La Gorizia vissuta e immaginata di Elio Vittorini – Ventunesima puntata: autori celebri in Friuli Venezia Giulia
La mia guerra
[da: Piccola borghesia, 1931]
E il favoloso di questi nomi … cominciò ad attaccarsi, intorno a me, agli alberi, alla ghiaia, al rumore del tram, al castello che vedevo oltre i tetti del Corso, sulla collina mezza erba e mezza città…
Tutto il racconto La mia guerra è un affresco emozionale di Gorizia che Elio Vittorini descrive attraverso i suoi occhi di bambino: piazza Tommaseo, il castello, corso Vittorio Emanuele, i giardini, il cinema Verdi, Sant’Ignazio. Entrano nella descrizione modi di dire dialettali, abitudini e persino i piatti tipici che ancora contraddistinguono la particolare gastronomia locale, anch’essa, come tutto il resto in questa città di confine, equilibrio di sapori mediterranei, tedeschi e slavi. Vittorini vive a Gorizia alcuni anni, ma non da bambino, e questo suo racconto è perciò un’abile prova letteraria che coniuga finzione e autobiografia, fantasia e storia.
Ma la vera storia della permanenza dello scrittore a Gorizia è anche più interessante: Vittorini ci arriva a 19 anni e ci resta dal 1927 al 1930. È un giovane con grandi ambizioni, ma senza un lavoro e così accetta l’ospitalità dei familiari della moglie che si sono trasferiti qui. Il suocero è titolare di un negozio di radiotelefonia in centro a Gorizia, in corso Vittorio Emanuele, e un cognato ha aperto, in corso Verdi, la prima stazione radio della città che ha così pochi ascoltatori a causa dell’esiguità di apparecchi radio presenti allora in città, che alla chiusura delle trasmissioni li saluta uno a uno. Il giovane Vittorini, invece, trova lavoro in un cementifico e fa lo “spaccapietre” come lo chiamerà più tardi Hemingway.
Gorizia in quegli anni è senza dubbio una periferia, ma allo stesso tempo sa vivere al meglio la stagione delle avanguardie. Vittorini entra in contatto con il mondo ribollente della cultura europea, di cui fanno parte anche Svevo e Joyce attivi negli stessi anni nella vicina Trieste. Sono solo tre anni, ma che segneranno per sempre la sua attività letteraria.
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