Sala Shakespeare I 15 – 23 febbraio
Aquiloni
due tempi di Paolo Poli liberamente tratti da Giovanni Pascoli
regia
Paolo Poli
con Paolo Poli
e con Fabrizio Casagrande, Daniele Corsetti, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalco
scene Emanuele Luzzati
costumi Santuzza Calì
musiche Jacqueline Perrotin
coreografie Claudia Lawrence
Produzioni Teatrali Paolo Poli
Associazione Culturale
Paolo Poli, ultimo grande interprete del varietà all'italiana, da quasi cinquant'anni sfoglia la letteratura tra otto e novecento (e non solo) per rivelare i risolti ironici e i sottintesi corrosivi e dissacranti che si nascondono anche nelle pagine più innocenti. Il suo sguardo diabolico, i suoi toni maliziosi non hanno risparmiato Gozzano, Fogazzaro, Niccodemi della Nemica, Savinio, Palazzeschi, Parise e Anna Maria Ortese.
Poi è stata la volta di Pascoli, cui ha dedicato l'ultimo spettacolo Aquiloni, debuttato nel novembre 2012. Il titolo è preso dalla celebre poesia Aquilone, a ricordare un giocattolo antico e preindustriale e un mondo contadino e gergale.
Al poeta Giovanni Pascoli, Paolo Poli dedica il suo Aquiloni applicando quella che si può definire la «formula Poli»: l'impianto scenico fisso con fondali e quinte dipinte del grande Emanuele Luzzati, le musiche birichine e colte di Jacqueline Perrotin, i costumi di Santuzza Calì, sempre colmi di fantasia e colore, le coreografie, ironiche e straniate di Claudia Lawrence, e le canzonette d'epoca che si intrecciano con alte parole coeve di poeti e scrittori. Quattro boy, sgambettano, cantano e recitano. Una formula vincente che solo Poli può portare avanti da anni con successo, perché solo la sua grazia, la sua levità, la sua intelligenza vivace e sbarazzina permette di accostare la
canzone di propaganda coloniale del '19, Tripoli, bel suol d'amore, con «una geniale combinazione di tradizione ed eresia, di continuità e rottura» come Luigi Baldacci definì la poesia di Pascoli. Puro teatro dell'assurdo, l'alto e il basso per raccontare un mondo.
Magda Poli, Corriere della Sera
Come si può definire Paolo Poli? Non è un attore in senso stretto, non rientra nella sua vocazione mettersi a "interpretare" un personaggio (benché lo abbia fatto e certamente lo potrebbe ancora fare). I panni del comico vanno stretti alla sua intelligenza critica. E d'altronde sarebbe difficile, per quanto lo riguarda, parlare di vera e propria satira, men che meno di satira politica, per quanto ogni suo gesto, ogni sua parola abbiano dei risvolti acutamente satirici.
In realtà questo estroso ottantatreenne fiorentino ha sempre esercitato una funzione di raccordo tra ambiti diversi, il vecchio varietà coi suoi "siparietti" e i suoi balletti, il cabaret intellettuale, l'approccio corrosivo ai sacri testi che plasmarono la cultura dei nostri padri o dei nostri nonni. La sua autentica missione è sempre stata quella di smontare e dissipare l'alone retorico che avvolge ogni sorta di monumento letterario e di scontata immaginetta
sacra o profana. Un compito immane e indispensabile, in un Paese che di retorica vive e si ciba. È in questa chiave che, nell'arco di mezzo secolo, si è cimentato coi più diversi miti dell'apprendimento scolastico, dell'intrattenimento di massa, del costume, irridendo autori illustri o meno illustri, mescolandoli con materiali più anonimi e deteriori, e tuttavia capaci di influenzare il gusto, come canzonette o filastrocche infantili.
Poteva mancare, nel suo carniere, un repertorio di fanciulli morti, di poveri orfanelli, di ingenui contadinelli come quelli che popolano i versi di Giovanni Pascoli? Poteva astenersi, Poli, dal declamare alla sua maniera «lenta la neve fiocca fiocca» o «un cocco, ecco, un cocco per te», alternando le rime di Myricae o dei Poemetti coi soliti vacui motivetti d'epoca?
Renato Palazzi, Il sole 24 ore
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Elfo Puccini, sala Shakespeare, corso Buenos Aires 33 – Martedì/sabato ore 20:30, domenica ore 16:00 – Durata 120' con intervallo – Prezzi: intero € 30.50 – ridotti € 27 e € 16 – martedì € 20 – Biglietteria:02/0066.06.06 – www.elfo.org