da GIOTTO a GENTILE pittura e scultura a Fabriano fra Due e Trecento

Allegretto Nuzi, Polittico, Fabriano, Pinacoteca

 

Pietro Lorenzetti Ma#1C72A9

 
image  pittura e scultura a Fabriano fra Due e Trecento
a cura di Vittorio Sgarbi
Fabriano, 25 luglio ‐ 30 novembre 2014

Pinacoteca Civica “Bruno Molajoli”
Chiesa di Sant’Agostino, Cappelle Giottesche,
Chiesa di San Domenico, Cappella di Sant’Orsola e Sala Capitolare,
Cattedrale di San Venanzio, Cappelle di San Lorenzo e della Santa Croce

RIL_2710

La grande mostra delle Marche sulla pittura e scultura a Fabriano fra Due e Trecento,
occasione imperdibile per conoscere le radici della civiltà occidentale

Le Marche, e Fabriano in particolare, tornano protagoniste di primo piano nel panorama
italiano della cultura e delle grandi mostre con da GIOTTO a GENTILE pittura e scultura a
Fabriano fra Due e Trecento a cura di Vittorio Sgarbi .
Un’iniziativa che mira a valorizzare uno smisurato patrimonio artistico in gran parte
“sommerso” e inscindibile dal contesto paesaggistico e ambientale di straordinaria bellezza.
Ad ospitare la mostra FABRIANO, un deposito vasto e inestimabile di capolavori artistici
medievali in gran parte poco noti, che ne accrescono il fascino riservato.

Una mostra di raffinata suggestione e impatto, ulteriormente sottolineati dagli itinerari lungo
il percorso urbano e nel territorio circostante tra antiche abbazie, eremi, pievi e monasteri
sparsi nelle vallate appenniniche tra Marche ed Umbria, luoghi un tempo frequentati proprio
da quelle maestranze che diffondevano il nuovo idioma giottesco.
Uno scenario quasi segreto nel quale si iscrive una mostra preziosa, occasione imperdibile per
ammirare pale d’altare, sculture lignee dipinte e affreschi della lunga stagione gotica.

da GIOTTO a GENTILE è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e
Cupramontana, con il sostegno di Veneto Banca e del Comune di Fabriano, in
collaborazione con la Regione Marche, la Soprintendenza Beni Storici Artisci ed
Etnoantropologici delle Marche di Urbino, la Soprintendenza Beni Storici Artistici ed
Etnoantropologici dell’Umbria e la Diocesi di Fabriano‐Matelica. La mostra si avvale
dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, del Patrocinio della Presidenza del
Consiglio dei Ministri e del Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

La mostra vede presenti nel Comitato Scientifico illustri studiosi come Mina Gregori, Antonio
Paolucci, Maria Rosaria Valazzi, Angelo Tartuferi, Alessandro Marchi, Elvio Lunghi e
Giampiero Donnini, Fabio De Chirico oltre a Vittorio Sgarbi che lo presiede.
Il catalogo, edito da Mandragora, è curato da Vittorio Sgarbi insieme a Giampiero Donnini e
Stefano Papetti responsabile anche dell’allestimento con Liana Lippi, direttore e
coordinatore dell’evento.

La mostra, che si aprirà al pubblico il 26 luglio e sarà ospitata presso la Pinacoteca Civica
Bruno Molajoli e in tre splendide chiese del circuito urbano, espone oltre 100 opere tra
cui oltre a dipinti, pale d’altare, tavole, affreschi staccati, anche sculture, oreficerie
rarissime, miniature, manoscritti, codici. Opere delicate e preziose, concesse in prestito dai
più prestigiosi musei italiani e stranieri.
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Ma vediamo più da vicino il contesto culturale nel quale si iscrive la mostra. Consolidatosi il potere
longobardo su Fabriano, l’egemonia culturale dell’Umbria vide la sua affermazione nel corso del
Trecento, sia dal punto di vista artistico che sotto il profilo dei valori spirituali. La vicinanza con Assisi ed
i ripetuti soggiorni di San Francesco contribuirono ad animare una vivace realtà di fede che si avvalse della pittura come di un efficace strumento propagandistico ed educativo.

Sul finire del XIII secolo, quando sui ponteggi della Basilica Superiore si affermava un nuovo eloquio
pittorico compiutamente occidentale, l’influsso giottesco si propaga anche attraverso i valichi
appenninici fino a Fabriano. Maestri anonimi, assai esperti nella pratica dell’affresco, lasciarono tracce
del loro operato nelle più importanti chiese degli Ordini Mendicanti, ma anche nelle sperdute pievi sorte
sui monti vicini alla città della carta.

Da Campodonico trae il suo nome un oscuro maestro, capace di coniugare la spazialità giottesca con una
carica umana profonda e modernissima. I suoi affreschi strappati dalle pareti dell’antica pieve ci
appaiono oggi come una testimonianza della vivacità delle relazioni artistiche che si sono intrecciate fra
Marche ed Umbria grazie alla rete viaria che univa le aree appenniniche, strade percorse da pastori,
mercanti, santi ed artisti, consapevoli di essere parte di una stessa civiltà.

Un’ampia sezione della mostra è dedicata anche ai raffinati dipinti su tavola realizzati da Allegretto Nuzi
dopo il suo rientro dalla Toscana in occasione della peste del 1348: tavole e polittici caratterizzati da elette
figure ispirate ai modelli fiorentini e senesi, rielaborati in chiave cortese, come testimoniano le varie
redazioni della “Madonna dell’Umiltà”.
E’ questo un soggetto frequentemente trattato sia dal Nuzi che dal suo allievo fabrianese Francescuccio
di Cecco Ghissi, la cui produzione appare improntata ad una spiccata sontuosità decorativa che soddisfa
le esigenze della committenza di provincia.

Alla cifra stilistica del caposcuola Allegretto si collega anche la produzione di sculture in legno intagliato e
dipinto, a grandezza naturale, destinate all’allestimento di presepi scenografici, attribuite ad un
anonimo Maestro dei Magi. Gli esemplari conservati a Fabriano e quelli del Museo di Palazzo di Venezia
a Roma compongono un nucleo omogeneo riferibile a questo artista attivo a Fabriano e ben noto anche
oltre i confini cittadini, la cui misteriosa identità si cercherà di svelare.

L’obiettivo di un’operazione culturale di tale portata, infatti, è quello di ritessere la trama di questo
complesso periodo, ricco di testimonianze affascinanti, ma note solo o soprattutto agli studiosi e
agli appassionati d’arte, al fine di permettere pur con un approccio di approfondimento un’ampia
divulgazione rivolta ad un “pubblico” più vasto ed eterogeneo.

Mentre per gli studiosi e gli addetti ai lavori i confronti che saranno possibili in mostra fra Giotto,
Pietro Lorenzetti, Bernardo Daddi e gli affreschi e le tavole dipinte dagli artisti locali, offriranno lo
spunto per dare inizio ad una nuova e più articolata visione delle vicende della pittura italiane del XIV
secolo.

Operazione culturalmente articolata che vede la pubblicazione di uno studio, con saggi e schede sulle
opere e sugli artisti presenti in mostra e che ha la duplice funzione di catalogo dell’esposizione e di
approfondimento critico di interessanti questioni riguardanti la pittura e la scultura fra Marche e
Umbria nel Due e Trecento, intorno alle quali la ricerca resta ancora aperta.

La mostra si chiude con alcuni capolavori di Gentile, come la Crocefissione del polittico proveniente da
Valleromita di Fabriano, ora nella Pinacoteca di Brera, o la raffinata Madonna dell’umiltà del Museo
nazionale di San Matteo di Pisa: lo stile elegante e forbito esibito dal caposcuola del Gotico Internazionale
rivela la consuetudine giovanile con i pregiati ed eleganti apparati presenti nella città di origine.

ORARI 10.00‐21.00; we 10.00 ‐23.00; lunedì mattina chiuso
BIGLIETTO 9€ ridotto 6€
INFO MOSTRA e PRENOTAZIONI VISITE GUIDATE 0732/042195
CATALOGO Mandragora
FOTO IN ALTA scaricabili

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