Il significato del mestiere di reporter

 

Le fotografie del reporter neozelandese Robin Hammond realizzate in Zimbabwe, nazione del sud dell’Africa, tra lo Zambia e il Mozambico, il Botswana e il Sud Africa, che visitò per la prima volta nel 2007 come giornalista, per poi tornarvi spesso nei cinque anni successivi, raccontano di una situazione drammatica, realmente terribile.

 

Dal 1980, quando questa ex colonia conquistò l’indipendenza dalla Gran Bretagna, la popolazione locale ha vissuto per ben 33 anni la perdita della propria libertà e un violento deterioramento della convivenza a causa dello sciagurato regime militare imposto loro dal dittatore Robert Mugabe. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le immagini presentate in questa mostra (alcuni degli scatti di un lavoro che nel 2011 si è aggiudicato il Premio Carmignac Gestion per il Fotogiornalismo) raccontano in maniera diretta, cruda e inequivocabile l’emergenza di un paese alla deriva, abbandonato a sé stesso e lasciato in balia di ogni genere di sopruso e violenza, con le esistenze umane di molti dei suoi abitanti arrivate al limite stesso della sopportazione fisica, tra privazioni d’ogni genere, segnati da malattie come l’AIDS, costretti a vivere in una condizione di miseria estrema.

 

Ci si presenta nei grandi centri abitati uno scenario urbano tremendo di città popolate da scheletri di fabbriche un tempo funzionanti, case fatiscenti, abbandonate o distrutte, dove s’incontrano comunità superstiti composte prevalentemente da vecchi e bambini, e dove nelle vaste campagne dell’entroterra molte fattorie sono state bruciate (si parla nel 2000 di oltre mezzo milione di contadini costretti con la forza a lasciare le proprie case e le proprie terre, confiscate dagli uomini del partito di Mugabe con il conseguente risultato del collasso economico del paese) e molti uomini sono stati uccisi o hanno intrapreso viaggi avventurosi con ogni genere di mezzo per scappare altrove.

 

 

 

 

 

L’urlo d’aiuto diventa ancora più impressionante quando le sue foto si soffermano sui corpi di questi abitanti piagati da malattie e privazioni, che per guadagnarsi da vivere sono costretti a fare i mestieri più umili, i meno graditi, come lo scavare in miniere a cielo aperto o il cercare tra i rifiuti delle discariche i materiali adatti ad essere riciclati.

 

Sono soprattutto gli sguardi di queste persone indifese che, persino aldilà dei loro intenti, lanciano un interrogativo inquietante a un occidente imbambolato, che ha paura, che fa di tutto perché non vuole guardare. “Noi siamo qui e voi? Ci ricorderete voi?”

 

 

Vladek Cwalinski

 

 

Your wounds will be named silence

Fotografie di Robin Hammond

Fondazione Forma per la Fotografia
Milano, Piazza Tito Lucrezio Caro, 1

Dal 25 aprile al 26 maggio 2013

Tutti i giorni dalle 10 alle 20. Giovedì dalle 10 fino alle 22. Chiuso il Lunedì

Ingresso gratuito

www.formafoto.it

Didascalie foto courtesy  Fondazione Forma per la fotografia

 

2. L’azienda Cold Storage Commission, a Bulawayo, un tempo attiva nella
macellazione di bestiame per l’esportazione in Europa.
Le invasioni armate delle fattorie e il generale collasso economico hanno
devastato l’industria del Paese.
Sono state particolarmente danneggiate le imprese che si occupavano
della lavorazione di beni agricoli, quali cibi o cotone, e della fabbricazione
di prodotti utilizzati dall’agricoltura industriale.
Robin Hammond, 2012
 
5. Costretto a letto dalla malattia, il settantaseienne Nyatwa per vivere si
affida alle cure della nipote di 22 anni.
Robin Hammond, 2012

 

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