AL TEATRO MANZONI COVATTA E IACCHETTI IN “NIENTE PROGETTI PER IL FUTURO “

La Contemporanea e Mismaonda presentano

NIENTE PROGETTI PER IL FUTURO

di Francesco Brandi.

Con GIOBBE COVATTA (Ivan) e ENZO IACCHETTI (Tobia).

Scene e costumi Nicolas Bovey, musiche Cesare Picco, disegno luci Christian Zucaro.

Regia Francesco Brandi.

 

"Niente progetti per il futuro", la nuova commedia di Francesco Brandi interpretata da Giobbe Covatta ed Enzo Iacchetti, ha debuttato il 21 gennaio al Teatro Mancinelli di Orvieto registrando un tutto esaurito e un cordialissimo consenso da parte del pubblico presente in sala. E' iniziato in questo modo un viaggio che si concluderà l'8 di maggio al Teatro Donizetti di Bergamo. “Se possiamo fare un commento sulla qualità del nostro lavoro, siamo particolarmente contenti che il pubblico abbia apprezzato la capacità dei due interpreti di inserirsi in modo autorevole ed originale in una narrazione mai scontata, dove si alternano momenti di grande ilarità a momenti di sorridente melanconia; vince insomma la capacità del teatro di mischiare storia, personalità degli attori, atmosfere

 registiche e divertimento del pubblico".

Niente progetti per il futuro” ha vinto il Premio Flaiano 2009, con la seguente motivazione di Masolino D’Amico: “Dramma sottile e coinvolgente, spesso imprevedibile, nel rappresentare l’incontro di un semplice garagista con un Vip della televisione, colto e intelligente ma egocentrico oltre ogni limite. Ne esce il ritratto di una società intera, priva di valori e piena di contraddizioni.” L’autore Francesco Brandi che ha firmato altri interessanti testi teatrali, alcuni dei quali già andati in scena, rappresenta una delle più nuove e più autentiche voci della drammaturgia italiana.

“Niente progetti per il futuro” è un gioco teatrale surreale, una parabola contemporanea, che cerca di raccontare con i toni della leggerezza e del paradosso una società in crisi, dove i valori dell’Uomo appaiono lisi e sfilacciati sullo sfondo di un progressivo impoverimento spirituale.

L’ambientazione è un ponte pedonale della periferia di una grande città, sul quale si incontrano di notte due aspiranti suicidi, uniti dalla comune insana aspirazione ma diversissimi per tutto il resto.

Ivan è un garagista, uomo semplice e di piacevole concretezza, religioso praticante, di bassa estrazione sociale, con una cultura non certo ricca ma nutrita da un’insopprimibile curiosità che alimenta le sue velleità speculative e finanche filosofiche, un filosofo del paradosso ovviamente! E proprio certe sue speculazioni vittimistiche lo hanno portato a concludere che il modo più consono di reagire al tradimento della fidanzata sia levarsi la vita.

Tobia invece è un vip della TV, psicologo di nascita ma opinionista tuttologo di adozione (televisiva). Uomo colto e ironico, ma anche molto egoista e egocentrico. Ultimamente è finito in disgrazia dopo aver involontariamente offeso un alto papavero della televisione in una delle solite schermaglie dei salotti televisivi. Sebbene, pentito dell’incauto gesto, abbia cercato di porvi rimedio con scuse e genuflessioni, subisce ormai da mesi un pesante ostracismo che lo ha logorato lentamente, facendo emergere la sua parte più cinica e nichilista. Su consiglio del suo agente ha speso gli ultimi denari per sposare in sontuose nozze una starlette della tv con cui era fidanzato da tempo, più che per amore per fare un po’ di “rumore” intorno alla sua immagine, ma a poco è servito. Questo è il motivo del suicidio, una carriera distrutta, e soprattutto nessuno più che lo ama e lo cerca, nemmeno la neo moglie che al contrario di lui è impegnata in una carriera folgorante. Ma proprio nel fatidico istante in cui sta per lasciarsi andare giù dal ponte appare Ivan, il quale dopo aver conosciuto di persona Tobia, di cui è da sempre grande fan, decide che la sua ultima buona azione da vivo sarà impedirgli il suicidio.

Dall’incontro tra queste due diverse disperazioni, che provengono da mondi lontani ma che si riconoscono in fretta, nasce il dramma o la commedia, secondo i diversi punti di vista o la diversa lettura degli avvenimenti.

 

Il gioco del teatro – Note di Francesco Brandi

In inglese “Play”, in francese “Jouer”, in tedesco “Spiele”…

in Italia purtroppo è “Recitare”, un termine che si porta dietro una spiacevole suggestione di pesantezza e falsità. Mentre il teatro, certamente è finto, ma non deve essere mai falso. E la sorpresa, è stata scoprire come Giobbe e Enzo sulla scena non “recitano” neanche un secondo, ma al contrario giocano sempre, e incessantemente, come nelle prove così per tutte le due ore di ogni replica, con l’energia, la vitalità e l’impunità dei bambini che sono incapaci di essere falsi, e non sono mai così veri come nella finzione del gioco. La verità invade il palcoscenico, proprio attraverso la serietà leggera del credere fino in fondo a quello a cui si sta giocando. Quel sasso al collo non è più di cartapesta e quel ponte è davvero sospeso sul baratro di un fiume che laggiù scorre minaccioso. Tutto diventa più vero del vero, tutto è pericoloso perché in ogni momento si ha la sensazione che possa accadere l'imprevedibile e che qualunque cosa accada sia plausibile. E allora eccolo qua! Il miracolo cui spero sempre di assistere quando lavoro in teatro e quando vi assisto da spettatore. Quel momento in cui il gioco è talmente intenso da diventare illusione perfetta. E illusionisti lo sono davvero i miei due eccellenti compagni di squadra, e quando si calano nelle vesti dei due aspiranti suicidi ti illudono che sia vita e invece è teatro… ma ti illudono anche che sia teatro e invece è vita.

 

Al Teatro Manzoni dall’8 al 27 marzo 2011

Orari: feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30

Biglietto: Poltronissima € 30,00

                Poltrona € 20,00

 

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