AUREÆ LIGATURÆ dal Quattrocento al Novecento nella Biblioteca di via Senato Milano

AUREÆ LIGATURÆ

dal Quattrocento al Novecento

nella Biblioteca di via Senato Milano

 

Di fronte al contenuto testuale, ben poca cosa sembra essere la veste esterna del libro, intesa come una serie complessa di operazioni che comprendono la cucitura dei fascicoli, la copertura e l’eventuale decorazione. Tuttavia materiali, stili, ferri, stemmi, emblemi e monogrammi di regnanti, pontefici, bibliofili e letterati si sono avvicendati nel corso dei secoli a conferire lustro (spesso anche grazie all’uso della foglia d’oro) alle coperte dei libri. Non a caso la Mostra – presentando circa 130 volumi e legature dal Quattro/Cinquecento fino al Novecento, realizzati in Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna e Inghilterra – s’intitola Aureæ Ligaturæ. Al di là di un’innegabile attrazione estetica e del richiamo storico, una legatura, manufatto di immediata fruizione visiva e tattile, completa il senso di possesso del volume.

Se il libro è forse il più importante multiplo inventato dall’uomo, è la legatura insieme agli indizi sulla provenienza a renderlo unico: essa rispecchia l’evolversi di canoni stilistici e, se arricchita dal supra libros o da uno stemma, si propone come viva e spesso emozionante testimonianza storica.

Dai più antichi volumi proposti, che affondano ancora le radici nel Medioevo, periodo in cui le legature su assi lignee sono prevalentemente eseguite nei monasteri e nelle botteghe operanti nelle città universitarie, la Mostra documenta l’evoluzione delle tecniche di produzione e di decorazione, oltre alle particolarità delle legature nel corso dei cinque secoli: esse spaziano dalla creatività rinascimentale passando per le legature editoriali ottocentesche fino ai libri d’artista contemporanei, che conferiscono al volume una valenza di libro oggetto.

La riflessione sul significato delle legature per la storia del libro ha portato con sé un indubbio momento di crescita per la Biblioteca di via Senato, che non a caso propone dei volumi che, oltre all’importanza del testo, dell’Autore o dell’edizione, si distinguono per l’eleganza e la particolarità delle legature: si tratta di aspetti che, nella loro totalità, contribuiscono a determinare l’eccellenza di un libro.

 

QUATTROCENTO/CINQUECENTO

Le legature del Quattrocento sono in genere caratterizzate dal cuoio o dalla pelle su assi di legno, con frequente uso di borchie a protezione dei volumi. In Francia e in area nordica si utilizzano le placche, rare invece in Italia, costituite da ferri rettangolari di dimensioni variabili raffiguranti spesso scene del Vecchio Testamento, santi, personaggi storici, figure allegoriche o simboli araldici.

Nel Cinquecento la legatura si adegua al rinnovamento culturale in atto, costituito dal Rinascimento.
A Venezia le decorazioni risentono dell’influsso orientale: cornici e angolari con arabeschi e mandorla centrale. Compare all’inizio del periodo un genere di legatura denominato aldino, caratterizzata da un impianto ornamentale semplificato: cornice di filetti a secco o in oro, titolo dell’opera, nome dell’Autore, talvolta quello del possessore. A Roma la legatoria si sviluppa prevalentemente nell’ambito della Corte Pontificia: si registra verso la metà del secolo la presenza di maestranze straniere alla ricerca di remunerative committenze. Alla fine del secolo, la decorazione in Italia si avvia verso la fastosità del barocco, che propone i piatti ricolmi di una profusione di ampi ferri figurati. La legatura francese del Cinquecento darà vita dalla metà del secolo a una serie di prestigiose invenzioni stilistiche che si estrinsecano in una complessa composizione di filetti diritti e curvi intrecciati, in giochi di cerchi e diagonali. In Spagna, dopo la decorazione di tipo moresco dei primi decenni del secolo, si afferma lo stile plateresco tra il 1520 e il 1590 circa, derivato dai motivi presenti sulle suppellettili in argento (plata).

 

SEICENTO

Nell’ultimo quarto del Cinquecento vengono man mano sostituite le cornici rinascimentali e gli spazi vuoti delle coperte con il ridondante decoro a compartimenti che ricopre l’intera superficie dei piatti. Questo tipo di decorazione assume una particolare connotazione a Roma, dal 1650 al 1680 circa, ove si presenta sotto forma di manufatti di monumentale solennità. Nel secondo quarto del secolo proviene dalla Francia un motivo che avrà molta fortuna in Italia, il ventaglio, posto di solito al centro del piatto oppure negli angoli delle cornici: caratteristici in proposito, i diplomi di dottorato delle Università italiane, simbolo della riacquistata autorità della Chiesa nel periodo della Controriforma. In alternativa alle lussuose, elaborate decorazioni, si contrappongono dal 1630 circa, alcuni tipi di elegante legatura. Le più diffuse sono note con il nome improprio di legature à la Du Seuil, dal nome del legatore parigino Augustin Du Seuil (1673–1746), allorquando il genere era già da tempo in uso. Esse si sostanziano in una doppia riquadratura di tre filetti, due dei quali ravvicinati; negli angoli esterni o interni o in entrambi sono frequentemente accantonati dei piccoli fregi triangolari o romboidali, finemente disegnati. Lo spazio centrale e vuoto: al più, campeggia uno stemma.

 

SETTECENTO

Il principale parametro per giudicare la legatura di un volume del Seicento è la ricchezza ornamentale. Nel Settecento è la cornice ad acquistare importanza e a costituire spesso l’unico abbellimento: non mancano tuttavia le lussuose decorazioni in cui lo specchio suddiviso in vari compartimenti e fastosamente ornato con dei reticolati e dei fogliami rococò che imitano gli aspetti bizzarri e imprevedibili delle rocce sotto forma di modelli mossi e sinuosi. La cornice può essere costituita da un motivo a pizzo, regolare, irregolare o floreale, affiancata da fregi naturali o stilizzati. Prosegue il decoro a mosaico per applicazione: il disegno è tracciato con dei filetti e ricoperto mediante l’apposizione di sottili inserti di pellame tinto. Il genere alle armi, assai spesso presente nelle lussuose legature del Seicento e del Settecento, è in genere più significativo sul piano storico che non su quello stilistico. Caratteristico è l’impiego del cuoio e delle guardie marmorizzati, a ricordare le venature del marmo: l’effetto si ottiene con dell’acido oppure mediante l’applicazione di colore a spugna. Il dorso a più nervi rilevati o liscio, spesso con il tassello in cuoio e il titolo in oro, suddiviso in compartimenti, è lussuosamente ornato come nel secolo precedente. Il taglio dorato può anche essere marmorizzato a uno o più colori, tinto oppure dipinto con dei motivi floreali.

 

OTTOCENTO

Si afferma il libro moderno: sono di moda lo zigrino, il marocchino a grana lunga e a grana rilevata. Compaiono il dorso senza nervi staccato dal corpo del volume, che consente un’agevole apertura del libro, e il capitello eseguito a macchina, incollato direttamente e non più cucito sulla cuffia. Tra gli stili sono da ricordare:

– Impero: caratterizzato da sfingi alate, trofei e aquile. Predomina la linea retta, mentre le cornici settecentesche ondivaghe sono sostituite da inquadrature contenenti dei motivi classici tra i quali le greche.

– alla Cattedrale: ornamento neogotico, in uso dal 1825 al 1850 circa, in cui il piatto è occupato da una placca raffigurante la facciata di una chiesa con guglie, ogive, trifore, rosoni e altri motivi medievali.

– Restaurazione (1815–1825): utilizza le placche impresse a secco e in oro. Queste ultime sono caratterizzate da volute di foglie stilizzate associate a motivi architettonici e a medaglioni, fregi impressi in rettangoli o in losanghe dai contorni talvolta mossi.

– Art Nouveau nei generi emblematico, allusivo e floreale: compare in Francia nella seconda metà del secolo, nato da un’interpretazione della legatura dissociata dagli schemi ripetuti per secoli. Si caratterizza nel primo per un decoro riferito al contenuto del libro, mentre nel secondo, ispirato dalla natura, per gli ampi fiori e fogliami stilizzati associati a larghi nastri intrecciati, spesso ornati a mosaico.

 

NOVECENTO

Pone fine allo stile emblematico e a quello floreale il sorgere di un nuovo tipo di decorazione, l’Art Déco, consacrato dall’Exposition des Arts Décoratifs di Parigi del 1925: è contraddistinto da motivi geometrici eseguiti con l’aiuto di un tiralinee, di una squadra e di un compasso, e dall’impiego di nuovi materiali quali metalli laminabili, madreperla, legni preziosi, avorio, galalite. La coperta diventa un frontespizio sul quale figurano il titolo e il nome dell’Autore: il decoro costituisce una composizione continua piuttosto che la somma degli abbellimenti dei piatti e del dorso. Verso il 1935 è da ricordare il legatore francese Paul Bonet, che realizza un genere di decorazione astratta presente nelle legature irradianti in cui i fasci di filetti curvi creano l’illusione del rilievo; inserisce inoltre le lettere dell’alfabeto quale schema ornamentale, tanto da conseguire esiti insuperati nella serie di legature denominate Calligrammes.

In Italia, durante gli anni Venti e Trenta, nell’ambito del Movimento Futurista si realizzano i libri oggetto, legati in cuoio o in materiali metallici: il libro imbullonato di Depero e quelli metallici di D’Albisola e di Munari, ad esempio. Nella seconda metà del secolo, la legatura moderna, che sin dai primi decenni si è arricchita di un importante apporto femminile, e in costante evoluzione, aperta a nuove forme d’arte e a nuove tecniche: da oggetto preminentemente funzionale, diventa anche un mezzo di espressione artistica.

 

 

 

A seguire una selezione delle opere più significative della Mostra Aureæ Ligaturæ.

 

 

 

QUATTROCENTO/CINQUECENTO

 

·         Tommaso d’Aquino, Quæstiones de duodecim quodlibetales, Roma, Georg Lauer, ca. 1470.

·         Marsilio Ficino, Epistole Marsilii Ficini Florentini,Venezia, Matteo Capcasa di Codeca, per Hieronymus Blondus, 1495.

·         Cicerone, Sententiæ insigniores, Venezia, Ludovico Avanzi, 1559.

·         Vitruvio, De architectura, Firenze, Filippo Giunta, 1513.

·         Erodoto, Delle guerre de Greci & de Persi, Venezia, Melchiorre Sessa & Bernardino Bindoni, 1539.

·         Francesco Petrarca, Il Petrarca con nuove, e brevi dichiarazioni, Lione, Guillaume Rouillé, 1551.

·         Platone, Trois dialogues de l’amitié, Parigi, Nicolas Chesneau, 1579.

·         Erasmo da Rotterdam, Miscellanea che comprende in prima edizione la Lingua e il Detectio præstigiarum cujusdam libelli, Basilea, Johann Froben, 1525 e 1526.

·         Niccolò Machiavelli, Historie di Nicolo Machiavelli, Venezia, Gabriele Giolito de Ferrari & fratelli, 1550 (1551).

·         Francesco Guicciardini, L’histoire d’Italie, Parigi, Bernardino Torresano, 1568.

·         Thucydides, Thoukydides, Venezia, Aldo Manuzio il vecchio, 1502.

·         Matteo Maria Boiardo et al., Orlando innamorato, Bologna, Vincenzo Viani & Bernardino Viani, 1571–1572.

·         Senofonte, Omnia, quæ exstant opera, Basilea, Thomas Guarin, 1569.

 

 

 

 

 

SEICENTO

 

·         Virgilio, Eneide toscana dal sig.r Lelio Guidiccioni, Roma, Vitale Mascardi, 1642.

·         Ignazio di Loyola, Constitutiones Societatis Iesu, Roma, Tipografia del Collegio Romano dei Gesuiti, 1606.

·         Torquato Tasso, La Gerusalemme liberata, Genova, Giuseppe Pavoni, 1617.

·         Galileo Galilei, Il saggiatore, Roma, Giacomo Mascardi, 1623.

·         Tommaso Campanella, Disputationum in quatuor partes suæ philosophiæ realis, Parigi, Denys Houssaye, 1637.

·         Plauto, Comoediæ, Amsterdam, Pieter & Joan Blaeu, 1684.

 

 

SETTECENTO

 

·         Aristotele, Aristotelis Ethicorum Nicomacheorum libri decem, Oxford, Theatrum Sheldonianum, 1716.

·         Jean Jacques Rousseau, Discours sur l’origine et les fondemens de l’inegalité parmi les homes, Amsterdam, Marc-Michel Rey, 1755.

·         Giovanni Boccaccio, Il Decamerone, Venezia, Giovanni Giolito de Ferrari & Bartolomeo Zanetti, 1538.

·         Orazio, Opera. Londra, John Pine, 1733-1737.

 

 

OTTOCENTO

 

·         Giulio Cesare, Opera. Leida, Bonaventura & Abraham Elzevier, 1635.

·         Giacomo Leopardi, Martirio de’ santi padri del monte Sinai e dell’eremo di Raitu, Milano, Antonio Fortunato Stella & figli, 1826.

·         Dante Alighieri, Divina Commedia, Venezia, Pietro Quarengi, 1497.

·         Honoré de Balzac, La maison du chat-qui-pelote, Parigi, Conquet, 1899.

 

 

NOVECENTO

 

·         Fortunato Depero, Depero futurista, Milano, et al., Edizione Italiana Dinamo Azari, 1927.

·         Carlo Porta, Poesie, Milano & Napoli, Riccardo Ricciardi, 1958.

·         Oscar Wilde, The happy prince, Bologna, Giuseppe Zanasi, 2001.

·         Jean de La Fontaine, Dix contes choisis ornés de dix gravures en couleurs, Parigi, s.n., 1931.

·         Charles Baudelaire, Poésies, Parigi, Le Livre Français & H. Piazza, 1926.

·         Thomas More, Utopia. Alpignano, Alberto Tallone, 1989.

·         Ambroise Vollard, La vie & l’œuvre de Pierre-Auguste Renoir, Parigi, Ambroise Vollard, 1919.

·         François Rabelais, Les horribles et espovantables faictz et prouesses du très renommé Pantagruel, Ginevra, Édito-Service, 1974.

 

 

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