MEDICINA: SULLA BISESSUALITA’ di Grazia Aloi

Da un punto di vista della Sessuologia, la bisessualità è un'ulteriore modalità ermeneutica di intendere la sessualità e, come tale, pone la sua centralità sia nell'interpretazione concettuale che in quella esperenziale dell'agire sessuale.

Inizialmente, questa prima definizione parrebbe tralasciare la questione del desiderio per porsi in una questione più ampia della “pensabilità”.

Ossia, si può essere – si decide di essere – bisessuali indipendentemente dal manifestarsi del desiderio e dalla pulsione (libido), cioè ci si può “pensare” (ed essere), momentaneamente, in rapporto sessuale sia con partner del sesso opposto che con quelli dello stesso sesso.

Questo fenomeno può essere nell'ordine della “prova” di alcuni aspetti legati alla comprensione della propria personalità e, ancor più, della propria soggettività.

In altre parole, vi sarebbe una sorta di richiesta che il soggetto pone a stesso di “andare a vedere” quale sia la sua posizione rispetto alla scelta sessuale oppure, maggiormente, rispetto alla fruizione di un godimento.

Non è tanto l'esito in sé ad interessare (ossia dove si andrà a stare, in quale scelta) quanto la spinta iniziale, a priori, di verificare dove si “starà meglio” nei confronti, appunto, del proprio godimento.

Dove si “andrà a stare”, rispetto alla propria scelta sessuale, è decisione in funzione della prova. E, per definizione, l'essere umano – nei migliori casi – sceglie di stare dove si trova maggior fonte di piacere e dove, per differenza, esiste meno dispiacere /conflittualità.

Questa situazione, assolutamente frequente nella clinica sessuologica, permette di cogliere tutte quelle situazioni di transizione altrimenti non definibili di incertezza pulsionale nei confronti della scelta eterosessuale anziché omosessuale e viceversa.

Proprio perché si tratta di verificare il “luogo” del maggior godimento che la scelta può essere momentanea o successivamente duratura.

Vi è, quindi, una seconda modalità di intendere la bisessualità: essa ha a che vedere con l'appetito riconosciuto, con la spinta di un proprio orientamento sessuale, appunto riconosciuto e già noto.

Per orientamento, in generale, si intende la scelta della propria posizione rispetto ad una determinata situazione proposta e, in particolare, per orientamento sessuale si intende la capacità di cogliere come significativi i segnali di attrazione emotiva ed emozionale, erotica e sentimentale.

L'orientamento sessuale, a sua volta, a mio parere, potrebbe essere distinto in un orientamento sessuale derivante da posizioni indiscusse (“questo mi piace e non ho bisogno di sperimentare l'unicità dell'oggetto della mia sessualità: dove sono sto bene”) oppure in orientamento sessuale derivante da esperienze collaterali.

Quindi, si potrebbe intendere un orientamento sessuale “orizzontale”, a senso unico, dettato dall'ascolto della direzione delle proprie istanze pulsionali e un orientamento “di ritorno” rispetto alla verifica della transizione di cui sopra.

In ogni caso, indipendentemente dalla sua forma di costituzione, ne consegue che la bisessualità rappresenta la capacità che i soggetti che la praticano hanno di indifferenziare il loro oggetto d'amore, ponendosi in una situazione psicologica di amore sia narcisistico (amare se stessi attraverso l'altro) sia anaclitico (amare l'altro indipendentemente da se stessi per il ritrovamento dei propri perduti oggetti d'amore).

 

Grazia Aloi, psicoanalista

 

(una versione ridotta appare in :

http://medicinaeprevenzione.paginemediche.it/it/282/malattie-e-condizioni/medicina-della-sessualita/detail_175784_bisessualita.aspx?c1=10971#Top

 

e in


http://medicionline.paginemediche.it/it/details_5413_profssa-grazia_aloi.aspx
)

 




 

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