Group Show X

Dal 21 aprile al 21 maggio 2011

Galleria Giò Marconi

via Tadino 15 – Milano

La galleria Giò Marconi presenta "X", collettiva  che raccoglie i lavori degli artisti Nader Ahriman, Bruno Di Bello, Judith Bernstein, John Bock, Monica Bonvicini, Nathalie Djurberg, Keith Farquhar, Simon Fujiwara, Wade Guyton, Robert Heinecken, Dorothy Iannone, Sarah Lucas, Man Ray, Dasha Shishkin, Andreas Slominski, Francesco Vezzoli.

 

Nei disegni e nei collages di Nader Ahriman (Shiraz 1964) le astrazioni filosofiche di matrice idealista prendono forma attraverso l'intervento grafico dell'artista. Cinema e antichità sono filtrati in chiave erotica, fondendo estetica e contenuto.

Bruno Di Bello (Torre Del Greco 1938) partecipa alla collettiva con una "Variazione su una foto di Man Ray" realizzata nel 1976 su tela fotografica. Attraverso la scomposizione dell'immagine di Kiki, musa del maestro, Di Bello rilegge l'esperienza delle avanguardie storiche sviluppando un'idea dell'arte come riflessione sulla suo storia.

Il dittico a carboncino di Judith Bernstein (Newark 1942) presenta attraverso l'inconfondibile tratto nervoso dell'artista due figure nude abbozzate, poste l'una di fronte all'altra, colte in un atto di autoerotismo. Censurata nel 1973 per il disegno di una vite troppo simile a un pene, l'artista femminista ha sviluppato sin dagli esordi la sua particolare iconografia fallica.

Gli 'objets trouvés' diventano l'elemento cardine della composizione di John Bock (Gribbohm 1965): dietro all'apparente causalità dei suoi assemblaggi e dei collages si cela la volontà di offrire una personale chiave interpretativa dell'esperienza umana, permettendoci al contempo di indagare la mentalità erotico-selvaggia dell'artista.

Le scritte di Monica Bonvicini (Venezia 1965) rimandano esplicitamente al sesso e alla violenza. "Fuck" "me" o "Satisfy me" suonano come un imperativo categorico diretto allo spettatore, offrendo l'opportunità di un incontro fisico. Nei collages tratti dalla serie "The Bedtimesquare" la camera da letto diventa punto di incrocio e di scambio al pari della nota attrazione turistica newyorchese.

"Badain" ci inchioda davanti allo schermo per assistere a un'orgia di puppets: i protagonisti del video di Nathalie Djurberg (Lysekil 1978), tre donne bianche e un uomo nero, si intrecciano in strani rituali e giochi erotici.

Con le sue 'flat-pack statues' Keith Farquhar (Edimburgo 1969) trasferisce corpi nudi dipinti sul cartone, richiamando le rappresentazioni a grandezza naturale delle star nei foyers delle sale cinematografiche. Memore della lezione di Yves Klein, Farquhar imbratta le sue modelle di colore, per poi fotografarne il risultato e riportarlo su "sculture bidimensionali".

Simon Fujiwara (Londra 1982), già presente negli spazi della galleria con l'installazione "Phallusies (An Arabian Mystery)", presenta due nuovi collages su cartoncino rosso. In ognuno le figure nude giocano maliziosamente con lo spettatore, nascondendo la propria virilità dietro un vecchio ventaglio spagnolo.

Wade Guyton (Hammond 1972) partecipa alla collettiva con un imponente dittico. La lettera "X" nera, icona e marchio di fabbrica dell'artista, dà il titolo alla mostra abbreviando la dicitura "x-rated".

Partendo da immagini tratte dalla stampa popolare il fotografo americano Robert Heinecken (Denver 1931) pone l'accento sulla falsificazione della realtà messa in atto dal mondo pubblicitario e sull'uso del corpo femminile come strumento di promozione del prodotto.

Due lavori storici di Dorothy Iannone (Boston 1933) offrono allo spettatore un assaggio del suo amour fou con l'artista Dieter Roth, sintetizzato in un linguaggio che rimanda agli affreschi egiziani e ai mosaici bizantini.

Le metamorfosi genitali di Sarah Lucas (Londra 1962), caratteristiche della sua produzione, trovano spazio accanto alle tre stampe.

Man Ray (Philadelphia 1890 – Parigi 1976) è presente con un insolito dipinto di un nudo femminile, una selezione di fotografie in bianco e nero di pin-up, accanto a una rappresentazione fallica realizzata attraverso la giustapposizione di solidi geometrici in marmo.

Il tratto grafico delicato di Dasha Shishkin (Mosca 1977) stride in relazione alle campiture e alle tematiche aggressive che caratterizzano la sua pittura. I personaggi si moltiplicano e si fondono nell'ambientazione, generando una narrazione frenetica e densa di riferimenti al sesso.

I bassorielievi intagliati su Styrofoam di Andreas Slominski (Meppen 1959) ritraggono scene di genere a sfondo erotico o citano in maniera provocatoria i graffiti metropolitani.

Francesco Vezzoli (Brescia 1971) partecipa con "Untitled", uno dei suoi primissimi lavori a ricamo, una riproduzione a piccolo punto di una pubblicità di chat-erotiche viste dall'artista nelle cabine londinesi all'epoca degli studi alla St. Martin School of Art.