4-5 maggio ore 9.00/18.00
6 maggio ore 9.00/16.00
L’edizione di Proposte del 2011 è dedicata ai Designer.
Dedicata ai designer è stata la pagina di Proposte 2011 perché avevamo organizzato un
convegno provocando architetti e designer sulla loro scarsa conoscenza dei tessili per
arredamento. E il convegno ci aveva dato ragione: gli architetti escono dalle facoltà
con poche nozioni sul tessile. Ci è sembrato però che il nostro incontro avesse fatto
nascere in loro interesse e curiosità. La dedica sulla pagina è stata da un lato un
omaggio e dall’altro uno stimolo.
L’omaggio ai designer si deve perché la loro specialità professionale ha provocato
grandi mutamenti nella produzione.
La storia del design si fa risalire alla metà dell’Ottocento, con la pietra miliare che ha il
nome di Sedia n° 14. Michael Thonet, ebanista austro-ungarico, l’ha concepita
portando a termine dopo anni di ricerca la tecnica sulla curvatura del legno mediante il
vapore. Composta da sei pezzi assemblati, la Sedia n° 14¸che dal 1859 al 1930 fu
venduta in oltre cinquanta milioni di esemplari e all’origine costava l’equivalente di tre
dozzine di uova, è in commercio tuttora e nel frattempo l’azienda Thonet è stata
acquistata da Poltrona Frau.
In Europa, verso gli anni Cinquanta, il design è diventato un fattore cruciale per il
successo di qualsiasi prodotto su scala mondiale. Ma per prodotto di design non
s’intende soltanto una sedia o una lampada o un tessuto, ma ogni oggetto, ogni forma
di decorazione su automobili o navi, in alberghi o boutique. Infine il significato più
largo di design, oggi, è il “design d’impresa” che ha lo scopo di condurre un’azienda
per mezzo di nuove iniziative verso percorsi produttivi, percorsi che riuniscano
insieme manager, ricercatori, tecnici, agenzie di pubblicità, esperti di marketing e di
finanza.
Proposte è riuscita nell’arco di questi anni a creare un vivace dibattito sul tessile
d’arredo tra imprenditori e designer, tra laboratori di ricerca e architetti che applicano
nelle loro costruzioni tessuti di nuova formula.
In virtù di questo intensificato interesse per il nostro comparto, dopo conferenze,
incontri, pagine pubblicitarie, concorso
affermiamo la volontà di continuare in ciò che il nostro presidente Mauro Cavelli ha
detto in un’intervista rilasciata su La Provincia di Como: “È nostra intenzione sviluppare
maggior valore attraverso una più stretta sinergia con i grandi designer, protagonisti di
Proposte 2011”.
Un altro argomento cruciale che, siamo consapevoli, avrà senz’altro bisogno di
approfondimenti perché provocherebbe nelle nostre aziende grandi trasformazioni, è quello della
visibilità. Le nostre aziende sono ormai ricchissime di un patrimonio creativo, ma nella
quasi totalità rimangono sconosciute al pubblico, mentre è forse giunto il tempo che
esse siano riconoscibili agli occhi dell’ utilizzatore finale. La commercializzazione passi
pure attraverso importatori, distributori e grossisti, ma arrivi al consumatore con i
nostri nomi.
Oggi, quando i giovani mettono su casa, magari con pochi soldi e pochi metri quadrati,
non rinunciano ad acquistare o a farsi regalare oggetti di design. Li distribuiscono nelle
stanze, li mostrano con orgoglio e citano il nome del designer e del produttore. In
cucina lo spremiagrumi di Philippe Starck prodotto da Alessi, nella camera da letto la
lampada Eclisse di Vico Magistretti prodotta da Artemide, e così via. E in salotto? Se
hanno acquistato le poltrone di Moroso non sanno dire chi ha fatto il tessuto che le
ricopre e per i tendaggi alle finestre sanno solo il negozio che le ha vendute e non chi
le ha prodotte, salvo rarissimi casi.
Forse questa aspirazione, probabilmente ancora lontana da raggiungere, si rende plausibile per
un altro discorso che si è aperto proprio dopo la pesante crisi del 2008. Parrebbe che
la produzione tessile europea, per essere competitiva e rendersi più appetibile, debba
assumere addirittura caratteristiche artigianali a garanzia di qualità, cura dell’articolo,
certezza dell’origine.
Un esempio macroscopico e simbolico di questa tendenza è stato dato dalla grande
mostra di Ai Weiwei, allestita alla Tate Modern di Londra.
Artista notissimo e bersagliato dal governo cinese, archistar progettista dello stadio
olimpico di Pechino cosiddetto “a nido d’uccello”, Ai Weiwei ha intitolato la sua
mostra L’artigianato contro la produzione di massa, e per dimostrarlo ha esposto quindici
milioni di semi di girasole realizzati in porcellana e dipinti a mano uno per uno
(www.youtube.com/watch?v=PueYywpkJW8). Un paradosso? Certo, ma che colpisce
e probabilmente insegna anche qualcosa