni capitolo è introdotto da un saggio specifico e corredato da illustrazioni a colori, da un antologia critica e da alcuni testi dell’artista. L’ordinamento delle schede, realizzate con grande impegno dal figlio Giorgio con la collaborazione di Silvia Ferrari a partire dagli anni Novanta, segue quindi una cadenza strettamente cronologica.

Il primo volume è dedicato agli anni dal 1914 al 1963: dalle esperienze giovanili e dai contatti con il Novecento (1914-33) alla conquista della modernità che lo spingono a sperimentare prima un tipo di figurazione legata al surrealismo (1934-38) e da qui una figurazione chiarista e “neo-fauve” legata alla frequentazione dei compagni d’Accademia Lilloni e Del Bon e all’amicizia con Dufy e Friesz (1934-46). La tragedia esistenziale del secondo dopoguerra porta Pajetta ad una svolta decisiva verso una pittura di ascendenza espressionista, prima vicina alle esperienze francesi (1947-50) poi, dopo un primo soggiorno a Londra, vicina alle tematiche della nuova figurazione inglese espressa da artisti come Bacon, Sutherland e in particolare Henry Moore (1951-57), fino a un tipo di pittura sempre più radicale nel segno grafico (1958-63).

Il secondo volume è dedicato alla pittura degli ultimi venti anni (1964-1987) vissuti nel totale isolamento alla ricerca di una nuova figurazione assolutamente privata degli strumenti retorici della rappresentazione, in un viaggio impossibile alla fonte dell’apparizione dell’arte. Sono gli anni della maturità artistica dove si nota prima, verso la fine degli anni ’60, una gestione graffitista dell’immagine con l’uso dei colori acrilici, a cui si aggiunge negli anni ’70 un uso del colore più estremo e radicale.

Alessandra Pozzi
Ufficio Stampa Mazzotta
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