Firenze, apertura dei Nuovi Uffizi

Presentazione delle Sale dei Pittori Stranieri e

della Scala di Ponente negli spazi dei Nuovi Uffizi

 

 

Salone del primo piano dell’ala di ponente, adiacente alla Loggia dei Lanzi

Accesso dal cantiere, lato piazza Signoria

 

 Aperte al pubblico le prime sale espositive dei Nuovi Uffizi, insieme ad una delle due nuove scale previste dal progetto in corso di esecuzione. Vari i contributi e i livelli di intervento, alcuni direttamente visibili e fruibili dai visitatori, altri strutturali e di servizio, ma non per questo meno importanti e impegnativi.

Le nuove sale sono destinate ad accogliere opere di artisti spagnoli, francesi, fiamminghi e olandesi. Il loro allestimento, favorito dalla loro collocazione segna una svolta importante nella tradizione della Galleria: svincolandosi dalla bicromia vasariana del bianco e grigio (intonaco e pietra serena), si è privilegiato un colore “vibrante, anzi acceso:  nel caso specifico, il blu; quello che più sembra confacente, per motivi culturali e di gusto, alle opere per cui quelle sale sono state pensate” (A. Natali).

Il controsoffitto cela gli apparati impiantistici per il trattamento dell’aria, la climatizzazione, l’antincendio e l’antintrusione. L’illuminazione, realizzata con il contributo di iGuzzini, assicura la luce di ambiente grazie a fasce luminose vetrate inserite nel controsoffitto, mentre affida la luce d’accento a faretti orientabili e regolabili.

Le sale sono raggiungibili dalla Galleria scendendo per la Scala di ponente, una delle opere più impegnative fin qui concluse, curata da Adolfo Natalini nell’ambito del progetto predisposto da S.IN.TER. SpA. (Alessandro Chimenti, Alessandro Moroni). Realizzata all’interno di un piccola corte di servizio – la “Corte della Vecchia Posta” – pesantemente alterata nel corso del Novecento, la scala ha assunto “la forma di una torre in pietra con grandi aperture da cui affiora il volume delle rampe rivestito in ottone brunito. Una copertura in parte vetrata e un sistema di finestre danno alla corte protezione e luce, trasformandola in un nuovo ambiente degli Uffizi, dove il nuovo dialoga sommessamente con l’antico” (A. Natalini).

La nuova scala riveste anche funzione di via di esodo, indispensabile con l’ampliamento del museo e l’aumento del numero dei visitatori; in futuro permetterà di accedere alla zona ristorazione, prevista negli adiacenti locali terreni.

A fianco di queste, altre opere sono state concluse nel frattempo, che, anche se relative ad ambienti di minor pregio, sono ugualmente indispensabili: i nuovi servizi posti fra il primo e il secondo piano lungo la scala di ponente, indispensabile supplemento di quelli situati nel seminterrato; il Gabinetto fotografico, completamente rinnovato, con i suoi 750 mq di laboratori e di spazi per l’archiviazione di lastre e negativi; i nuovi depositi, situati anch’essi nel braccio di ponente presso la nuova scala, che coprono una superficie di circa 1340 mq, destinata a conservare in sicurezza il vastissimo patrimonio “nascosto” degli Uffizi; i nuovi spogliatoi per il personale di custodia, nel braccio di levante; gli uffici nel palazzo dei Veliti, due piani completamente rinnovati, oggi sede temporanea della Direzione Regionale e in futuro destinati alla direzione della Galleria, serviti da un nuovo ascensore che consente anche l’accesso facilitato alla Biblioteca.

In questo periodo la Galleria non ha mai chiuso le sue porte al pubblico; una scelta onerosa in termini di difficoltà e d’impegno, ma concordemente adottata per evitare alla città pesanti ricadute sul piano economico e culturale. L’unica testimonianza dei lavori in corso restano le strutture di cantiere, una presenza ingombrante ma indispensabile; quella principale, sul lato di ponente del piazzale degli Uffizi:, è stata comunque abbassata appena i lavori lo hanno consentito, mitigandone notevolmente l’impatto.

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Con l’apertura delle Sale degli Stranieri e la presentazione della scala-ascensore nel Cortile della “Vecchia Posta” si rendono noti e fruibili lavori che, nei confronti del progetto “Nuovi Uffizi”, sono come la classica punta dell’iceberg: emergente e scintillante, ma, quel che più conta, controbilanciata da una massa enorme nascosta sotto il pelo dell’acqua.

Fuor di metafora, a questi comparti pienamente recuperati, progettati ed allestiti dell’antico Complesso Vasariano fanno riscontro in ancor maggior numero spazi distribuiti entro il Complesso stesso, non tutti e non sempre visitabili ma pienamente riqualificati per servizi al pubblico e per il personale, con significativi interventi di mitigazione delle barriere architettoniche. I depositi per le opere d’arte, essenziali per la vita delle collezioni, così come l’ascensore sul lato “Veliti” e gli spogliatoi per il personale della Galleria, rappresentano obiettivi raggiunti in pieno. Ma anche importanti spazi aperti al pubblico sono stati restaurati col progredire del progetto, che i colleghi della Soprintendenza consorella portano avanti da anni con tenacia e competenza, e con il sostegno del Ministero nelle sue massime autorità a partire dalla locale Direzione Regionale, grazie a ditte di provata professionalità. Lo splendido Scalone Lorenese, il Vestibolo e, al primo piano, molti ambienti inseriti nel percorso di visita della mostra in corso, “Gli Uffizi, Vasari e il Duca”.

Inoltre nel cortile opportunamente coperto della “Vecchia Posta”, che ha al centro il nuovo collegamento verticale, riapre i battenti alla consultazione il Gabinetto Fotografico: un servizio indispensabile agli studiosi, ai funzionari, al pubblico degli specialisti,  che non aveva mai sospeso la sua attività pur dislocato in altri (e non felici) ambienti del Complesso Vasariano, e che ora torna a occupare i precedenti spazi riorganizzati, riordinati e illuminati con effetto di profondo rinnovamento. D’altronde, nessun comparto funzionale del Complesso Vasariano ha smesso di funzionare dal 2006, anno dell’avvio dei lavori, a oggi. Non la Galleria, che pur in tempi di crisi economica internazionale si avvia a raggiungere il record d’ingressi toccando un milione e 700 mila visitatori. Non le esposizioni temporanee, che si sono succedute in sequenze di sale anche contigue ai cantieri via via attivi, non i laboratori di restauro, non gli archivi e gli uffici, non  la sezione didattica, non la Biblioteca Magliabechiana (sede di numerose manifestazioni culturali anche ospitate): nulla è stato interrotto o sospeso.

Va aggiunta la considerazione che gli Uffizi, nella missione della Soprintendenza, dividono risorse umane e finanziarie con altri venti musei e luoghi d’arte statali, e con il compito istituzionale della tutela del patrimonio artistico in Firenze.

       I tempi per raggiungere questi obiettivi sono stati lunghi, il cammino è stato accidentato, e sappiamo che non sarà né breve né semplice completare il progetto negli anni a venire. Ma per questo le motivazioni sono molte, a partire dalla natura stessa del “bene” cui l’intervento è rivolto. Se intervenire nel costruito rappresenta sempre una sfida, tanto di più lo è intervenire nel sistema di edifici dalla storia plurisecolare, che Giorgio Vasari costruì mantenendo in equilibrio innovazione creativa e conservazione dell’esistente: così che sono da comprendere le criticità incontrate, e da apprezzare le soluzioni elaborate nel progetto e nel cantiere.

       Alla soddisfazione di attuale Soprintendente nel veder compiersi questa parte importante di lavori, aggiungo quella di constatare l’avanzata del lungo iter che prese avvio alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, quando fu istituita la commissione per lo stabilimento delle linee-guida dei Nuovi Uffizi, coordinata dall’allora Ufficio Centrale del Ministero, con le Soprintendenze ed esperti universitari. Unica rimasta in servizio, credo, di quella Commissione, ne ricordo i lavori animati da fervide discussioni, in difesa di principi culturali e gestionali sempre motivati e legittimi, ma a tratti difficili conciliare. Se un giorno qualcuno, magari un giovane per una tesi di laurea, studierà quegli atti, ritroverà forse nei vari contributi ogni cosa e il suo contrario: la motivata esaltazione della Galleria ma anche l’interpretazione “polifunzionale” del Complesso Vasariano; la rivalutazione del patrimonio archeologico ma anche il sogno di rievocare la vocazione fabrile della “Galleria dei lavori” cinque-seicentesca; il desiderio di rapportarsi con gli specialisti ma anche l’aspirazione ad accogliere il grande pubblico. E altre coppie di affascinanti “contrasti” si potrebbero citare. La partecipazione a quei lavori, ricchi di stimoli e forieri di memorie, mi radicò profondamente la convinzione che il vero problema degli Uffizi non fossero i criteri di ordinamento e di allestimento delle raccolte, bensì i collegamenti verticali: avendo ampiamente dimostrato gli esperti della sicurezza come la lunga fabbrica a “U” progettata da Giorgio Vasari per il duca Cosimo de’ Medici sia, in realtà, tutt’altro che adatta a ospitare adeguatamente l’affluenza del turismo internazionale. Dall’affinamento critico operato all’interno della Commissione, la percezione stessa degli Uffizi – architettura, percorsi, collezioni – si venne articolando nel modo che diede origine a un progetto rispettoso e sensibile, pur obbligato ad accogliere al proprio interno preesistenze condizionanti.

Assistere e partecipare al passaggio di questa grande idea novecentesca dalle linee guida (del 1999) al progetto, dal progetto ai primi cantieri, e ora ai risultati progressivamente in arrivo, è stata ed è una esperienza speciale, che questo momento di presentazione pubblica consente di condividere.

 

Cristina Acidini

Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico

e per il Polo Museale della città di Firenze e, ad interim, dell'Opificio delle Pietre Dure

 

 

 

 

 

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