Teatro Elicantropo di Napoli la tournèe di “Shitz – Pane, amore e…salame” da Hanock Levin

Giovedì 24 aprile 2014, Teatro Elicantropo di Napoli

Shitz – Pane, amore e…salame da Hanock Levin

In scena un testo che, fin dall’inizio, si presenta come truce e bizzarro esercizio di cinismo, in cui i protagonisti sono piccoli mostri, caricature esagitate

 

Dopo aver calcato con successo numerosi palcoscenici italiani, arriverà al Teatro Elicantropo di Napoli, giovedì 24 aprile 2014 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 27), la compagine Idiot Savant/Ludwig con il deridente Shitz – Pane, amore e…salame da Hanock Levin, spettacolo che ha esordito alla XIV edizione del festival Primavera dei Teatri e vincitore del premio speciale della giuria critica al Festival Scintille di Asti e il premio per il miglior spettacolo di prosa al Festival Spoletopen.

Shitz racconta la storia di una famiglia ebrea di epoca contemporanea. Shitz, il padre, e Setcha, la madre, non desiderano altro, per la propria realizzazione, che far sposare la figlia Shpratzi. Finalmente, a una festa, l'emarginata Spratzi incontra Tcharkés, un giovane arrivista dalle velleità imprenditoriali. I due subiscono uno strano e poco credibile colpo di fulmine e decidono, la sera stessa, di sposarsi.

Dopo i festeggiamenti folli ed estenuanti del matrimonio, inizierà il turbine di avvenimenti, che trascinerà sardonicamente la famiglia da un'illusoria “meritata” felicità, agli abissi dello sconforto.

Il pane e salame del titolo rimandano al pretesto del cibo, che rappresenta la cupidigia e l’avidità e crea conflitti in famiglia, al collasso quando arriva l’intruso, nel più classico dei modi.

Il testo di Levin, tradotto da Matthieu Pastore, riadattato e diretto da Filippo Renda, analizza questa situazione con sguardo satirico, criticando gli istinti spesso bassi e deplorevoli che muovono la società. Dalla nazionalità israeliana dell’autore deriva il sottile umorismo yiddish che percorre lo spettacolo, e dalla creatività della compagnia Idiot Savant nasce il riadattamento musicale delle scene tragicomiche che lo animano.

La famiglia Shitz, interpretata da Mauro Lamantia, Laura Serena, Matthieu Pastore, Giuseppe Salmetti e l’accompagnamento alla chitarra di Giuseppe Barbaro, si presenta al pubblico con un irriverente cinismo, un distacco grottesco, che paiono delinearne i componenti con tinte fumettistiche e irreali.

Una satira che condanna l'inanità di ogni voracità umana: la sete del palato, quella di potere, quella di affermazione del proprio Io (non insieme agli altri, ma attraverso gli altri).

Un cabaret sfigato, recitato senza vittimismo: ciò che fa tanta pena è la grande convinzione di poter realizzare i propri intenti, riempirsi di desideri fino a scoppiarne.

La scenografia essenziale e i costumi umili rappresentano la povertà d’animo dei personaggi, e gli attori interpretano dei caratteri grotteschi e quasi bestiali, rivolti esclusivamente al guadagno e all’ingordigia.

Né l’amore né l’odio riescono a vincere in questa commedia: non c’è sentimento, ma solo fame. Una fame che lascerà, però, insaziati tutti i suoi protagonisti.

 

Shitz – Pane, amore e…salame da Hanock Levin

Napoli, Teatro Elicantropo – dal 24 al 27 aprile 2014

Inizio delle rappresentazioni ore 21.00 (dal giovedì al sabato), ore 18.00 (domenica)

Info e prenotazioni al 3491925942 (mattina), 081296640 (pomeriggio) email promozionelicantropo@libero.it

Da giovedì 24 a domenica 27 aprile 2014

Napoli, Teatro Elicantropo

(repliche dal giovedì alla domenica)

 

Idiot Savant/Ludwig

presentano

 

Shitz – Pane, amore e…salame

liberamente tratto da Hanock Levin

traduzione Matthieu Pastore

 

con

Mauro Lamantia, Laura Serena, Matthieu Pastore, Giuseppe Salmetti

alla chitarra Giuseppe Barbaro

 

musiche originali Filippo Renda, Simone Tangolo

foto di scena Wanda Perrone Capano

 

regia e drammaturgia Filippo Renda

 

Durata della rappresentazione 70’ circa, senza intervallo

 

Shitz racconta la storia di una famiglia ebrea di epoca contemporanea; Shitz, il padre, e Setcha, la madre, non desiderano altro, per la propria realizzazione, che far sposare la figlia Shpratzi.

Finalmente, ad una festa, l'emarginata Spratzi incontra Tcharkés, un giovane arrivista dalle velleità imprenditoriali. I due subiscono uno strano e poco credibile colpo di fulmine e decidono, la sera stessa, di sposarsi.

Dopo i festeggiamenti, folli ed estenuanti, del matrimonio, inizierà il turbine di avvenimenti che trascinerà sardonicamente la famiglia da un'illusoria “meritata” felicità, agli abissi dello

sconforto.

Rielaborando il testo di Hanock Levin, Filippo Renda tenta di cogliere i lati più grotteschi ed estremi della vicenda volendo esaltare, nella prima parte, le intuizioni comiche geniali proprie della cultura Yiddish e, nella seconda, la profondità della riflessione sociale che esce dalla realtà narrata circoscritta, per divenire preoccupantemente universale.

 

La famiglia Shitz si presenta al pubblico con un irriverente cinismo, un distacco grottesco, che paiono delinearne i componenti con tinte fumettistiche ed irreali.

In realtà, nel corso della storia, verrà rivelata una latenza cancerogena che spingerà la famiglia, non tanto ad un gioco al massacro, quanto ad una vera e propria autodistruzione.

Una satira che condanna l'inanità di ogni voracità umana: la sete del palato, quella di potere, quella di affermazione del proprio Io (non insieme agli altri, ma attraverso gli altri).

 

 

 

Un cabaret sfigato, recitato senza vittimismo: ciò che fa tanta pena è la grande convinzione di poter realizzare i propri intenti, riempirsi di desideri fino a scoppiarne.

I personaggi subiscono, nella loro “corsa alla pancia piena” un imbruttimento progressivo che li farà sembrare, causa la loro spietata necessità di giustificare la proprio esistenza, dei

mostri di egoismo.

Nonostante tutto gli attori non recitano la mostruosità: si limitano (e niente può essere più limitante) ad essere ingoiati dal loro istinto di sopravvivenza, mal digeriti e rigurgitati in una realtà contorta che li deforma e, da spettacolari, li rende scandalosi.

 

 

 

Biografia Idiot Savant

 

La medicina definisce “Idiot Savant” individui che, in concomitanza con un ritardo mentale dovuto a malattie come schizofrenia o autismo, presentano paradossalmente delle qualità

incredibilmente sviluppate, dei veri e propri talenti. Questi talenti spesso appaiono all’improvviso, inspiegabilmente.

Parlando clinicamente noi non siamo “idiot savant”, siamo attori: l’idiota sapiente non ha remore a mostrarsi così come è, noi attori idioti abbiamo coscienza delle nostre demenze e della possibilità che tali demenze hanno di essere risorsa personale e artistica (da idiotsavanteatro.wordpress.com/il-manifesto/).

La compagnia Idiot Savant si forma nel 2010, dall’incontro di alcuni allievi della scuola del Piccolo Teatro di Milano. Essi provano a mettere in rete le proprie idee sulle necessità e risorse della messa in scena; nel 2010 lavorano attorno a una drammaturgia di F. Renda, Rat boo – Esorcismo di uno Stabat Mater; l’esercizio serve ad intensificare e inspessire i rapporti sinergici e per raggiungere la consapevolezza di voler iniziare,

insieme, un Discorso concreto.

Così, nel 2011, a studi terminati, lavorano alla creazione del loro primo spettacolo: Shitz – pane, amore e… salame. Per questo lavoro coinvolgono l’attrice Valentina Picello, che entrerà a far parte della compagnia. Lo spettacolo viene presentato all’interno di numerosi Festival, rassegne e stagioni (Premio speciale della giuria critica al Festival Scintille di Asti e Premio per il miglior spettacolo di prosa al Festival Spoletopen). Altri riconoscimenti individuali della compagnia sono i premi Hystrio alla vocazione 2012 a Matthieu Pastore e Mauro Lamantia.

I membri della compagnia sono Pier Paolo D’Alessandro, Mauro Lamantia, Matthieu Pastore, Valentina Picello, Filippo Renda, Mattia Sartoni, Laura Serena, Simone Tangolo, Anahi Traversi.

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