Tre vitigni a bacca bianca, autoctoni del Veneto, Tai, Durella e Incrocio Manzoni 6.0.13, sono stati i protagonisti del secondo incontro del ciclo “Autoctonia Milano” – “I bianchi della Serenissimaideato e organizzato da Winedrops, realtà specializzata nella ricerca e nella commercializzazione di vini provenienti da uve originarie delle varie regioni italiane.
Carlo Schettino, titolare di Winedrops, prosegue così la rassegna con cui vuole offrire
la giusta visibilità a vitigni dalle grandi qualità e alle Cantine che li coltivano.
Due vitigni sono stati presentati dalla Cantina Ornella Bellia, di Pramaggiore, in provincia
di Venezia: il leggendario Manzoni bianco, incrocio di Riesling renano e Pinot bianco, a
quasi cento anni dalla creazione da parte del grande agronomo veneto Luigi Manzoni, e il
Tai, che, come un’araba fenice, è risorto dalle ceneri del Tocai (assumendo, in Veneto,
questo nome) e sta vivendo una seconda, autonoma, giovinezza.
Cantina Ornella Bellia
La storia della Cantina Ornella Bellia si sviluppa a partire dal 1951 attraverso tre
generazioni, che hanno espresso la propria passione in un territorio vocato
all’eccellenza e che hanno fatto della qualità la propria missione di vita. L’Azienda è
situata a Pramaggiore, nel cuore dell’area “Lison Pramaggiore”, che oggi fa parte
della nuova Doc “Venezia”.
Iniziando da 18 ettari condotti a mezzadria da Aurelio Bellia, la Cantina è stata poi
guidata dal figlio Giovanni e ora dalla nipote Ornella, con oltre 33 ettari di proprietà
uniti ad altrettanti ettari di selezionati e fidelizzati conferitori che puntualmente
ricevono dagli agronomi ed enologi le corrette indicazioni sulle cure da apportare al
vigneto e alle uve.
Il vitigno Tai bianco
Il vitigno denominato “Tai” è l’erede, in Veneto, del glorioso Tocai, che da sempre
viene tradizionalmente allevato tutto il Nord Est d’Italia. Dopo che, dal 2007, non è
stato più possibile utilizzare il nome storico, in Friuli, quest’uva ha assunto il nome
“Friulano”, in Lombardia “Tuchì” e in Veneto, per l’appunto, “Tai”. La rivoluzione
ha coinvolto anche il Tai rosso, vitigno totalmente diverso dal punto di vista
ampelografico, parente del francese Grenache e del sardo Cannonau.
La zona di produzione del Tai è situata prevalentemente nelle provincie di Padova
(Colli Euganei), Treviso (Riviera del Piave) e Venezia, dove il vino assume il nome
del territorio: Lison Pramaggiore.
A volte però, come in questo tuttavia, i mali non vengono per nuocere. Le nuove
differenziate denominazioni, infatti, consentono di evidenziare maggiormente le
tipicità assunte dal vitigno nelle diverse condizioni di allevamento. In Veneto, ma
anche in tutte le zone di produzione, si è quindi accentuato l’interesse verso questo
vitigno dalla personalità così marcata, sia per l’aroma seducente che per una beva
entusiasmante.
Dal punto di vista organolettico, il Tai da un vino bianco elegante di colore giallo
paglierino che, al naso, presenta aromi floreali, un ricordo di frutta a polpa bianca e
soprattutto una delicata nota di mandorla amara, tipica della varietà. In bocca è
deciso, sapido e di buon corpo. Compagno ideale per piatti di pesce, primi e secondi,
è ottimo anche con i salumi.
Il vitigno Incrocio Manzoni 6.0.13 (Manzoni bianco)
La nascita del vitigno Manzoni Bianco, o Incrocio Manzoni 6.0.13, è frutto
dell’interesse che si diffuse in Europa all’inizio del secolo scorso per il miglioramento
genetico della vite, come possibile soluzione alle malattie (fillossera, oidio) che in
quel periodo infestarono i vigneti di tutto il continente.
In Italia, la sperimentazione fu iniziata nel 1924 dal professore veneto Luigi Manzoni,
in accordo con l’illustre agronomo piemontese Giovanni Dalmasso, con l’obiettivo di
ricercare una varietà a bacca bianca e una nera da affiancare a quelle tradizionali
allora coltivate.
Risultato delle ricerche fu l’Incrocio Manzoni 6.0.13, risultato appunto
dell’incrocio tra Riesling renano e Pinot bianco. Considerato un vitigno
autoctono della provincia di Treviso, oggi è allevato anche in numerose parti
d’Italia.
Il Manzoni Bianco si adatta ottimamente a climi e terreni anche molto diversi
tra loro, anche se si fanno preferire i terreni collinari, non compatti, profondi e
freschi.
Il grappolo è di dimensioni ridotte e mediamente compatto. L’acino è piccolo e
di colore giallo-verde, la buccia è spessa e ha un gusto aromatico. Il vino che si
ottiene è di grande finezza, equilibrio ed eleganza, buon corpo, discreta
gradazione e acidità
Cantina Fattori di Terrossa
La terza uva è la Durella: bacca bianca coltivata fin dal 1700 (presentata dalla Cantina
Fattori di Terrossa, in provincia di Verona), che origina il vino Durello e che si sta
affermando come base ideale per Metodi Classici di grande … classe!
L’Azienda è stata fondata all’inizio del secolo scorso, quando Antonio Fattori, iniziò
a piantare viti nelle colline di Terrossa, in provincia di Verona.
Oggi la cantina è guidata dalla terza generazione, il nipote, anche lui Antonio, che a
partire dagli anni Settanta ha adottato tecniche, strumenti e metodi sempre più
aggiornati: nuovi vigneti o recupero di alcuni vecchissimi, contenitori in cemento,
legno o acciaio, fermentazioni a temperature sempre più basse.
I vigneti si trovano tra i 150 e 450 metri di altezza: a ogni quota vitigni diversi per
vini diversi, lavorati e condizionati in una cantina dove sistemi e metodi non invasivi
hanno permesso di eliminare quasi totalmente l’uso della chimica.
Il vitigno Durella bianca
Il vino Durello, nelle sue versioni fermo e spumante, è ottenuto dalla vinificazione
del vitigno Durella bianca, presente nella regione del veronese da tempi remotissimi.
Il suo nome sembra derivare dalla resistenza dell’acino alle intemperie e alle
alterazioni. In un passato ormai lontano, queste uve erano vinificate con la
macerazione delle parti solide e per questo il vino si presentava dal colore molto
intenso e dal gusto astringente; per la sua acidità, era utilizzato per incrementare il
tenore acido di altri vini. Negli anni Sessanta del secolo scorso, si passò invece alla
vinificazione “in bianco” (ossia facendo fermentare il succo d’uva separatamente
dalle vinacce), ottenendo nettamente vini più gradevoli alla beva.
Allevato nella zona dei Monti Lessini, presenta grappoli compatti di dimensioni
contenute, con acini ovoidali dal colore giallo verdastro. Il vino che se ne ottiene è di
colore giallo paglierino, fruttato, fresco, dal gusto acidulo molto piacevole.
Proprio l’elevata acidità ne fa una base ideale per la produzione di spumanti, sia
rifermentati in autoclave sia in bottiglia (metodo classico): bollicine in cui al naso si
avvertono di volta in volta sia note agrumate (più o meno marcate, più o meno dolci),
sia sentori più morbidi, di mela verde, mentre in bocca si percepiscono una
mineralità molto persistente, con una crosta di pane appena accennata e un
retrogusto amarognolo.

Dulcis in fundo.. la degustazione è terminata con un passito della Cantina Bellia il cui nome è un omaggio a MAL e alla sua canzone Pensiero d’amore
Avviata nel mese di maggio, la rassegna “Autoctoni a Milano” è finalizzata a fare, con
cadenza mensile, conoscere i vitigni autoctoni di tutte le regioni d’Italia, che costituiscono
il più raro e prezioso patrimonio della nostra vitivinicoltura.
Winedrops opera dal 2012, nel settore della distribuzione di vini, con l’innovativa formula del
conto vendita, coinvolgendo a oggi circa 50 cantine di tutta Italia con prodotti autoctoni e con una
rete di altrettanti clienti professionisti della ristorazione su Milano. Oggi Winedrops ha una
logistica in prossimità di Milano e raggiunge i propri Clienti entro 48h. Obiettivo di Winedrops è
soprattutto quello di riuscire a offrire ai propri Clienti-Operatori, vini indigeni monovarietali.