Milano NANNI VALENTINI – “Terre” Arte fisica e metafisica

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Alla vigilia del trentesimo anniversario della scomparsa Milano ricorda Nanni Valentini (Sant’Angelo in Vado, PU, 1932 – Monza, 1985): una mostra al Museo Diocesano raccoglie le opere più importanti dello scultore allievo di Lucio Fontana, facendo propria la poetica di una forma carica di sostanza; forza materica e potente che si rifà all’essenza della Terra, e come tale – dunque – finisce per tendere all’infinito. Un percorso affascinante, lontano dagli schemi abituali, quello condotto da questo scultore, tra i più originali che l’Italia abbia conosciuto nel secondo Novecento. Un omaggio che arriva esattamente trent’anni dopo l’importante personale che sempre a Milano, al PAC, aveva visto esporre per la prima volta alcuni tra i pezzi fondamentali del catalogo di un artista che sarebbe di lì a pochi mesi prematuramente scomparso. La rassegna attuale al Diocesano è curata da Flaminio Gualdoni, che sottolinea: “Nella scelta della ceramica, nello stesso atto della manipolazione delle terre e del gres, Valentini dichiara determinanti presupposti concettuali: il tocco carezzevole e sensuale dell’artista sulla materia stabilisce rapporti di inestricabile poesia, determina la natura generativa, mitopoietica, quasi materna della sua opera. Le asperità e le crudezze tattili delle superfici si riallacciano a memorie di un passato di natura tanto arcaica da risultare archeologica.” Dall’ “Annunciazione”, una delle sue opere più importanti, presentata per la prima volta nel 1984 al PAC, alle “Trasparenze pittoriche” della metà degli anni ’70, sino alle installazioni della maturità, come “Angelo Dioniso”, “Focolare”, “Il vaso e il polipo”, “Endimione e i 28 volti di Selene” possiamo conoscere un po’ tutta la sua poetica compositiva. Nel lavoro di Valentini l’argilla è protagonista assoluta: un elemento che evoca i fondamenti stessi della scultura. Della sua arte diceva: “Mi piace manipolare la terra, vedere attraverso una tela, bagnare di colore le cose. Cerco di capire cosa c’è nell’interspazio tra il visibile e il tattile. Forse è un desiderio di rendere fluido ciò che è cristallizzato. La creta, la tela e la carta sono i supporti che uso”.

E ancora Gualdoni aggiunge: “Diventa in questo senso determinante lo studio dell’arte minoica, che apre alla fine degli Anni Settanta una stagione che sembra fare riferimento in modo sempre più esplicito al pantheon tutto femminile delle ancestrali divinità mediterranee. In una coinvolgente declinazione in forme e modelli contemporanei della rappresentazione della maternità, assunta al pari della casa – luogo feticcio per eccellenza – a sintesi dove converge ogni variabile temporale.”

In occasione della mostra è stato realizzato un catalogo edito da Officine Saffi Publishing, in collaborazione con l’Archivio Valentini, che approfondisce i temi proposti dal progetto attraverso i testi di Gualdoni e Paolo Biscottini, Direttore del Museo Diocesano. E’ questo l’inizio di una collana di quaderni monografici, “Volti e segni”, che la casa editrice affianca alla rivista “La ceramica in Italia e nel mondo”, per cui seguiranno nel tempo altri studi di carattere scientifico e documentario dedicati a figure eminenti dell’arte ceramica.

Mi pare che il suo valore venga riassunto compiutamente con queste sue parole: “E’ inutile che ti dica che una zolla di terra può racchiudere il segreto dell’oracolo, che un solco del campo può contenere tutte le parole possibili, che nell’acqua del fiume sotto il ponte c’è l’ombelico della luna che ascolta la Terra, che ancora l’argilla contiene alfabeti nascosti.”

 

Museo Diocesano – Cordo di Porta Ticinese 95, Milano

Fino al 27 Aprile 2014 orari: , tutti i giorni dalle 10 alle 18, chiuso lunedì.                                         Ingresso 8 Euro, ridotto 5 Euro per tutte le scolaresche. Tel 02-89420019; www.museodiocesano.it

 

Fabio Giuliani

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