Il pittore della modernità che amava Venezia

 Intitolare una mostra a Édouard Manet (Parigi, 1832 – 1883) e Venezia significa interrogarsi sul suo rapporto con l’arte italiana.

Manet amava l’Italia e la pittura italiana e tutta la sua opera l’ha necessariamente rivisitata.

Necessariamente perché, dal punto di vista strettamente pittorico, la pittura rinascimentale, veneziana in particolare, da Carpaccio a Tiziano, da Lotto al Tintoretto, è matrice dell’arte europea dei secoli a venire, dalla Spagna di Velázquez e El Greco, all’Inghilterra di Turner e Constable, alla Francia di Delacroix e, appunto, Manet, nessuno può fare a meno di guardare a ciò che è successo prima in Italia.

Édouard Manet guardò, sì alla sua epoca, attingendo “ciò che essa offre”, cioè alla vita moderna, con i suoi usi e costumi, ma in pittura si riferì all’antico e in particolare all’Italia.

Lo attestano i suoi numerosi viaggi, come quello del 1853 a Venezia, Firenze, Roma, dove ha anche l’opportunità di eseguire copie delle opere di grandi maestri e poi nel 1857, quando soggiorna a lungo a Firenze, dove ebbe l’occasione di eseguire una copia della Venere d’Urbino (1538) di Tiziano, conservata agli Uffizi.

Questo paragone con uno dei più grandi capolavori del nudo femminile in pittura, gli offrirà lo spunto per l’esecuzione di Olympia (1863), dipinto che ritrae la modella Victorine Meurent, come una mantenuta di lusso, placidamente adagiata sul letto, sprezzante nei confronti del mazzo di fiori che la cameriera gli offre e gelida ed estranea nei confronti dello spettatore al quale rivolge lo sguardo.

Un attualizzare in versione borghese della sensualità della Venere d’Urbino, che suscitò tutta una serie di considerazioni sociologiche prima ancora che pittoriche.

“Il pittore della vita moderna” come scrisse di lui l’amico poeta Charles Baudelaire che l’accompagnò per lunghi anni, dunque si guardava indietro nella scelta dei modelli pittorici ai quali ispirarsi nelle sue composizioni.

Fu certamente così anche per lo scandaloso Déjeuner sur l’herbe (1863-68), che suscitò più d’una ilarità al Salon, ma che ha più d’un assonanza compositiva con il Concerto Campestre (1511 circa) – incominciato da Giorgione e, sembra, portato a termine da un giovane Tiziano – del Musée du Louvre, che Manet conosceva sicuramente, dato che frequentava assiduamente il museo sin dalla sua giovinezza.

Sono dunque due modernità, quella commerciale e mercantile veneziana del XV e XVI secolo e quella all’esordio della rivoluzione industriale parigina del XIX, che sono messe a confronto e che ci vengono presentate in paragone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Possiamo notare che attraverso l’accostamento di numerose opere, come Le Balcon (1863) proveniente dal Musée d’Orsay, accanto alle Due donne veneziane (1495 circa) di Vittore Carpaccio, oppure con il ritratto di Stéphane Mallarmé (1876) accanto al Ritratto di giovane gentiluomo nello studio (1532) di Lorenzo Lotto, proprietà delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, come si rivelino, nei continui rimandi, una serie precisa di assonanze pittoriche.

“Amo i Carpaccio che hanno il fascino ingenuo delle miniature dei messali… Incomparabili i Tiziano e i Tintoretto nella Scuola di San Rocco” avrebbe detto Manet, secondo quanto riportato dal contemporaneo Charles Toché, conosciuto nel suo soggiorno a Venezia del 1875, a testimoniare un legame ininterrotto al quale sempre attinse.

Édouard Manet col suo lavoro tendeva quindi soprattutto a riassumere, abbozzandola e rielaborandola, la concentrazione estrema dell’antico tessuto pittorico veneziano, nella ricerca di una nuova sovrapposizione (siamo agli albori dell’era industriale dove i colori ad olio incominciano a venir prodotti in tubetto), non priva di puntuali riferimenti cromatici e compositivi, che credeva più agile, adatta a interpretare le frenetiche caratteristiche della vita moderna.  

 

Vladek Cwalinski

 

 

Manet. Ritorno a Venezia

Palazzo Ducale

Piazza San Marco 1, Venezia

Fino al 18 agosto 2013

Orari: Dalle 9.00 alle 19.00 da domenica a giovedì

Dalle 9.00 alle 20.00 venerdì e sabato

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