BARSTRAF: EVENTI E MOSTRA DAVIDE LOCATELLI

Strappo il nero drappo di storia, preda di uno specchio di tela, nell’incanto del disfarsi della materia.

L’espressione del sangue estromette interiorità liquide, pianeti intestini, viscere sospese.

Sonniferi dati alla notte nei sobborghi endemici, cerco palindromi significati in sfumature oniriche, sorsi azzurri distillati da un pensiero d’ossa di costole spogliate.

Mi addentro nella metamorfosi

l’io si cela nello svelarsi dell’essenza

un suono cetaceo sotto pelle, un passaggio impalpabile di forme mutevoli.

Con fini membrane contorno un fastidioso equilibrio, esplodo enucleate intensità in capovolgimenti armoniosi.

Sensualità ovattate

Scorci sottomarini

Scenari rarefatti

Addensamenti fetali

Battiti aggrappati a una pellicola sensibile.

Carne della mente, cio che vedo al buio sono arti intrecciati al tutto, capillari vulcanici, verticalità innervate in falli uterini.

Scheletro, capelli, capezzoli, figura

Epidermiche dimenticanze diluite in sensi sfogliati da impressioni atmosferiche.

Dimension oltremetropolitana

Allucinazione tentacolare, particelle alchemiche coperte d’atomi,

come aria, pelle confusa si muove nell’incompiuto, risuonando i confini d’acqua del sogno.

Concentrazioni galleggianti di pensieri informi sollevano come mani il cuore.

Colori crudi dentro al corpo,

senza denti,

artigli sull’irraggiungibile nudità cascata nell’irrequieta presenza di una stasi preparativa.

Innervazioni lunari nel nel nero attraente,

soli in cantine urbane

ali arricciate in eburnee emersioni.

Accendo albe di cotone per percezioni radiografate di un’anatomia astratta.

Tracce relazionali di dialoghi sublimi

A una pittura che parla il taciuto

Da una parola che dipinge il non senso.

1 dicembre 2009