“Le rêve dans un rêve” mostra fotografica di Agnes Spaak.Palazzo Isimbardi.Milano

Palazzo Isimbardi
Corso Monforte 35, Milano
Orario di apertura: dal lunedì alla domenica dalle ore 11,00 alle ore 19,00
Ingresso gratuito

Milano, 19 Ottobre 2012 alle ore 18.30, nella straordinaria cornice di Palazzo Isimbardi (Corso Monforte 35, Milano) si inaugura la mostra fotografica di Agnes Spaak dal titolo “Le rêve dans un rêve” a cura di Stefania Morici e Federico Poletti.

La mostra è nata grazie alla collaborazione con l’Assessorato Moda Eventi Expo della Provincia di Milano. Per la prima volta si possono vedere raccolte insieme 22 fotografie dell’artista, alcune delle quali inedite e realizzate per l’occasione. All’inaugurazione interverranno il Presidente della Provincia On. Guido Podestà, l’Assessore Moda Eventi Expo della Provincia di Milano Silvia Garnero e l’artista Agnes Spaak.

“Si tratta di un’esposizione, a ingresso gratuito, che attesta la nostra attenzione verso la cultura e le arti, che fanno della nostra sede uno spazio permanente a disposizione dei milanesi – ha dichiarato il Presidente On. Guido Podestà -. Questa mostra fotografica firmata Agnès Spaak, attrice e fotografa francese, dimostra, infatti, ancora una volta, la volontà della Provincia di Milano di aprire, ai cittadini, le porte di Palazzo Isimbardi. Una tendenza che ci ha consentito di ospitare le migliori performance di artisti del calibro di Agnès”.

Silvia Garnero, Assessore Moda Eventi Expo, ha dichiarato che “La Provincia di Milano è orgogliosa di ospitare l’arte di Agnes Spaak che, attraverso fotografia e pittura, offre una chiave d’interpretazione della realtà unica nel suo genere. La luce catturata nei fotogrammi dell’artista francese restituisce atmosfere oniriche capaci di suscitare emozioni profonde e stimolare una ricerca interiore di nuovi significati per spazio e tempo. Un appuntamento importante per Palazzo Isimbardi che accoglie per la prima volta a Milano una grande protagonista internazionale.”

Questa prima personale milanese dedicata al lavoro di Agnes Spaak intende mostrare come i confini espressivi della fotografia possano essere spinti oltre la definizione di un genere o di una categoria estetica, verso una ricerca sperimentale e inimmaginabile. Come è stato evidenziato dal critico Gian Paolo Serino: “Agnes Spaak ha inventato un nuovo genere narrativo: il “neon-realismo”. Le sue fotografie sono scatti di luce attraverso l’obiettivo di una realtà intermittente che tutti noi viviamo, ma che pochi comprendiamo davvero di vivere. Una realtà istantanea, dove tutto sembra destinato a scomparire. Se c’è stato il neo-realismo nel cinema e nella letteratura, in questi tempi (im)mediati un’artista deve fotografare una realtà che mentre la racconti scompare. In un mondo telecamera Agnes Spaak usa le immagini come la camera oscura dei nostri sogni.

In un mondo dove niente sembra destinato a rimanere per sempre, creare immagini è come scrivere sull’acqua: tutto scompare appena appare. Agnes Spaak rimane impressa oltre la pellicola del vedere. Le sue fotografie non sono semplici immagini, ma quadri acustici: perché riesce a condurci là dove si smette di vedere, si smette di ascoltare, si smette di sembrare e si comincia finalmente a sentire”. All’interno della mostra Agnes Spaak ospiterà inoltre una serie di fotografie realizzate da Darko Labor, che debutta per la prima volta in Italia. La sua ricerca documentaristica si concentra sulle persone che incontra per le strade di Zagabria e di altre città croate e italiane. Dapprima diventa molto popolare su Instagram, per poi passare alla fotografia in digitale, rigorosamente in bianco e nero. Tra i suoi soggetti preferiti, le persone anziane, soprattutto signore, che lui chiama “le mie rose” e che fotografa nei dettagli dei loro volti segnati dal tempo e dalle sfide che hanno affrontato in tutti i loro anni di vita. Fiere di mostrarsi in tutta la loro naturalezza al suo obiettivo.

Due percorsi – quello di Darko Labor e Agnes Spaak – uniti dalla comune passione per la realtà colta attraverso due visioni differenti: una onirica, quella della Spaak, l’altra, quella di Labor, realista, ma capaci entrambe di trascendere l’“Hic et Nunc”.
Una percorso unico nel suo genere anche grazie all’allestimento, che è stato curato dagli Architetti Jessica Astolfi, Luigi Cancellara e Agostino Danilo Reale.

Note biografiche-artistiche
Figlia di Charles Spaak, sceneggiatore di capolavori del cinema francese, Agnes Spaak inizia fin da piccola a respirare il mondo intellettuale e artistico della Parigi creativa degli anni ’60. Si trasferisce in Italia e lavora come attrice, dove gira il suo primo film “Un amore” di Dino Buzzati. Roma diventa la sua città e inizia a girare il mondo come attrice. Tra un set e l’altro, scopre la sua passione per la fotografia e decide di dedicarsi completamente ad essa, collaborando come inviato speciale di grandi case di produzione come la Twenty Century Fox, Titanus, tanto per citarne alcune, realizzando ritratti fotografici, tra i tanti quelli di Claudia Cardinale, Oliver Reed, Florida Bolkan, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Jeanne Moreau e molti altri.

Nel 1975 decide di stabilirsi a Milano per approfondire la sua ricerca fotografica nel mondo della Moda. Viene assunta come redattrice e fotografa per la casa editrice di Edilio Rusconi per vari anni (poi gruppo Hachette, oggi gruppo Hearst). Nel 1999 diventa libera professionista e collabora con le più grandi case editrici: Rizzoli, Mondadori e Condenast. Oggi si dedica principalmente alla pubblicità realizzando note campagne pubblicitarie. Nel 1985 esce una sua prima mostra, ispirata al pittore Balthus, in cui interpreta il mondo adolescenziale per la casa di moda Biki. Darko Labor nasce in Croazia nel 1975. Sin da bimbo, si appassiona al mondo della radio e a 16 anni inizia la sua carriera radiofonica a Sibenik, la sua città, sul mare Adriatico di fronte a Pescara, da dove arrivano le onde delle trasmissioni Rai che lo portano a imparare l’italiano e a immaginare il mondo al di là della barriera geopolitica che separava la ex Jugoslavia dall’Europa occidentale. Si trasferisce a Zagabria nei primi anni ‘90 per frequentare l’università e proseguire la sua carriera da giornalista radiofo- nico, che lo porterà a lavorare come conduttore e inviato per Bbc World, durante gli anni della guerra Jugoslava, e in seguito alla Radio nazionale croata Hrt, dove lavora a tutt’oggi come capo redattore. In questi ultimi anni, Darko inizia un cammino parallelo spostandosi dalla voce alle arti visive e sfoga nella fotografia la sua creatività e la sua voglia giornalistica di documentare, scattando migliaia di immagini per le strade di Zagabria e in giro per il mondo. Darko Labor non è un fotografo, ma un poeta dell’immagine.

Contributi critici
Testo di Vittorio Sgarbi
Apparizioni. Sono fotografie dell’anima. Agnes non è interessata alla realtà che si vede; ma a quella che non si vede, alle ombre, alla memoria che rende nitide le cose lontane e trasforma quelle vicine a sua immagine. Il presente si allontana e il passato vive con noi. Più facile dirlo con la pittura, come fecero i simbolisti, Odilon Redon, Fernard Khnopff, che esprimerlo con la fotografia. Ma la fotografia oggettivizza, rende reali anche i sogni. Agnes ricorda e sogna, e ce lo racconta con la fotografia. C’è un’immagine di Dante che bene esprime questa condizione. Nel “Paradiso”, nel XXXIII canto: “Qual è colui che sognando vede, che dopo ‘l sogno la passione impressa rimane, e altro a la mente non riede, cotal son io, che quasi tutta cessa mia visione, e ancora mi distilla nel core il dolce che nacque da essa”.

La fotografia di Agnes evoca fantasmi, anche di luoghi, di situazioni che sono state e che riemergono, di persone amate. Fuochi nella notte, pervasi di aloni che ne confondono i contorni, sottraendoli al tempo e allo spazio. Presenze.
Testo di Stefania Morici
Immagini sonore, “tattili”, che afferrano l’anima e attraversano gli occhi, la pelle, le emozioni: le fotografie di Agnes Spaak sono scatti di nostalgia, di storie passate, di sogni, di visioni future; hanno una musica dolce, segreta, “incantatrice”, che ci spinge a guardarci dentro, a “sentire” al di là della superficie, ad andare oltre. Attraverso le sue immagini Agnes Spaak ci tocca, ci accarezza, ci scuote; canta i suoi desideri, le sue fragilità, la sua forza, e gioca con la realtà, con i ricordi, con il tempo che scorre.

I suoi occhi malinconici e divertiti di donna e di bambina sono gli occhi di tutti noi che viviamo la caducità e l’imperfezione della vita attraverso il sogno infinito di eternità. E così, come dentro un caleidoscopio, ci troviamo davanti ad un’infinità di immagini, di figure che cambiano senza mai ripetersi, e l’obiettivo si trasforma in un viaggio onirico fatto di microscopici frammenti attraverso i quali osservare noi stessi e gli angoli nascosti della nostra anima.

Se è vero, come scrive Khalil Gibran, che “il ricordo è un modo d’incontrarsi”, nelle fotografie di Agnes Spaak c’è tutto il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro: “Le rêve dans un rêve”, un gioco di specchi e scatole cinesi, appunto, che la Spaak mette in scena per fuggire dagli stereotipi e penetrare, con leggerezza e profondità, quanto la realtà ci presenta.
 

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