Il Museo Fondazione Luciana Matalon è lieta di presentare Tracce del tempo, mostra fotografica di Norma Picciotto

Inaugurazione: martedì  29 marzo, ore 18.30

Milano, Fondazione Luciana Matalon, Foro Buonaparte 67

 

Il Museo Fondazione Luciana Matalon è lieta di presentare Tracce del tempo, mostra fotografica di Norma Picciotto.

Come spiega la curatrice, Gigliola Foschi, Tracce del tempo è un atlante personale giocato sul filo dei ricordi e delle emozioni, è il racconto di un viaggio nel mondo, e un percorso di autoanalisi dentro la storia e i vissuti dell’autrice. Un viaggio che l’ha portata anche sulle tracce delle proprie radici ebraiche, in Israele, in una Gerusalemme vista attraverso una lente visionaria, ma da cui emergono frammenti significativi del suo  passato di “città celeste”.

   Dopo essere stata, tra gli anni Settanta e Novanta, una tra le principali protagoniste milanesi del fotogiornalismo d’inchiesta, dal 2000 Norma Picciotto ha deciso coraggiosamente di rinnovare in modo radicale il proprio linguaggio fotografico. Lontane dai reportage che l’avevano resa nota in passato, le immagini che compongono questa sua mostra si offrono come apparizioni, come un esercizio poetico in cui si fondono liberamente, quasi fluttuando, incontri e ricordi, sogni e visioni oniriche. Nate da un complesso e attento montaggio digitale – con stratificazioni multiple di immagini  scattate in giro per il mondo e di  suoi ritratti trovati nell’album di famiglia – queste opere sfruttano infatti la libertà espressiva offerta oggi da photoshop, ma non rinunciano al valore di testimonianza della fotografia. Ogni immagine, creata con fotografie giustapposte e sovrapposte, mette infatti in gioco una duplicità, una coesistenza stratificata di realtà e tempi diversi che si confrontano fino a creare un nuovo mondo visivo, sospeso tra passato e presente. Un mondo a volte sognante ed evocativo, a volte invece doloroso (come quando fa emergere suoi malinconici e intensi ritratti di adolescente tra pareti sommerse da scritte stratificate).

   A suggerire un’apertura verso una dimensione onirica e poetica è sempre una bolla di sapone che, simile a una lente d’ingrandimento un po’ magica, sottolinea e incornicia i suoi ritratti, oppure fa apparire particolari di luoghi ed elementi significativi della  storia ebraica, come il deserto israeliano o una Gerusalemme  evocata solo attraverso alcuni dettagli.  Resa coerente da uno stile e da una poetica unitaria,  la mostra propone dunque due ricerche, unite dal filo rosso della memoria: da una parte si offre come un percorso nel vissuto dell’autrice grazie anche al recupero di immagini che la ritraggono da bambina fino all’età adulta; dall’altra è una sorta di ispirato e lirico omaggio alla cultura ebraica e a Israele, terra delle sue radici. In questa serie di immagini tra le luci di Gerusalemme si vede miticamente aleggiare la tomba di Abramo; mentre dall’accampamento romano che attaccò la fortezza di Masada (luogo simbolo della  resistenza ebraica) si stagliano, di volta in volta, il nuovo e avveniristico padiglione del Museo d’Arte di Tel Aviv; una Gerusalemme ritratta con la sua tipica vegetazione di ulivi e cipressi; o antichi testi ebraici che, alzandosi in volo, paiono voler portare nel mondo la parola scritta, la storia e la cultura. 

www.fondazionematalon.org 

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