FUOCO NERO MATERIA E STRUTTURA ATTORNO E DOPO BURRI

FUOCO NERO
MATERIA E STRUTTURA ATTORNO E DOPO BURRI
21 dicembre 2014 – 29 marzo 2015
inaugurazione sabato 20 dicembre ore 18,30
Salone delle Scuderie, Palazzo della Pilotta
Piazzale Bodoni 1, Parma
Il giorno sabato 20 dicembre a Parma, al Salone delle Scuderie in
Pilotta alle ore 18,30 si inaugurerà la mostra: Fuoco nero: materia e
struttura attorno e dopo Burri. Prima di tutto spieghiamo il titolo:
“Fuoco nero” perché si mette a confronto la ben nota sequenza di
Aurelio Amendola che fotografa Burri mentre crea una Plastica col
fuoco con il grande Cellotex di Alberto Burri, appunto nero, punto di
partenza della mostra.
Lo CSAC dell’Università di Parma ha ricevuto in dono, circa 40 anni
fa, un importante Cellotex (1975) di Alberto Burri. Attorno a questa
opera, in occasione anche dell’approssimarsi del centenario della
nascita dell’artista (1915-1995), si è pensato di chiedere, negli ultimi
due anni, a significativi pittori, scultori, fotografi, giovani e meno
giovani, almeno un’opera che essi pensassero comunque collegata o
riferibile alla ricerca di Alberto Burri. L’idea era anche quella di
chiedersi, oggi, che cosa è vivo, che cosa resta, nella memoria dell’arte,
del grande creatore scomparso. A questo invito hanno risposto
generosamente, e con importanti opere, in molti. Fra essi ricordo:
Bruno Ceccobelli e Nunzio, Mimmo Paladino e Luca Pignatelli,
Marcello Jori e Alberto Ghinzani, Pino Pinelli e Giuseppe
Maraniello, Giuseppe Spagnulo e Emilio Isgrò, Attilio Forgioli e
Mario Raciti, Medhat Shafik e Franco Guerzoni, Luiso Sturla e
Renato Boero, Raimondo Sirotti e Davide Benati, Concetto Pozzati
e Enzo Esposito, Gianluigi Colin e William Xerra. Agli artisti è stato
anche chiesto di illustrare le ragioni per cui l’opera donata si collegava
alla ricerca di Burri; anche queste loro parole appaiono un contributo
storico significativo.
Si disegnava dunque un panorama certo stimolante del dialogo degli
artisti di oggi col pittore di Città di Castello, ma si apriva anche un
problema: come raccontare il rapporto con Burri di molti artisti dagli
anni ’50 in poi, come ricostruire il tessuto del dibattito in anni cruciali. Prendendo spunto dalla componente strutturale che sempre articola, fin
dagli anni ’40, l’opera di Burri, si sono dunque individuati due
percorsi in qualche modo sempre collegati e comunicanti, quello
della ricerca sulla materia e quello della articolazione delle
strutture. Per mettere in evidenza questa vicenda si è dunque attinto
alle raccolte dello CSAC puntando, ad esempio, su alcune figure del
Gruppo Origine (1950-1951), con opere di Colla, Ballocco, Guerrini,
e ancora del Gruppo 1 con Biggi.
Era inoltre necessario provare a restituire, almeno per cenni, le
esperienze dei due centri principali della ricerca di quegli anni, da una
parte Roma con, ad esempio, Gastone Novelli e Toti Scialoja che
dialogano con Cy Twombly e con l’Abstract Expressionism americano,
e, a Milano, Lucio Fontana.
Si è quindi ritenuto indispensabile ricostruire, almeno per poli, dalla
Lombardia a Napoli, dalla Liguria all’Emilia, le proposte di alcuni dei
molti protagonisti della ricerca sulla materia, ed ecco quindi, fra le
altre, le opere di Tavernari e Spinosa, di Pierluca e Morlotti, di
Mandelli e Bendini, di Arnaldo Pomodoro e Zauli, di Mattioli e
Padova, di Zoni, di Lavagnino e Ruggeri, di Olivieri e Vago, di
Guenzi e Carrino, di Ferrari, Repetto, Chighine.
Distinto da questo filone di ricerca nel quale prevale il peso, la lunga
durata della materia e che la critica ha definito prevalentemente come
“informale”, si pone un altro modello, quello della indagine sulla
struttura, un percorso che in mostra si individua attraverso opere di
Perilli, Pardi, Garau, Toti Scialoja.
Era inoltre importante provare a definire, sia pure solo per cenni, il
significato dell’opera di Burri fuori dei confini, così ecco la presenza in
mostra di un pezzo di Joe Tilson e, a contrappunto, un grande collage
di Louise Nevelson legato alla ricerca americana degli anni ’50, a cui
si sono aggiunti un gruppo di collage della statunitense Nancy Martin
attenta al filone astratto dopo Josef Albers.
In mostra la fotografia avrà una parte significativa. Prima di tutto con le
immagini di Aurelio Amendola che hanno suggerito il titolo della
mostra: quelle di Burri che crea col fuoco una Plastica a confronto col
“nero” del Cellotex dello CSAC. Di Nino Migliori ecco un gruppo di
pirogrammi degli anni ’50 di recente ristampati; di Mimmo Jodice un
importante “muro”; di Giovanni Chiaramonte una ricerca degli anni
’70 su una casa distrutta; di Mario Cresci una sequenza sulle rocciose
spiagge di Sicilia. A queste opere si aggiungono due ricerche diverse,
legata al filone concettuale quella di Brigitte Niedermair, attenta alla
lingua dell’astrazione quella di Gianni Pezzani.
Alla generosità degli artisti, o dei loro eredi, e si pensi alle opere di
Domenico Spinosa, si sono ora aggiunte le donazioni di due sensibili galleristi: si deve a Matteo Lorenzelli quella della scultura di Pierluca
e del torso ligneo di Tavernari, e a Giorgio Marconi quella del collage
di Louise Nevelson e della grafica di Antoni Tàpies.
La mostra, curata da Arturo Carlo Quintavalle, proporrà oltre
settanta dipinti e altrettante fotografie e ancora un gruppo di opere
grafiche per un totale di 172 pezzi tutti riprodotti in un ampio catalogo
che verrà edito da Skira.
L’esposizione resterà aperta dal 21 dicembre 2014 al 29 marzo
2015.
Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 18.
Chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1 gennaio
Ingresso gratuito
Per informazioni al pubblico: +39 0521 033652