Torna in Italia, esposta alla Fondazione Sorlini, la prima opera firmata di Vittore Carpaccio

Torna definitivamente in Italia e sarà esposta  al pubblico grazie alla Fondazione Sorlini – che nella Pinacoteca allestita nel seicentesco Palazzo di Carzago di Calvagese, in provincia di Brescia, ha da alcuni anni reso accessibile buona parte della collezione di Luciano Sorlini – la “prima” opera di Vittore Carpaccio (Venezia, 1465 circa – 1525/1526):  una preziosa tavola giovanile che la critica, unanimemente, attribuisce al grande artista veneziano, ponendola agli esordi del suo operato.
 
La tavola, raffigurante il Salvator Mundi tra quatto santi con visibile la firma VETOR SCARPAZO –  proveniente da una collezione di New York e passata poi in una proprietà londinese –   era stata posta in apertura del corpus carpaccesco da Giuseppe Fiocco, che nella sua prima monografia evidenziava i raccordi con l’arte di Gentile Bellini,  Marco Marziale e Antonello da Messina, e analogamente da Anna Maria Brizio, Roberto Longhi e dal Berenson, che la collocava dunque intorno al 1480.
I successivi studiosi, sottolineando di volta in volta l’ “antonellismo convinto e militante” (A. Gentili) o la solennità e severità dell’impianto “ in sintonia con la reinterpretazione umanistica del mondo antico, proposta… da Tullio Lombardo” (V. Sgarbi),
hanno teso a spostarne la datazione di qualche anno: chi verso il 1485, chi nella seconda metà del nono decennio, chi ancora intorno al 1490.
 
Con l’acquisto del 2009, l’approdo dell’importantissimo dipinto presso la Fondazione Luciano e Agnese Sorlini dà modo ora di poter ammirare da vicino e di studiare più attentamente il lavoro carpaccesco, che in Italia era stato esposto solo nel 1963, in occasione della rassegna monografica organizzata a Palazzo Ducale da Pietro Zampetti.
Così,  per esempio,  è stato possibile effettuare una campagna riflettografica da parte del laboratorio Laniac dell’Università di Verona,  che oltre ad aver confermato la presenza di alcuni vecchi restauri  e un pentimento nell’area della mano che sorregge il globo,  ha anche confermato la congruità della iscrizione con la firma, l’alta qualità del disegno sottostante, soprattutto nelle teste dei Santi, e – dal punto di vista stilistico –  un’esecuzione in prossimità dell’Arrivo degli Ambasciatori a Colonia, datato 1490, e del Polittico di San Martino nel Museo d’Arte Sacra a Zara, collocato tra il 1487 e il 1493.
 
Diversi i passaggi dell’opera, a partire dalla fine dell’800, quando la tavola viene documentata a Venezia presso il conte  Antonio Contin di Castelseprio, ingegnere idraulico impegnato nella risistemazione del Lido.  
Alla morte di questi – come ricostruisce attentamente in questa occasione Enrico Maria Dal Pozzolo – il dipinto passa a Firenze presso il  celebre antiquario Elia Volpi e in breve diviene proprietà del banchiere inglese Thomas Brocklebank, che al tempo si divideva tra le sue dimore di Londra,  del Kent e di Villa San Leonardo a Firenze.
 
Morta la vedova di Brocklebank – che nel frattempo aveva rivelato alla critica l’importante lavoro carpaccesco prestandolo, nel 1912, a una fondamentale mostra presso  il Burlington Fine Arts Club di Londra –  il Salvator Mundi venne acquistato all’asta (1938) da uno storico dell’arte russo:  quel Vitale Bloch, fine conoscitore, attivo da tempo tra Londra, Parigi, l’Olanda e l’Italia,
amico di Longhi, che era riuscito a portare a Londra anche l’ormai famoso Tramonto di Giorgione, ora alla National Gallery. La tavola dell’artista veneziano passa quindi nella  prestigiosa collezione del conte Alessandro Contini Bonacossi “il più in vista tra i mercanti italiani d’arte antica”, che proprio in Longhi aveva “il consulente più ascoltato”.
 
I passaggi successivi li abbiamo detti: l’importante opera di Vittore Carpaccio è tra le tante, della famosa collezione fiorentina, che lasciano l’Italia.
 
Ora il dipinto potrà essere ammirato accanto alle altre significative opere – soprattutto d’arte veneziana e veneta e in particolare del Sei e Settecento –  che compongono la collezione Sorlini, formatasi nel corso degli anni grazie alla passione per l’arte e all’amore per le proprie dimore dei due coniugi.
Presso la Pinacoteca della Fondazione – costituitasi nel 2000 a poca distanza dal Lago di Garda, con lo scopo appunto di far conoscere e rendere fruibile la raccolta –si trovano infatti numerosi dipinti, in grado di offrire una panoramica estremamente ampia e completa della personalità e delle correnti che hanno contribuito allo splendore artistico della Serenissima: tra grandi maestri, come Bellini, Veronese, Padovanino, Sebastiano e Marco Ricci, Pellegrini, Amigoni, Canaletto, Francesco e Antonio Guardi,
Pietro Longhi o Tiepolo per citarne solo alcuni  – e in ambito bresciano Moretto e Ceruti  – e notevoli comprimari come Diziani, Carpioni o Bison.
 
La Fondazione Sorlini è aperta al pubblico su prenotazione.

Fondazione Luciano e Agnese Sorlini

Piazza Roma, 1
25080 Carzago di Calvagese (BS)
tel: 030/601031 – fax: 030/6000707
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