MartRovereto dal 19 novembre 2011 al 26 febbraio 2012 Inaugurazione 18 novembre ore 18.00 |
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Il Mart di Rovereto presenta Carlo Valsecchi. San Luis, a cura di Gabriella Belli, dal 19 novembre 2011 al 26 febbraio 2012. Il progetto comprende 36 grandi opere fotografiche realizzate tra il 2007 e il |
Carlo Valsecchi (Brescia 1965), tra i maggiori fotografi italiani, ha concepito questa serie come “una sorta di Land Art”: gli scatti fotografici veri e propri sono stati il punto di arrivo di un intenso lavoro di ricerca e analisi sui segni, tracce, spostamenti minimi generati dal passaggio umano e animale in un territorio sconfinato. |
In San Luis si vedono campi arati, oppure spazi aperti mai toccati da mano umana; rettilinei stradali, o lunghissimi canali di irrigazione. In tutti questi casi Valsecchi mostra di voler indagare il rapporto tra spazio mentale e spazio fisico. Un tema, questo, centrale nella ricerca dell’artista, anche in lavori che hanno per soggetto scenari di tipo industriale e architettonico/urbano. |
Nel caso di San Luis, la relazione tra ciò che esiste e ciò che si conosce rispetto alla realtà diviene estremamente articolata: il tipo di estensione a cui queste immagini si riferiscono, infatti, per un occidentale è quasi impossibile da decodificare. |
Ad esempio nella monumentale “# 0507 San Luis” (2007), larga un metro e mezzo e lunga ben sedici metri e mezzo, un paesaggio sterminato è sormontato da una striscia azzurra. Per un europeo, una visione di questo tipo suggerisce la lontananza del mare. A San Luis, tuttavia, il mare è talmente lontano da essere radicalmente assente. L’azzurro è in realtà un effetto ottico generato da altre terre all’orizzonte che l’occhio non riesce a risolvere. |
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“La questione – sintetizza Walter Guadagnini nel testo in catalogo (Silvana Editoriale) – |
è quanto vedere, sino a che punto il vedere può essere spinto prima di trasformarsi nel contrario da sé, nella pura invisibilità”. |
Una specie di corpo a corpo con l’idea stessa del limite, del confine quindi, descritta sempre in catalogo da Tobia Bezzola come “la vertigo dell’orizzontalità”. Il riferimento è alla celeberrima scena hitchcockiana di “Intrigo Internazionale” (in originale “North by Northwest”), in cui Cary Grant viene inseguito da un aereo in un campo che sembra precipitare in orizzontale. |
“L’incontro con la vertigo dell’orizzontalità – spiega Valsecchi – è di una forza inaudita, lascia senza respiro. Devi dimenticarti di essere un abitante del vecchio mondo e farti avvolgere dagli spazi della natura. Di fronte alla natura noi uomini dimostriamo spesso una “transitoria arroganza” attraverso la quale diveniamo non-vedenti. Riuscire ad immaginare una relazione con |
Le fotografie di Valsecchi testimoniano quindi anche un tentativo di immaginare la natura senza l’uomo. A questo proposito nel suo testo Bezzola cita Joseph Brodsky e scrive “la vita senza di noi è concepibile. Giusto, ma è immaginabile?”
INFO: www.mart.trento.it