Credit Suisse per Brera Il restauro dei Carracci

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E’ grazie a Credit Suisse che la Pinacoteca di Brera può concludere il recupero dell’intero ciclo dei tre dipinti dei Carracci di provenienza Sampieri, la celebre collezione bolognese. Il lavoro, iniziato qualche anno fa con il restauro della prima tela di Ludovico Carracci, Cristo e la Cananea, era stato interrotto: ha potuto essere oggi ripreso con il supporto di Credit Suisse.

Si è oggi concluso il restauro della prima delle due restanti tele, La Samaritana al pozzo di Annibale Carracci, e il grande dipinto è stata ricollocato a parete nella sala XXVIII, interamente dedicata alla pittura emiliana tra Cinque e Seicento, a disposizione del pubblico del museo.

E sta per iniziare il restauro dell’ultimo dipinto della serie, Cristo e l’adultera, realizzato da Agostino Carracci: si conta di poter terminare l’intervento per la fine dell’estate e presentare pertanto al pubblico l’intero ciclo restaurato.

“Si concluderà così – afferma Sandrina Bandera, Direttore della Pinacoteca di Brera e Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Milano – il progetto di revisione dell’intera prestigiosa serie di tre dipinti: insieme alle opere di Guercino, Guido Reni e Francesco Albani, provenienti dalla medesima collezione bolognese iniziata dall’abate Astorre Sampieri, essi sono esposti in una sala centrale del percorso della Pinacoteca e costituiscono una importante testimonianza  anche per il contesto culturale e storico artistico di appartenenza: quella pittura bolognese che fu vero fulcro della storia dell’arte italiana e che con l’Accademia  degli Incamminati costituisce uno dei capitoli più interessanti della pittura italiana”.

Le tre opere giunsero a Brera nel 1811, quale sanatoria di debiti che i Sampieri avevano contratto nei confronti dell’Erario. Erano state commissionate alla fine del ‘500 per il palazzo di famiglia, ancor oggi esistente in Strada Maggiore, dal giovane abate Astorre Sampieri, come autocelebrazione della famiglia, da poco assurta alla carica senatoriale, e personale, essendo egli all’inizio di una brillante carriera ecclesiastica.

Le tre tele raffigurano altrettanti episodi evangelici in cui Cristo incontra personaggi femminili: Annibale dipinge Cristo e la Samaritana al pozzo, il fratello Agostino Cristo e l’Adultera,  il cugino Ludovico Cristo e la Cananea. Assieme alla decorazione a fresco delle volte e dei camini delle  stanze contigue, rappresentano l’ultima impresa collettiva bolognese dei Carracci, subito prima del trasferimento a Roma (1595) di Annibale, seguito nel 1598 da Agostino, al servizio del cardinal Odoardo Farnese. 

“Il restauro delle due tele di Annibale e Agostino, realizzato da Roberta Grazioli, è stato diretto da Ede Palmieri, responsabile della Scuola emiliana della Pinacoteca di Brera, e conclude un suo interessantissimo lavoro di attenta direzione dell’intero ciclo, coronato da interessanti ricerche, approfondimenti e scoperte. Per l’importanza delle opere in questione, si è voluto affiancare al restauro una serie di analisi non invasive eseguite da Simone Cagli e Gianluca Poldi, fisici

esperti in ricerche nel campo della storia dell’arte e ricercatori raffinati, condotte attraverso indagini fotografiche specialistiche, al fine di approfondire le conoscenze e costruire una banca dati dedicata a questo particolare settore della pittura dei Carracci. Sono state condotte anche limitati microprelievi al fine di effettuare le necessarie indagini chimiche, condotte da Silvia Bruni ed Eleonora De Luca. I risultati ottenuti, che evidenziano la differenza sostanziale nella tecnica pittorica dei tre Carracci, hanno per altro confermato quanto gli storici dell’arte avevano notato già a livello stilistico. “The three [carracci] had formed their indipendent styles, which appear the more different the better they are known” (Ellis Whaterhouse, Italian Baroque Painting, Londra 1962).

“Indipendentemente dalla tecnica e dalle differenze stilistiche, queste due tele rappresentano una risposta personale e ricca di suggestioni poetiche (soprattutto in Annibale) alla grande tradizione classica che a partire dal soggiorno romano avrebbe travolto i due artisti, destinati a diventare i grandi campioni del classicismo e considerati a tutti gli effetti continuatori di Raffaello”, annota Sandrina Bandera.

“Per Brera si tratta di un recupero importante, su opere – afferma Ede Palmieri che ne ha diretto il restauro – che hanno sempre goduto dell’ammirazione degli studiosi e dei visitatori, e un eccezionale momento di studio: il tempo del restauro costituisce sempre un’occasione importante per gli studi storico artistici, e non solo dal punto di vista della migliore conoscenza della tecnica pittorica e dell’iter creativo dell’artista. In questo caso è stato possibile ipotizzare una nuova lettura iconografica dei dipinti in relazione agli affreschi presenti in palazzo Sampieri, quale svolgimento di un complesso e coltissimo programma iconografico.

Nella Samaritana incantano inoltre la dolcissima ambientazione pastorale della scena, derivata dal clima culturale suggerito dai poemi del Tasso, la sospesa solennità del momento, la calibratura dei gesti e degli affetti, la piacevolezza della armonia cromatica.”

“Entrambi i dipinti erano già stato sottoposti ad un intervento di restauro più di mezzo secolo fa, nel 1956 in occasione dell’esposizione alla Mostra dei Carracci a Bologna. Si è deciso di sottoporli ad una nuovo intervento, finanziato da Credit Suisse, perché le opere presentavano una vernice offuscata e ossidata, una crettatura a maglie larghe con pericolosi sollevamenti e numerosi fenomeni di deadesione e piccole cadute di colore. Oltre che sulla tela si è intervenuti anche sulla cornice in foglia d’oro intagliata, che si è scoperto essere di provenienza Sampieri”.

Una serie di indagini scientifiche a carattere non invasivo, in diverse lunghezze d’onda, sono state effettuate preliminarmente all’intervento conservativo sul dipinto. Hanno permesso – continua Ede Palmieri – sia di confortare e supportare con dati tecnici le scelte operative effettuate in sede di restauro, sia di  meglio comprendere l’iter creativo e la tecnica pittorica di Annibale. Neanche con le analisi riflettografiche e le transilluminazioni in infrarosso, che permettono di leggere particolari celati al di sotto della pellicola pittorica, è stato possibile individuare un disegno preparatorio: la stesura di Annibale risulta fresca e sciolta; proprio per questo però molti, e ben visibili soprattutto in IR, sono stati i ripensamenti in corso d’opera, in particolare nella figura del Cristo.

Le analisi in infrarosso falso colore (IRC) hanno evidenziato, tra l’altro, un particolare raffinato uso dei pigmenti azzurri minerali: ad esempio nel manto del Cristo l’azzurrite e il più prezioso blu di lapislazzuli sono usati fianco a fianco per arricchire l’effetto cromatico finale. I due pigmenti blu vengono usati in modo complementare anche nel paesaggio: il cielo appare in falso colore rosa in presenza di blu di lapislazzuli, e blu in presenza di azzurrite. E le analisi chimiche effettuate hanno confermato i risultati delle indagini fotoradiografiche”.

 

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