A ottobre come di consueto è iniziata la campagna nazionale di promozione della vaccinazione antinfluenzale attraverso tutti i canali possibili di comunicazione e quindi anche attraverso i social (facebook, twitter, google+, siti web specialistitici, siti web con rubriche di medicina, blog) in quanto la loro informazione viene veicolata in tempo reale e raggiunge milioni di persone.
Partendo dal crescente numero di persone che interagiscono con i media una spin-off dell’Università Statale di Milano, Voices from the Blogs, ha analizzato ben 700.000 post, news e pagine pubblicate in rete dal 1 settembre al 15 novembre 2016, mettendoli a confronto con quelli pubblicati nello stesso periodo dell’anno scorso.
Il dott.Andrea Ceron, docente di Scienza Politica all’Università di Milano e coordinatore dell’indagine, ha rilevato che “in generale, i forum sono associati alle discussioni sui farmaci perché è il luogo virtuale in cui chiedere consigli pratici per curare lo stato influenzale, mentre nei social network prevale l’aspetto di prevenzione. Oltre il 56% delle volte in cui si parla di influenza si citano farmaci e cure e solo nel 19,5% si cita la prevenzione”.
Il dato indica una poca conoscenza della gravità del problema forse per il fatto che non è spiegato in modo esaustivo.
Bisognerebbe iniziare a spiegare, ancor prima di parlare di vaccino, termine oggi non ben visto, cosa è l’influenza stagionale e la sua pericolosità per bambini ed anziani.
L’influenza a livello globale colpisce ogni anno tra il 10% e il 20% della popolazione. Il rischio di contrarre l’infezione non è omogeneo tra diverse classi di età: l’incidenza cumulativa decresce con l’età.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che ogni anno 250.000-500.000 persone muoiono a causa dell’influenza e la maggior parte di queste morti evitabili si registra tra gli ultrasessantacinquenni.
In Italia, l’influenza è ancora oggi la terza causa di morte per patologia infettiva, preceduta solo da AIDS e tubercolosi. Circa 8.000 decessi possono essere direttamente correlati con l’infezione influenzale e di questi il 90% riguarda soggetti di età superiore ai 65 anni
Oggi in Italia, la popolazione anziana (≥ 65 anni di età) rappresenta il 22,04% e la domanda di servizi sanitari proviene soprattutto da questa fascia di popolazione. Al contempo, anche la speranza di vita alla nascita risulta essere tra le più alte nel mondo, essendo 84,7 anni per le donne e 80,1 anni per gli uomini.
Gli anziani rappresentano una popolazione particolarmente vulnerabile durante la stagione influenzale: complicanze di carattere respiratorio collegate all’influenza, tasso di ospedalizzazioni e morti causate da influenza sono in assoluto più frequenti nella popolazione anziana (circa il 90% delle morti collegate all’influenza si verifica negli anziani). È stato stimato, in media, che negli anziani più dell’83% delle morti correlate all’influenza sia causata dal virus A (sia A/H3N2 che A/H1N1).[1]
La probabilità cresce se sono presenti malattie concomitanti come diabete, patologie del sistema immunitario, cardiovascolari e respiratorie che rappresentano fattori di rischio che possono facilitare lo sviluppo delle infezioni virali. In Italia (dati Istat2015) il 74,8% delle persone di età compresa tra i 65 e i 74 anni soffre di almeno una patologia cronica. Tra le tante le più frequenti per rischio sono la polmonite virale primaria,la polmonite batterica secondaria,le riacutizzazioni di BPCO, polmonite virale e batterica sovraimposte, complicanze cardiache e ictus cerebrale.
Da qui l’allarme tra gli esperti in quanto per quest’anno sono attesi due nuovi virus – A/Hong Kong/4801/2014 (H3N2) e B/Brisbane/60/2008 – e che quindi l’influenza potrà essere più aggressiva.
Sembra ci sia un leggero aumento nella richiesta di vaccinazione, rispetto al calo dello scorso anno, e il Ministero della Sanità auspica di raggiungere almeno il 50 %, rispetto al 75 % stimato. Secondo il dott. Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive, Istituto Superiore di Sanità. “Gli ultimi dati della rilevazione Influnet, aggiornati al 16 novembre, mostrano un progressivo aumento dei casi di malattie riconducibili a stati influenzali e parainfluenzali, che hanno superato quota 189.000. Non siamo ancora in grado di sapere quanti di questi casi siano dovuti al virus dell’influenza. Sappiamo però che il picco del contagio è atteso fra dicembre e gennaio e che le categorie a rischio sono ancora in tempo per proteggersi con la vaccinazione”. Da qui la necessità di vaccinarsi e si è ancora in tempo
Molto però dipende da come le regioni attuano la distribuzione del vaccino sul territorio e quale vaccino prediligono. Su questo punto si deve far presente che il vaccino semplice copre abbastanza bene l’organismo di fronte al contagio, però è da far notare che il mercato offre un vaccino adiuvato contenente contenente MF59 in grado di potenziare le risposte immunitarie. Il vaccino antinfluenzale adiuvato con MF59 è in particolare indicato per l’immunizzazione attiva contro l’influenza stagionale degli individui a partire dai 65 anni di età, in particolare per coloro che sono a maggior rischio di sviluppare complicazioni croniche, come il diabete e le malattie cardiovascolari e respiratorie.
Di tutto ciò se ne parla su Internet? Poco, e ancora di meno sui social. Un segnale che denota una distanza tra il percepito comune e le ragioni della scienza medica, resa più evidente dai dati di letteratura che mostrano che i vaccini proteggono in maniera diversa differenti popolazioni.
Chiarito questo aspetto è molto più facile avere risposte più appropriate e infatti dai dati del “Social Flu” emerge che l’atteggiamento nei confronti del vaccino antinfluenzale è prevalentemente positivo (50,2%) o neutrale (38,8%). Tra chi esprime chiaramente un’opinione positiva, il 26,8% mette in evidenza la capacità del vaccino di limitare il contagio, il 24,2% dichiara di non ammalarsi più, il 17,8% sostiene che sia importante per gli anziani.
Sono proprio questi, e sono tantissimi, che attraverso i social sembrano avere opinioni più decise della popolazione generale: l’indagine di Voices from the Blogs individua una quota di commenti positivi del 69%, sostenuti dall’idea che il vaccino sia importante proprio per la loro fascia di età (33,7%), che diminuisca il rischio di complicanze (25,8%) e la mortalità (25,1%). Il sentiment negativo, invece, riguarda gli effetti collaterali (50,3%), la paura che il vaccino porti malattie più serie (26,3%), mentre un 23,4% sostiene che sia utile solo per gli anziani particolarmente fragili.
Inoltre è da considerare anche il rapporto medico di famiglia/paziente e le sinergie che ne scaturiscono, perché solo il medico di famiglia ha il quadro clinico completo e può valutare caso per caso il vaccino più appropriato. In tal senso la dott. Tommasa Maio, Responsabile Area Vaccini FIMMG, afferma “La nostra esperienza ci mostra come la comunicazione, basata sul rapporto fiduciario tra medico di famiglia e paziente, può giocare un ruolo essenziale nell’aumentare la cultura delle prevenzione. “Ma non solo: è essenziale che il medico, a fronte di un’analisi del quadro clinico del paziente che ha di fronte, possa scegliere il vaccino più adatto ed efficace per quel tipo di soggetto”. “Il concetto è molto semplice: a ciascuno spetta il proprio vaccino. Si tratta di una questione di appropriatezza. Se sono una persona anziana, fragile, con altre malattie concomitanti come il diabete, ho bisogno di essere protetto con vaccini che potenzino la mia risposta immunitaria. Il medico di famiglia deve poter scegliere in scienza e coscienza lo strumento vaccinale che ritiene essere il più appropriato, e quindi efficace, tra quelli predisposti dalle Regioni”.
Dall’analisi di Voices from the Blogs emerge anche il bisogno di sfatare le false paure che alimentano la cattiva ricezione della positività del vaccino e il sentiment negativo che riguarda gli effetti collaterali (50,3%), la paura che il vaccino porti malattie più serie (26,3%), mentre un 23,4% sostiene che sia utile solo per gli anziani particolarmente fragili. A tal proposito il dott. Michele Conversano, igienista e Presidente HappyAgeing, spiega che “Si tratta naturalmente di false paure”, gli studi scientifici e la pratica clinica hanno dimostrato nel corso degli anni la sicurezza e la tollerabilità dei vaccini antinfluenzali. Pensiamo ad esempio al vaccino adiuvato che viene utilizzato in Italia da quasi 20 anni, la cui sicurezza è provata da test effettuati su oltre 40 mila persone. Per non parlare poi del profilo di tollerabilità, confermato dalle oltre 80 milioni di dosi distribuite in tutto il mondo”.
Nel convegno, organizzato da Seqirus, è stata infine messa in evidenza la necessità di fare un’azione più capillare di informazione sull’importanza della vaccinazione antinfluenzale facendo leva sull’uso delle nuove tecnologie (wifi ,internet, pc, tablet, smartphone, iphone) sempre più appannaggio della terza età.
Cosi facendo la prevenzione potrebbe aumentare e diminuirebbe il costo delle cure.
La redazione/gda