Lo stile dello Zar

Prato – dal 18 settembre 2009 al 10 gennaio 2010
MUSEO DEL TESSUTO – EX FABBRICA CAMPOLMI

Prato, capitale europea del tessile d’eccellenza, guarda al futuro e rilancia il suo ruolo – manifatturiero e insieme culturale e turistico – con una mostra-evento in programma al Museo del Tessuto dal 19 settembre 2009 al 10 gennaio 2010, dedicata agli affascinanti intrecci tra l’arte tessile, la moda e la grande pittura, nelle relazioni e nell’incontro tra due mondi e due culture: quella Occidentale e nello specifico italiana e toscana con le sue eccelse manifatture, i suoi costumi e la sua arte, e quella del Vicino Oriente – della Moscovia – con i suoi riti sfarzosi, le sue mode, i beni pregiati. Oltre 130 opere per un percorso tra sete preziose e dipinti dei grandi Maestri del tempo – come Tiziano Vecellio, Domenico Parodi, Justus Suttermans, Paris Bordon – tra tesori tessili del Cremlino e paramenti italiani, realizzati spesso su disegno di sommi artisti, tra oreficerie e abiti della corte degli Zar, mai esposti prima in Italia e un tempo simbolo di prestigio e di gloria. I commerci, le relazioni, gli aneddoti messi in luce grazie a questo progetto espositivo internazionale, elaborato insieme dalla Fondazione Museo del Tessuto di Prato e dal Museo Statale Ermitage con la coproduzione – per la parte scientifica – della Fondazione Ermitage Italia, del Polo Museale Fiorentino e dell’Opificio delle Pietre Dure e la collaborazione del Museo del Cremlino e del Museo Statale Russo, si traducono in un affresco carico di suggestioni. Per la realizzazione di questo evento unico, organizzato da Villaggio Globale International con catalogo Skira, si sono unite insieme tutte le diverse istituzioni territoriali e le forze economiche – Regione Toscana, Provincia di Prato e Comune di Prato, Camera di Commercio e Agenzia per il Turismo di Prato, Soprintendenza per il PSAE per le Province di Firenze, Pistoia e Prato e Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, con il sostegno di Cariprato e Consiag – consapevoli del messaggio che la città intende dare con questa mostra e con il complesso delle iniziative espositive che, nello stesso periodo, animeranno tutta la rete museale e l’offerta culturale pratese – dal Museo dell’Opera del Duomo e dalla Cappella Maggiore con gli affreschi del Lippi fino alla Galleria di Palazzo Alberti e all’Archivio di Stato Datini – connesse proprio al tema del tessile, genius loci secolare, o alla vocazione al contemporaneo valorizzata dal Pecci: Prato guarda al futuro. Attraverso un corpus espositivo eccezionale, selezionato dal comitato di curatela della mostra – Cristina Acidini, Irina Artemieva, Marco Ciatti, Daniela Degl’Innocenti, Tatiana Lekhovich e Roberta Orsi Landini – l’arte tessile e la moda nelle relazioni tra Italia e Russia, dal XIV al XVIII secolo, e i loro legami con le arti figurative saranno dunque ripercorsi negli spazi dell’Ex Cimatoria Campolmi, affascinante complesso industriale ottocentesco all’interno delle mura cittadine, simbolo della vicenda produttiva tessile di Prato e ora sede del Museo del Tessuto, di cui verrà inaugurata con la mostra una nuova ala. Alle circa ottanta opere che arrivano dai principali musei russi – dal Museo Statale Ermitage ma anche dal Museo del Cremlino e dal Museo Statale Russo – si affiancano, infatti, i prestiti di prestigiose istituzioni italiane come la Galleria Palatina, il Museo degli Uffizi, il Museo Stibbert e il Museo del Bargello di Firenze, il Palazzo del Principe di Genova, i Musei Civici di Venezia. Importanti dipinti, unitamente a preziosi tessuti del tempo e a capi d’abbigliamento, sono quindi chiamati a mostrare le reciproche influenze stilistiche e culturali: l’uso in Italia di fogge in voga nei paesi del Centro Europa o l’adozione, da parte delle manifatture italiane, di diversi “orientalismi”; evidenziano le connessioni esistenti tra settori apparentemente distinti ma, in realtà, espressione del medesimo ambito culturale; identificano la funzione, il contesto sociale, lo sviluppo dell’arte tessile italiana dalla fine del Trecento al Settecento, in un allestimento che mira a rievocare le atmosfere della corte russa e i bagliori delle preziose manifatture italiane. Se l’Italia vantava, in quei secoli, centri di eccellenza per la produzione di tessuti operati, Comunicato stampa 130 opere tra sete, dipinti e abiti, per un evento internazionale di ricami e di arazzi di altissimo pregio – Lucca, Venezia e poi Firenze – le maggiori corti, compresa quella degli Zar, facevano a gara per assicurarsi tali beni: segno distintivo di ricchezza, di status sociale e di potere. Prima le città di Caffa e Tana – l’una sul Mar Nero, la seconda sulle sponde del Mar d’Azov – e poi la Moscovia divengono interessanti terreni di scambi commerciali tra Italia e Russia; i tessuti italiani da una parte e le pellicce russe dall’altra sono al centro di compravendite o di donativi ufficiali tra capi di stato e ambasciatori. In mostra sono tanti gli esempi eclatanti delle manifatture italiane del tempo: dal monumentale paliotto della Galleria dell’Accademia di Firenze eseguito nel 1336 in filato d’oro e d’argento dal ricamatore fiorentino Jacopo Cambi, per l’altare maggiore di Santa Maria Novella, a quello spettacolare di Sisto IV proveniente dal Tesoro della Basilica di San Francesco ad Assisi (alto quasi quattro metri); dall’eccezionale dalmatica del Museo del Duomo di Orvieto, con ricami in oro e fili di seta realizzati su disegno di Botticelli, alla Pianeta Medici della Chiesa della SS. Annunziata a Firenze, del XVI sec., in damasco broccato a fondo raso, caratterizzata dallo stemma mediceo, con i tre anelli intrecciati a punta di diamante. Produzioni che trovano riscontro nelle pitture del tempo, nelle tavole di Sano di Pietro, nei mantelli di velluto broccato dei Giovani Martiti dipinti da Girolamo da Santa Croce, nell’abito che Antiveduto Gramatica dipinge per Santa Maria Maddalena – un drappo simile ad un lampasso con sotto un damasco – in un bellissimo dipinto prestato dal grande museo sulla Neva. Allo stesso tempo sono molte anche le testimonianze della presenza e dell’uso presso la corte russa di sete, velluti, lampassi veneziani e fiorentini che qui avevano un valore superiore a quello dei gioielli e servivano sia per gli abiti di corte, sia per la Chiesa ortodossa. Accanto a inediti reperti prestati dall’Ermitage, giungono eccezionalmente a Prato dal Museo del Cremlino phelon, saccos e dalmatiche spettacolari (metà del Seicento) realizzati con moltissimi fili d’oro e d’argento e impreziositi da perle di fiume e pietre preziose. Veri capolavori d’oreficeria. Le testimonianze documentarie – lettere diplomatiche, resoconti di viaggi e ambascerie, carte geografiche dell’epoca ritrovate negli Archivi di Firenze, Venezia e Mosca – e alcuni significativi ritratti potranno ricostruire il progredire delle relazioni e delle conoscenze tra l’Europa e la Russia ma anche farci incontrare, spesso recuperati dalla nebbie del passato, personaggi e protagonisti di questo avvincente percorso: da Sigismund Herbsteinm, ambasciatore di Massimiliano II alla corte russa che redasse la prima relazione su quelle terre, all’attivo e intelligente Zar Boris Gudonov che avviò un’intensa corrispondenza diplomatica con il duca di Toscana Ferdinando I de Medici; dall’Ambasciatore Ivan Chemodanov, inviato a Venezia ma ospitato per un mese a Livorno e a Firenze con una delegazione di trenta persone – che ovviamente attirarono curiosità e interesse per le vesti, i comportamenti e per il loro paese lontano e ancora misterioso – a Ivan il Terribile la cui corte sontuosa quanto cupa viene ricordata in mostra grazie anche ad alcuni frame dello straordinario film degli anni Quaranta del regista russo Ejzenštejn, girato interamente al Cremlino. L’apertura allo stile e alla cultura europea avviene tardi in Russia e solo grazie alla passione di Pietro il Grande, che vediamo, in un bellissimo ritratto di van der Werff, in abiti da viaggiatore, alla scoperta del mondo. Alcuni vestiti provenienti proprio dall’inedito guardaroba dello Zar prestati per l’occasione come anche i ritratti del conte Strogonov e della sua consorte, con tanto di cuffia a la frontale, mostrano, del resto, il valore attribuito dalla corte e dalla nobiltà russa, sul finire del XVII secolo, alla moda europea e italiana. Ma le commistioni e le influenze appaiono ormai reciproche: zimarre d’ispirazione turca e moscovita vengono usate come vesti da camera e abiti dégagé dalle dame dipinte da Tiziano (splendido il quadro con Giovane donna prestato dall’Ermitage) o dalle sensuali Venere e Flora, nell’Allegoria di Paris Bordon, ma anche da Anna Maria Orsetti Spada ritratta con una suntuosa vestaglia a motivi floreali da Filippo Gherardi; mentre zibellini, linci, sopravvesti foderate di lupo cerviero abbondano negli abiti di rappresentanza delle corti italiane e in quelle di nobili e borghesi, come nel Ritratto dell’ambasciatore Lorenzo Soranzo, opera della bottega di Tintoretto dagli Uffizi, nella bellissima dama che il Parodi immortala nell’olio proveniente dalle collezioni genovesi o nel Ritratto d’uomo con pelliccia anch’esso opera del veneziano Bordon. Trame sottili e splendide di cui Prato eredita tradizione e vocazione. Trame culturali che un progetto di respiro internazionale e di grande valenza, come questo, intende esplicitare, proponendo in mostra anche i doni di Pietro il Grande a Cosimo III – la Bussola magnetica in avorio da lui stesso tornita o i grandi arazzi cinesi in seta – ricambiati con la macchina per tornire di manifattura tedesca fatta predisporre appositamente come omaggio allo Zar dal Granduca di Toscana: segno tangibile delle relazioni intercorse tra la Corte Medicea e la Corte russa e di un legame che ancora oggi permane. La mostra si chiude infatti con un’opera importantissima, ricca di riferimenti ai tessuti oggetto dell’esposizione, che è – anche – un eccezionale omaggio a Prato, in considerazione del protocollo sottoscritto nei mesi scorsi dal Museo Statale Ermitage e dalla Fondazione Ermitage Italia con la Provincia di Prato e la Fondazione Museo del Tessuto per una collaborazione nel campo della ricerca, della catalogazione, dello studio e della valorizzazione delle opere italiane e russe nello specifico settore dell’arte tessile: protocollo che individua in Prato un punto di riferimento fondamentale in Italia. Torna dunque nella città toscana per la quale era stata realizzata, dopo quasi due secoli, la sorprendente pala raffigurante la Circoncisione: opera monumentale che il Cigoli realizzò per la Chiesa pratese di San Francesco e che dal 1825 era confluita nelle raccolte dello Zar. Passioni antiche e attuali. Prato guarda al futuro

ufficio stampa: VILLAGGIO GLOBALE

Antonella Lacchin – a.lacchin@villaggioglobale.191.it

www.villaggioglobaleint.it

ufficio stampa: LUCIA CRESPI

lucia@luciacrespi.it

(Visited 33 times, 1 visits today)