Il “NERONE” DI SILOS LABINI AL MANZONI DI MILANO

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Dopo aver  portato  in scena il “suo” Gabriele d’Annunzio, l’attore  avrebbe voluto fare Caligola, ma l’incontro con Pietrangelo Buttafuoco,  lo porta a conoscenza del  saggio di Massimo Fini “Nerone – Duemila anni di calunnie”.

«Nessun personaggio storico ha mai goduto di così cattiva stampa come Nerone. Alcuni autori cristiani ritennero che fosse addirittura l’Anticristo. In realtà è certo che questo imperatore chitarrista, cantante, poeta, attore, scrittore, curioso di scienza e di tecnica, fu un unicum nella storia dell’Impero Romano. Le élite economiche e intellettuali del tempo non lo capirono, oppure lo capirono fin troppo bene e per questo lo osteggiarono ferocemente costringendolo, alla fine, al suicidio».

(Massimo Fini, Nerone – Duemila anni di calunnie)

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Silos Labini   è folgorato dalla lettura del saggio e da ciò che ne scaturisce su questo personaggio dell’antica Roma, ben diverso da quello che a scuola insegnano,  e scrive la sceneggiatura con  Angelo Crespi. Nasce così una  piece a quattro mani con la quale  si lancia in una nuova sfida interpretando l’imperatore «incendiario» Nerone.

Lo spettacolo si apre tra i marmi della Domus Aurea dove Nerone, tormentato dal fantasma della madre, rivive le presenze più importanti della sua vita, mentre dal fondo  giungono le voci del  coro che ripeteranno per quasi tutto lo spettacolo  “Nerone ha incendiato Roma, ha ucciso la madre,…”

Nerone è narrato la sera prima della sua morte e quindi il suo essere è sopraffatto da una tempesta di sentimenti, passioni, intrighi, paure e riflessioni tragiche, dall’avvincente amore per la bellissima e ambiziosa Poppea all’allucinazione del matricidio, fino ai dissapori con la classe patrizia e politica, dapprima adorante e compiacente, poi golpista e sanguinaria.

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Un coacervo di azioni che danno a Silos Labini, molto convincente, l’opportunità di dare al pubblico un “graffiante”Nerone con tutte le sfaccettature del personaggio, del tempo storico e del suo IO, al punto da  chiedersi se ciò che ci han tramandato  fosse la verità. Nerone era davvero quel pazzo megalomane precursore antesignano della moderna politica spettacolo? Da dove arrivava quel malore esistenziale che lo spingeva a primeggiare su tutti? A chi voleva piacere quando cantava o recitava i versi in greco? Cosa c’era dietro al consiglio del suo precettore Seneca, o all’ossessiva presenza della madre Agrippina?

Lo spettacolo si snoda con un avvincente contrasto tra un ambiente pubblico della corte neroniana tra feste, ricevimenti e musiche frenetiche scandite da un mimo-DJ e un coro di giovani artisti e musicisti, e uno privato dove, nel buio, nascono complotti di senatori preoccupati per la loro sorte e per quella dell’impero, e inconfessabili segreti  da nascondere sotto le lenzuola.

Intrighi politici del passato che sembrano ripercorrere vicende moderne ed attuali abilmente sottolineate  dal Labini in modo particolare all’inizio dello spettacolo tra il pubblico e alla fine dello stesso.

E’ uno spettacolo che farà discutere e quindi da vedere.

In scena, con Edoardo Sylos Labini, Sebastiano Tringali, nel ruolo di Seneca, Fiorella Ceccacci Rubino nel ruolo di Agrippina, madre di Nerone,. Dajana Roncione in  Poppea, amante e seconda moglie dell’imperatore,Giancarlo Condè  in Fenio Rufoe  Gualtiero Scola  in Otone. Il DJ e mimo Paul Vallery, autore delle musiche originali, insieme alla corte, interpretata dagli allievi attori di Adiacademy (la prima Accademia professionale d’Arte Drammatica di Monza), fa invece rivivere le sonorità e le stravaganti atmosfere della Domus Aurea.

Giuliana de Antonellis

L’allestimento e i costumi sono  di Marta Crisolini Malatesta, il disegno luci è curato da Pietro Sperduti.

Al TEATRO MANZONI SINO AL 19 OTTOBRE 2014

Orari: feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30

Biglietto: poltronissima € 32,00  – poltrona € 21,00 –  giovani fino a 26 anni € 15,00

 

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